La commissione Bilancio all’Ars. Daidone (FdI): «Finanziaria entro fine anno: spendere i soldi in fretta fa bene all’economia» – Palazzi di vetro /5

Un approccio di responsabilità e una scommessa: portare a compimento la Finanziaria regionale entro l’anno. Come dovrebbe essere, ma non è mai da anni. Sono i due punti principali della presidenza di Dario Daidone, deputato di Fratelli d’Italia, alla commissione Bilancio, tra le più delicate dell’assemblea regionale siciliana. E che ha rischiato di dover lasciare, dopo il ricorso del collega di partito Carmelo Nicotra che ne contestava l’elezione. Battaglia aperta in tribunale, ma che non gli ha impedito di restare al proprio posto ed essere rieletto alla guida della commissione.

Quest’anno della Finanziaria regionale si è molto parlato per la capacità di ogni deputato di infilarci dentro qualche spesa per il proprio territorio. Qual è la sua lettura?
«Per me la cosa più importante è che si è realizzata una legge di bilancio in tempi straordinariamente brevi. Ci siamo insediati a metà novembre, le commissioni hanno cominciato a operare i primi giorni di dicembre e ci siamo trovati ad affrontare alcune difficoltà come il caro bollette con cui siamo intervenuti con circa 50 milioni ai Comuni. Erano almeno dieci anni che non si riusciva a evitare di fatto l’esercizio provvisorio eppure, pur avendolo approvato per cautela, non lo abbiamo utilizzato. È un fatto importante, perché la velocità con cui si spende il denaro è un volano per l’economia di una terra. Specie di una come la nostra, dove la Regione è il primo soggetto di spesa. Siamo riusciti a tirare fuori ai primi di febbraio una legge di bilancio con norme importanti, che forse non sono state capite».

Qualche esempio?
«Prendiamo il Pnrr: senza capacità di spesa diventa un fallimento. Perché, se all’interno dei soggetti attuatori non c’è la capacità di progettare e non si hanno le risorse per farlo, si rischia di avere i soldi e non poterli spendere. A, questo, ai soggetti pubblici, abbiamo destinato un finanziamento di 200 milioni di euro per la programmazione. Altrettanto importanti sono poi le risorse per gli enti locali, specie le città metropolitane e i consorzi: è visibile a tutti lo stato delle strade provinciali e la manutenzione delle scuole, tutta una serie di competenze che mancano da quando le provincie sono state abolite e, secondo la nostra valutazione politica, è necessario ridare vita a questa funzione intermedia e intercomunale. Ma ci sono anche i mutui per le giovani coppie e altre norme che hanno visto la Regione e il governo cercare di distribuire risorse in tanti ambiti che avevano bisogno di intervento. Detto questo, il fatto che un deputato punti a ottenere degli interventi per il proprio territorio mi pare lineare».

È sembrato però un arrembaggio…
«Volendo fare due conti, stiamo parlando di poco rispetto ai due miliardi di euro della legge di stabilità e ai 20 miliardi del bilancio. Poi, certo, le cose vanno viste con oculatezza. Tanto più che il trend complessivo e costante degli ultimi anni mostra un sistematico recupero di diverse centinaia di milioni di euro all’anno, che ha portato il debito dagli otto miliardi di qualche anno fa ai circa cinque miliardi stimati del consuntivo 2022, a cui stiamo per lavorare. E questo è fondamentale, perché ridurre il debito significa pagare meno interessi e riversare sui territori ulteriori risorse. È chiaro che parliamo di una legge di bilancio fatta in un paio di mesi e con un trend iniziato l’anno precedente, ma per lavorare a quello che sarà è fondamentale la riprogrammazione dei fondi extrabilancio, comunitari e nazionali, con un impatto da circa undici miliardi tra il 2021 e il 2027».

Lo ha anticipato lei stesso: da anni il bilancio regionale arriva in ritardo. Che per la fine dell’anno non si riesca a chiudere è ormai un dato consolidato…
«Era consolidato (ride, ndr)! Vediamo se riusciamo a vincere questa scommessa…»

Ci siete andati più vicini, è vero. Ma come si spigano questi ritardi? Si tratta di questioni tecniche – e se sì quali? Una volta non esistevano? – o è la politica ad allungare i tempi?
«Devo ammettere che il meccanismo è complesso ma, sulla spinta degli uomini, credo che possa andare avanti speditamente. Anche le opposizioni si sono comportante in modo lineare e costruttivo, critiche comprese, sempre utili. Io l’ho detto subito in commissione: sono venuto per lavorare, quindi il fatto di far tardi non è un ostacolo. Ma devo dire che ho trovato tutti i componenti molto disponibili e presenti, anche quando qualche volta abbiamo fatto l’alba. Certo, serve anche altro perché ci sono elementi di criticità forti, come la presenza di risorse umane per numeri e competenze».

Soprattutto competenze: non è che i dipendenti regionali siano pochi; sono forse tanti in ruoli che non sono quelli che servono, possiamo dire così?
«L’accordo Stato-Regione, l’ultimo risalente al 2021, ci impedisce di assumere, ma per noi è vitale acquisire nuove competenze al passo con i tempi, perché la capacità di fare le cose dipende da chi a quelle cose ci lavora. L’ultima grande stagione concorsuale a livello nazionale risale agli anni ’90. Queste persone sono entrate a un’età normale e intanto sono andate in pensione. Questo impedisce di fornire servizi e fare le cose: è insomma arrivato il momento di avere nuova linfa».

Spesso si aggira il problema con le consulenze che però sono discrezionali…
«Ah, su questo sono d’accordo. Pur avendo una commissione ad altissima specialità tecnica, noi non abbiamo consulenze. Potremmo averle, ma gratuite, perché io sono per strutturare bene le organizzazioni con la selezione e stabilizzazione delle competenze».

Lei accennava poi ai debiti fuori bilancio. Ne sono già emersi diversi in pochi mesi.
«Sa, a volte si pensa che approvare un debito fuori bilancio possa comportare una responsabilità, ma io la penso esattamente al contrario: non affrontarli comporta piuttosto un rischio, perché il debito si trasforma in una procedura giudiziaria che aumenta il suo valore a dismisura. Sono quindi per affrontarli tutti e capirne le motivazioni per evitare che si ripetano».

Quali sono le motivazioni principali che ha riscontrato?
«Possono essere fatture di servizi, energia, telefonia o missioni…»

Ecco, certe volte di quelle ne vediamo con costi fuori mercato…
«Finora non mi è capitato, ma è anche vero che ancora non abbiamo affrontato i comparti più importanti. Se ci sono delle responsabilità, è giusto che chi ha sbagliato paghi, non c’è dubbio».

A proposito di spese non sempre oculate della politica: è un problema antico quanto la politica stessa o sta peggiorando negli ultimi tempi?
«Le cose che servono per lavorare è corretto che vengano utilizzate, quello che bisogna evitare sono gli eccessi. Se ognuno di noi, e parlo per me, si dovesse rendere conto che alcune cose possono apparire eccessive, magari non essendolo, è corretto che ponga un freno. Poi capisco che siano queste le cose che fanno notizia…».

E che fanno arrabbiare: perché, se io non arrivo a fine mese, al pensiero che in presidenza si compri un televisore che costa quasi quanto un garage, è logico far notare che ce ne sono più a buon mercato.
«Siccome conosco il carattere del presidente Renato Schifani, so che alcune cose che potevano apparire delle storture sono state bloccate. Anche perché spesso non vengono neanche da noi: c’è chi magari crede di fare il giusto e non si rende conto che è inopportuno. Non dico per farsi belli, ma quasi (ride, ndr) e si fanno degli errori. Quello che spiace è che queste piccole cose macchiano l’operato di tanti colleghi che lavorano qui tutto il giorno e anche nei propri territori. Perché la politica è fatta anche di questo: io oggi sono partito alle 6 del mattino da Catania perché preferisco viaggiare ed essere presente, magari la sera, quando torno da Palermo. Devi ritagliarti qualche ora per stare con i tuoi elettori e la tua comunità, l’impegno quotidiano è importante».

Proprio in questo momento, a Catania, con le amministrative alle porte lo è ancora di più.
«Esatto! E pazienza, si parte all’alba e si torna la sera».

Anche perché il lavoro di commissione non è solo la legge Finanziaria regionale. Eppure del resto si sa poco, ce lo spiega?
«Ci sono tutte le leggi finanziarie, da quella di bilancio a quella di stabilità, ma anche l’esame delle variazioni di bilancio nel corso dell’anno per nuove esigenze di spesa o disponibilità. Poi ci sono le fasi del rendiconto dell’anno precedente e dei bilanci consolidati, compresi quelli delle partecipate regionali. Ma da noi passano anche tutte le altre norme e i disegni di legge di qualunque commissione che comportano spesa e che devono ottenere il parere della commissione bilancio. La preparazione della finanziaria vera e proprio, infine, si basa su valutazioni fatte durante tutto l’anno con vari soggetti: quelli interni, come appunto le partecipate, ma anche gli esterni, dai sindacati alle organizzazioni datoriali. Perché altrimenti si rischia di avere uno sguardo parziale nel valutare le norme senza avere sentito prima chi da quelle norme è interessato».


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