Tartarughe, corvi reali, civette e perfino iguane e camaleonti. Sono gli ospiti della struttura del comune del Ragusano, tra le più specializzate in Sicilia nella cura della fauna selvatica che ora rischia di chiudere. Il direttore: «Nel 2011 abbiamo ricevuto solo ottomila e cinquecento euro. Eppure la Regione incassa ogni anno 14 milioni dalle tasse sulla caccia»
Comiso, sos dal centro per la fauna selvatica «Niente fondi dalla Regione, chiuderemo»
Da dodici anni il personale del Centro regionale recupero fauna selvatica e tartarughe marine di Comiso cura, riabilita e rilascia in natura gli animali selvatici. Adesso, rischia la chiusura per mancanza di fondi. «La Regione Sicilia ci ha abbandonati, siamo in gravi difficoltà. Non riusciamo nemmeno a pagare il cibo per gli animali che curiamo. Se non s’interviene immediatamente rischiamo di chiudere», dice con amarezza Gianni Insacco, responsabile del centro.
La fauna selvatica è protetta da precise leggi regionali e nazionali ed è considerata patrimonio indisponibile dello Stato. La Regione Sicilia deve perciò, per legge, finanziare i centri come quello di Comiso. «Nel 2011 abbiamo ricevuto solo ottomila e cinquecento euro di finanziamento a fronte dei settantacinquemila euro necessari per gestire la struttura spiega Insacco. Da mesi conduciamo una battaglia per ottenere quanto ci è dovuto per legge. Abbiamo investito i nostri risparmi per sopravvivere fino ad oggi, ma adesso non riusciamo più a pagare i nostri creditori».
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Il centro di Comiso è una sorta di ospedale per animali selvatici – spesso tra le specie protette – vittime di bracconaggio o di traumi accidentali ed è l’unico specializzato nella cura delle tartarughe marine. L’anno scorso sono stati oltre cento gli interventi in tutto il territorio siciliano per salvare delle testuggini che rischiavano di morire. Attualmente le vasche della struttura ospitano quattordici tartarughe, ma ci sono anche due corvi reali, delle civette, una cicogna, un pavone e molti altri animali. Non mancano gli inquilini esotici come camaleonti e iguane, arrivati al centro dopo esser stati abbandonati o sequestrati delle forze dell’ordine.
«Da molti anni chiediamo che il fondo venga rimpinguato e portato a centomila euro, ma ogni anno viene invece drasticamente ridotto. Lo scorso settembre ho scritto all’assessore all’Agricoltura, al presidente della Regione e a tutti i soggetti responsabili ma nessuno mi ha mai risposto – continua Insacco – I fondi ci sono, basterebbe impiegare una piccola parte degli oltre quattordici milioni di euro di introiti che ogni anno la Regione incassa dalle tasse sulla caccia». Il direttore del centro di Comiso chiede il rimborso delle somme anticipate negli ultimi due anni, oltre cinquantamila euro, e spera che arrivi presto l’importo previsto per il 2012 o i volontari saranno costretti a liberare gli animali e a sospendere ogni attività. Ma alcuni degli ospiti hanno subito traumi tali da non permettere loro di sopravvivere in libertà. «Abbiamo già sospeso l’attività di raccolta sul territorio, ci stiamo limitando a curare gli animali che abbiamo già – racconta – Ho investito anche risorse personali, non riusciremo a continuare a lungo».
I responsabili del centro, per tentare di sensibilizzare l’opinione pubblica, hanno pensato a una petizione online. Hanno anche chiesto aiuto ai politici della provincia di Ragusa e a quelli eletti alla Regione senza però ottenere risultati. Circa un mese fa i consiglieri comunali di Comiso hanno deciso di donare due gettoni di presenza in segno di solidarietà verso il centro. «È passato quasi un mese ma non ho visto nemmeno un centesimo di quelli promessi dai consiglieri», dice amaro Insacco. Che però non si arrende. «Farò di tutto per salvare il centro – conclude – Potremmo anche denunciare il rappresentante legale della regione perché c’è una violazione della norma sul maltrattamento animale».
[Foto di Etnaland (Nello)]