Nuovo “intervento” da parte del comitato di Lotta Prendocasa Palermo. Questa mattina circa sessanta persone si sono riunite nelle prime ore del mattino sotto le palazzine di via Anwar Sadat per bloccare l’ennesimo tentativo di sfratto ai danni di alcune famiglie che vivono in occupazione da maggio 2013 e che, dopo aver occupato, avevano avviato l’autorecupero della palazzina. Gli appartementi in questione erano infatti dismessi da 8 anni e l’occupazione aveva risolto il problema abitativo di sei famiglie, tra cui dieci minori e un ragazzo malato di tumore.
Questa mattina erano presenti l’ufficiale giudiziario, avvocati, carabinieri, digos e assistenti sociali. Mentre a difesa dell’occupazione c’erano anche gli abitanti del quartiere Montepellegrino che hanno espresso massima solidarietà. Lo sfratto è dunque stato rinviato al 19 gennaio. Le famiglie del comitato Prendocasa avevano già bloccato lo sfratto del 19 novembre scorso, quello dell’1 dicembre, per mancanza di assistenti sociali in quella data, che era stato rinviato a oggi. Quelle stesse famiglie hanno avviato un percorso di mobilitazione sulla lotta per la casa che si è concretizzato in una partecipatissima assemblea nella Chiesa di Santa Lucia al Borgo vecchio qualche settimana fa, e in un presidio sotto la prefettura contro sfratti e sgomberi e per l’autorecupero degli edifici abbandonati ieri pomeriggio.
Le famiglie, in chiara difficoltà, hanno contattato circa un mese fa il Comitato di Lotta Prendocasa per ricevere sostegno nella resistenza allo sfratto, rivolgendosi allo sportello antisfratto attivo ogni mercoledì dalle 15 alle 17 al Centro Sociale Ex Karcere in via San Basilio 17. «Si tratta di famiglie in situazioni economiche di disagio,che hanno occupato per far fronte ad un bisogno primario e ad un diritto fondamentale: avere una casa e un tetto sopra la testa– dice Vittorio Pitrelli, del Comitato –. Sosteniamo la pratica dell’occupazione a scopi abitativi perché crediamo che solo una lotta comune tra i quanti vivono l’emergenza abitativa nella nostra città può costruire un vero cambiamento dello stato attuale di cose, soprattutto in un momento in cui le amministrazioni competenti, a fronte di più di 1500 famiglie in emergenza abitativa e diecimila in attesa dell’assegnazione di una casa popolare, non si impegnano nella risoluzione del problema».
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