L’arresto di Matteo Messina Denaro, la situazione attuale di Cosa nostra, ma soprattutto il rischio di nuovi legami tra mafia e politica. Un incontro fiume quello della commissione parlamentare regionale Antimafia alla prefettura di Palermo. Dopo un intenso dialogo con la prefetta del capoluogo, Maria Teresa Cucinotta, insieme al comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza, la commissione presieduta da Antonello Cracolici ha incontrato anche le forze dell’ordine impegnate nelle operazioni di contrasto alla criminalità organizzata, la procuratrice generale della corte d’appello palermitana, Lia Sava e il procuratore capo Maurizio De Lucia.
L’attenzione della commissione, tuttavia, si è soffermata in particolare su quanto possa costituire una tentazione forte per la criminalità la ingente quantità di denaro che sta per arrivare in Sicilia grazie ai fondi stanziati nel Pnrr. «È emersa una grande preoccupazione connessa alla sfida del Pnrr – dice Cracolici – Va definita meglio la strumentazione amministrativa. C’è già un protocollo di legalità attivato che vede amministrazioni dello Stato, Ferrovie, autorità portuali e altri soggetti coinvolti raccordarsi per gestire al meglio e col massimo della tracciabilità, i fondi che arriveranno per la modalità di assegnazione di appalti e subappalti».
«Questo protocollo va esteso a tutte le amministrazioni pubbliche, dai Comuni alle Regione – prosegue il deputato Pd – Sarà una grande battaglia, il Pnrr è il grande lecca lecca anche delle organizzazioni malavitose. Lo Stato ha vinto alcune battaglie importanti, ma non la guerra. La guerra continua: dobbiamo sempre più affinare gli strumenti anche tecnologici per contrastare le mafie: dalle intercettazioni alle leggi sui collaboratori, fino all’utilizzo del 41bis per impedire che i mafiosi continuino a esercitare il loro dominio». Insomma, serve un’azione importante per evitare che il binomio mafia-politica, che negli anni ha rappresentato una vera spina nel fianco per la Sicilia, non si ricostituisca alla ricerca dei fondi provenienti da Roma. «Serve uno sguardo nuovo sulla borghesia mafiosa che garantisce il sistema di relazioni di potere in grado di condizionare la vita pubblica nella politica e nelle istituzioni» conclude Cracolici.
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