Parenti, stesso mestiere, medesima formazione accademica. Ma le differenze tra i due sfidanti al ballottaggio ci sono eccome. Sabato scorso sono state completate le squadre di governo, con qualche scricchiolìo tra i pentastellati. Di Re parte «in vantaggio»
Comunali Acireale, nessun apparentamento tecnico Alì e Di Re, i candidati cugini tra scelte e polemiche
Sabato mattina i due sfidanti del ballottaggio che consegnerà un nuovo sindaco ad Acireale hanno perfezionato le designazioni assessoriali, affiancando due nominativi ai tre che erano stati indicati prima del 10 giugno. Il candidato del centrodestra Michele Di Re ha reso noto che nella sua ipotetica squadra di governo ci saranno l’architetto Giuseppe Patanè, 72enne, una carriera vissuta a metà tra gli enti locali e la libera professione, e Rosario Grasso, 52 anni, presidente dell’associazione 104 orizzontale che si batte soprattutto per i diritti dei disabili. Chiudono un quintetto che prevede anche Vincenzo Carbonaro, Giuseppe Esterini e Antonella Di Paola. Stefano Alì del M5s ha scelto Alfio Cavallaro, commercialista e revisore dei conti 51enne, e Daniele La Rosa, anche lui 51enne, dipendente della Città metropolitana con un profilo da attivista per l’ambiente. Insieme a loro, nella possibile giunta pentastellata, ci saranno Palmina Fraschilla, Salvatore Pirrone e Carmelo Grasso.
Ma il dato più rilevante è forse l’assenza, per entrambi gli schieramenti, di apparentamenti tecnici. Il che dovrebbe – almeno in teoria – lasciare invariate le distanze cristallizzate dall’esito del primo turno, quando Di Re si è fermato a un soffio dal vincere al primo turno, attestandosi al 38,02 per cento (11322 voti), e Alì è invece emerso come il miglior inseguitore, con il suo 21,51 per cento (6406 preferenze). Com’è noto, i due sono cugini. Ma le curiosità non si fermano a questo. Hanno conseguito la stessa laurea, in Ingegneria elettronica, e svolgono praticamente lo stesso mestiere: entrambi sono titolari di aziende che si occupano di servizi informatici. Il più giovane è Alì (56 anni contro i 62 del dirimpettaio), ma Di Re è più esperto di campagne elettorali: quattro anni fa, al ballottaggio, venne sconfitto da Roberto Barbagallo, che poi, alla fine dello scorso febbraio, è finito in carcere (ora è ai domiciliari) con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta Sibilla. Inchiesta che, nei fatti, ha spedito la città al voto con un anno d’anticipo.
E proprio lo spettro dell’amministrazione Barbagallo ha fatto molto discutere negli ultimi giorni. In un primo momento, infatti, Alì aveva chiesto a un assessore uscente, l’avvocato Francesco Fichera, di far parte della sua squadra. Un’ipotesi che però gli attivisti storici del Movimento hanno respinto con forza, costringendo il candidato sindaco a fare un passo indietro. Un finale che è stato raccontato nel dettaglio – e con un velo di delusione – dallo stesso Fichera, in un lungo testo pubblicato sui social, in cui l’ex reggente dell’assessorato all’Ambiente augura ad Alì di sconfiggere Di Re, ma esprime allo stesso tempo dei dubbi molto pesanti sull’autonomia decisionale dell’aspirante primo cittadino («Palese e ingiustificabile condizionamento», ha scritto Fichera tra le altre cose).
Nemmeno per Di Re la campagna elettorale è stata rose e fiori. Dalle resistenze, poi parzialmente rientrate, di pezzi del centrodestra acese sul suo nome, ai nervosi battibecchi nei confronti a cinque, in particolare con la candidata della Lega Giusi Brischetto, fino alla lista costruita dal parlamentare regionale del Pd Luca Sammartino e schierata a suo sostegno (e contro il candidato del centrosinistra Rito Greco), in una posizione politicamente anomala. La corsa sta per finire, domenica i cittadini sceglieranno. Dopo mesi difficili, Acireale cercherà di avviarsi verso un claudicante ritorno alla realtà.