Impianti e dispositivi sofisticati in una stanza a diversi metri sottoterra raggiungibile con una scala. Lì i carabinieri hanno trovato 177 piante di marijuana. Il 63enne pregiudicato coltivatore agricolo Vincenzo Zago è finito ai domiciliari. Guarda il video e le foto
Comiso, piantagione di marijuana nel bunker sotterraneo Scoperta dai militari sotto una botola quadrata, un arresto
Una piantagione di marijuana nascosta in un bunker sotterraneo. È quanto i carabinieri della compagnia di Vittoria insieme al personale dello squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia hanno trovato in quando hanno aperto un’anomala botola quadrata. I militari hanno arrestato in flagranza di reato il pregiudicato coltivatore agricolo Vincenzo Zago (classe 1957) per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e furto aggravato di energia elettrica.
All’interno di un capannone annesso all’abitazione del 63enne e utilizzato come deposito di mezzi e attrezzi agricoli, i carabinieri della stazione di Comiso hanno trovato una stanza usata come essiccatoio con all’interno un bilancino di precisione, una stufa elettrica e un ventilatore. Entrati in una stanza nascosta da alcuni tronchi accatastati, i carabinieri hanno trovato una strana botola di forma quadrata. Aperta, sono scesi nel sotterraneo per qualche metro usando una scala di ferro. Lì si sono trovati davanti una sofisticata piantagione composta da 177
piante
di canapa olandese, senza infiorescenze, di cui 87 coltivate in vasi sigillati con alluminio – per mantenere la temperatura – e 90 in sacchi growbag.
Nel sotterraneo, Zago avrebbe coltivato la marijuana grazie a un impianto di ventilazione, illuminazione, aerazione e irrigamento
automatico
e anche a un dispositivo di deumidificazione. Le piante, lo stupefacente (circa sei grammi di marijuana già essiccata) e tutti i materiali sono
stati
sequestrati. La sostanza stupefacente sarà sottoposta ad analisi tossicologica.
Una volta messa sul mercato illegale, la marijuana avrebbe fruttato diverse decine di migliaia di euro.
Inoltre, l’impianto di coltivazione dello stupefacente era alimentato abusivamente con un
collegamento alla rete elettrica pubblica. Dopo le verifiche, il personale tecnico dell’Enel ha provveduto a disattivarlo. Il danno stimato ammonterebbe a 65mila euro circa.
L’arrestato è stato posto ai
domiciliari, fino all’udienza di convalida, su disposizione
dell’autorità giudiziaria di Ragusa.