A protestare dipendenti di Auchan, Lidl, Carrefour, Zara, Leroy Merlin, Zara, Rinascente, Oviesse, Bricocenter, Ikea e Sma. Da due anni le società non trattano coi sindacati per il rinnovo del contratto collettivo
Commercio, nuovo sciopero nazionale Sabato mattina sit-in anche in via libertà
Nuovo sciopero nazionale del commercio. A protestare sono i dipendenti delle aziende iscritte a Federdistribuzione tra le quali Auchan, Lidl, Carrefour, Zara, Leroy Merlin, Zara, Rinascente, Oviesse, Bricocenter, Ikea e Sma. Da più di due anni queste società trattano coi sindacati per il rinnovo del contratto collettivo senza arrivare a un accordo. Così oggi succede che rispetto ai dipendenti delle altre aziende del commercio non associate a Federdistribuzione, ossia alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori dello stesso settore, questi lavoratori percepiscono importi inferiori.
A Palermo i sindacati manifesteranno dalle 9 in via Libertà davanti a Oviesse, luogo simbolo tra le aziende aderenti a Federdistribuzione. «In questi giorni – spiega Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – molti direttori e capi del personale stanno diffondendo notizie false nel tentativo di dissuadere i partecipanti allo sciopero e quindi per boicottare lo sciopero. A loro rivolgiamo l’invito ad avere il coraggio della verità nel rispetto dei lavoratori loro dipendenti. La stima si conquista con il rispetto: provare a raccontare falsità ai lavoratori non fa altro che allontanarli e deluderli».
Il tavolo delle trattative è saltato in seguito ad alcune proposte ritenute dai sindacati irricevibili ma che sono state poste come condizioni non negoziabili. Ad esempio una prevede la definizione di aumenti salariali che determinerebbero al 31 dicembre 2018 una massa salariale di 1.831 euro al quarto livello a fronte dei 3.000 euro previsti alla stessa data e al medesimo livello di inquadramento dal contratto applicato dalle altre aziende. In pratica ci sarebbero lavoratori che svolgono le stesse mansioni pagati 1.200 euro in meno. Tra le altre condizioni poste c’è l’imposizione di norme destinate a consentire alle aziende di derogare a tutti gli istituti del futuro contratto, anche in assenza di accordo tra le parti a livello aziendale, compresi quattordicesima, permessi, orari di lavoro.