Comunali ’18, Abramo apre la campagna all’Odeon «Il civismo di Bianco? È un inganno per i cittadini»

Emiliano Abramo si presenta sul palco dell’Odeon con un oblungo naso finto e legge un brano dal Pinocchio di Carlo Collodi. Alle sue spalle, lo schermo rimanda una riproduzione del celebre burattino di legno. Finita la lettura, il presidente della comunità di Sant’Egidio prende fiato e attacca. «Questa città ci viene raccontata come un paese dei balocchi – scandisce – ma non lo è». Non ci sono riferimenti diretti su chi sia il bugiardo della favola Catania, ma si desume facilmente dal contesto. Enzo Bianco. Che, pochi giorni fa, anche lui al cinema di via Corridoni, sprezzante, aveva dichiarato di non voler parlare di Abramo, «che un giorno vuole allearsi con me e quello dopo no». «Non è stato un giorno sì e uno no come ha detto lui – risponde a distanza – però la richiesta (di un’alleanza, ndr) è venuta dalla sua parte. E io sempre detto di no. Non diciamo balle». Poi l’affondo sulla sfumatura civica del bianchismo recente. «È Catania è un movimento civico. Vedo – aggiunge – questa coalizione di centrosinistra che si nasconde dietro il civismo, che presenta tutti gli uomini di tutte le segreterie riconducibili al Pd: Sammartino, lo stesso Bianco e altri ancora. Questa è una camufferia che rischia di diventare l’ennesimo inganno ai cittadini». 

Svuotate le eleganti scarpe nere di qualche sassolino, la vera apertura della campagna elettorale può cominciare. Abramo si allontana per pochi minuti dal trespolo da cui conversa con il pubblico (fitto nelle prime file, più rado nelle ultime), e lascia spazio a un video che descrive alcuni dei disagi catanesi: rifiuti, degrado, opere pubbliche utilizzate come uno spot. Poi rientra e racconta a chi lo ascolta di aver visitato di recente la città satellite di Librino. «È da lì – indica – che la nostra campagna elettorale deve cominciare. Non dobbiamo parlare sulla città, dobbiamo parlare con la città». 

«Più ci avviciniamo alla data del 10 giugno – spiega Abramo – più sembra esser stato intelligente presentare un contenitore realmente civico, alternativo ai vecchi schieramenti». E per i vecchi schieramenti c’è ancora qualche fuoco d’artificio polemico. «Sono due facce della stessa medaglia – alza il tono di voce – e non mi è piaciuto il linguaggio degli ultimi giorni». Subito dopo c’è un riferimento alle stilettate di Bianco contro Pogliese, che corre per diventare primo cittadino mentre è sotto processo a Palermo per peculato. «Bianco se la prende con lui. Ma forse non ha letto l’articolo di MeridioNews su Mario Tomasello, che è candidato in una delle sue liste, o ha dimenticato l’imputazione coatta che ha colpito l’assessora all’Istruzione Maria Ausilia Mastrandrea». 

C’è spazio anche per il programma elettorale di È Catania. «Siamo partiti con una visione molto chiara di città. Una città che come primo punto si ponesse la questione morale e la trasparenza dei processi decisionali. Una città riconciliata con il mare e con il suo porto. Con il centro storico e con la sua dimensione culturale. A vocazione turistica ma capace di far vivere bene i catanesi. Idee – ricorda fiero – che in parte sono state arricchite dai cittadini che guardano con simpatia alla nostra proposta». «La nostra vittoria – conclude – non è uscire vincitori il 10 giugno, cosa per la quale però lavoriamo con convinzione. La nostra vittoria è dire ai cittadini “uscite dalle case e scendete in strada con noi“». 

Marco Militello

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