Continua lo spoils system in salsa siciliana. La possibilità, per un nuovo governo, di sostituire funzionari, tecnici e consulenti arriva anche alla commissione che dal 1948 si occupa di trattare l’autonomia dell’Isola dallo Stato. Dopo tre mandati, si chiude l’esperienza del presidente uscente, il docente catanese di Diritto pubblico Felice Giuffrè, e dei suoi colleghi, a cui subentrano – freschi di nomina da parte del presidente regionale Renato Schifani – gli avvocati Francesco Greco, palermitano, e Rosanna Natoli, catanese. In attesa degli altri due componenti nazionali nominati dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, oggi in visita a Palermo. A uno dei due toccherà anche la presidenza, mentre a tutti e quattro di riprendere la negoziazione da dove ci si era lasciati: soprattutto nella definizione delle norme finanziarie. Come insomma ripartire Irpef, accise e altri introiti tra governo nazionale e regionale. In assoluto il tema più divisivo, ma non solo.
Nel curriculum dei due nuovi componenti nominati da Schifani c’è anche tanta politica. Francesco Greco, avvocato civilista e amministrativista, è stato alla guida dell’Ordine professionale di Palermo e oggi è vicepresidente del Consiglio nazionale forense. Ex presidente della partecipata comunale Amg energia sotto la sindacatura palermitana di Diego Cammarata, il centrodestra sembrava aver trovato la quadra sul suo nome come candidato a primo cittadino alle Amministrative del 2017, per poi chiudere invece su Fabrizio Ferrandelli. Anche Rosanna Natoli, avvocata specializzata in diritto contrattuale e appalti, ha seduto nel cda di una società pubblica, l’Azienda municipalizzata acquedotto del Comune di Paternò, nel Catanese, lo stesso in cui è stata anche consigliera e assessora. Interna a Fratelli d’Italia, di recente è stata anche candidata alla Camera, senza però riuscire a conquistare il seggio.
Secondo lo statuto siciliano, alla commissione tocca il compito di determinare le «norme relative al passaggio degli uffici e del personale dello Stato alla Regione, nonché le norme per l’attuazione del presente Statuto». Regole da negoziare e poi votare a maggioranza – se proprio non è possibile trovare l’unanimità – e sui temi più disparati. Tra quelli affrontati negli ultimi anni dalla commissione, ad esempio, il trasferimento di beni dallo Stato alla Regione: compresi quelli che, per molti siciliani, erano già considerati propri senza alcun dubbio. Come il Castello Ursino di Catania e la storica sede del Banco di Sicilia a Palermo, protagonista di un progetto di ristrutturazione e, almeno nei piani, destinato a ospitare la sede della Corte dei conti regionale.
E proprio sugli organismi locali verte una delle sfide della nuova commissione: mettere d’accordo componenti regionali – finora favorevoli – e nazionali – finora contrati – sulla costituzione di una sezione regionale della Corte di cassazione, sul modello già attuato dalla giustizia amministrativa con il Cga siciliano come emanazione territoriale del Consiglio di Stato. Non la sfida più complicata, comunque. Perché quella, come sempre, rimane trovare l’accordo sui soldi. E, nello specifico, nella determinazione di quanto va alla Regione e quanto allo Stato del totale raccolto tra Irpef, accise e altri introiti. Un tema su cui la commissione stava lavorando per una riforma organica: al momento embrionale, ma una bozza c’è. Toccherà a Greco, Natoli e ai colleghi nominati dal ministero portarla a compimento.
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