In attesa della proiezione del suo lungometraggio, il regista Gioacchino Palumbo spiega come sia possibile fare cinema e teatro nell'Isola, nonostante la mancanza di fondi, tra contributi privati e attori di fama conclamata. «Enti locali poco attenti alla cultura»
Come se nulla fosse accaduto, il film di Palumbo «Raccontare la Sicilia senza stereotipi si può»
Chi fa da sé fa per tre. Regista teatrale, di cinema e docente di Regia e Storia del teatro all’Accademia delle belle arti di Catania, nonché di numerosi laboratori teatrali al Teatro del Molo due. Gioacchino Palumbo si racconta a MeridioNews, spiegando come fare cinema e teatro in modo indipendente. E lo fa in occasione della prossima presentazione del suo ultimo film girato a Catania e dintorni, Come se nulla fosse accaduto, prevista per il 15 febbraio alla Fondazione Brodbeck. «Si tratta di attività complementari, che si arricchiscono l’una con l’altra», esordisce. «L’insegnamento poi è anche divulgazione e ricerca. Certo artisticamente è tutto un’avventura, mentre è più complicato trovare le produzioni ed i canali di distribuzione, per lo più quando si tratta di cinema. Quest’ultimo, infatti, richiede uno sforzo particolare, soprattutto in Sicilia. I film richiedono la messa in moto di una macchina produttiva più complessa, che va dalla ricerca di collaboratori tecnici competenti, come gli operatori di ripresa e il curatore del montaggio, alla scelta delle location e alla ricerca dei canali di distribuzione del film. Quando si fa cinema indipendente come il nostro è difficile reperire i canali in questo senso, essendo piuttosto blindati. Trovarli diventa una bella sfida. Certo, c’è da dire che il film, una volta prodotto, poi è fissato in una pellicola facile da proiettare, rispetto allo spettacolo teatrale che va riprodotto ogni volta».
Punto di partenza essenziale è, perciò – spiega il regista – la presenza di un centro di produzione proprio, in questo caso costituito dal Teatro del molo due e dal Gruppo Elema, di cui è fondatore. «Putroppo non è solo un problema di Catania e della Sicilia, ma gli enti locali sono poco attenti alla cultura», continua. «L’indipendenza e l’autonomia artistica sono portati avanti da gruppi che sposano un progetto. Ma non ci sono più fondi destinati alla cultura e, perciò, non si può contare sulle istituzioni. Lo ritengo un errore: le attività culturali sono determinanti per la qualità della vita delle nostre città, che vivono anche di turismo. Le ultime amministrazioni sono state molto distratte nei riguardi della vita culturale ed artistica, forse per la quasi totale assenza di adeguate coperture finanziarie».
Così ogni contributo diventa importante per realizzare un film o uno spettacolo, tanto quanto avere rapporti con entità radicate nel territorio. Proprio come è accaduto in occasione di Come se nulla fosse accaduto, girato tra Catania, Giarre (al porticciolo di Santa Maria la Scala) e Acireale (nei pressi di Carrubba), con il contributo logistico del Teatro Stabile, Scenario Pubblico, Teatro Coppola, l’Università di Catania ed altre realtà culturali attive nell’area etnea. «È apprezzabile che abbiano collaborato e sono grato a queste strutture per averlo fatto», afferma Palumbo. «Si tratta di reti e contatti che ci hanno facilitato la realizzazione, ma è soprattutto grazie allo sforzo del Gruppo Elema Film prod – Teatro del Molo 2 che ho realizzato in Sicilia il progetto. Certo ho scelto di girare qui pure per i luoghi e le luci particolari della Sicilia, di cui sono fiero. Spesso il cinema ha dato un’immagine stereotipata della nostra terra, vista come terra di mafia. Con questo non voglio dire, naturalmente, che non si tratti di un tema importante ma semplicemente che racconto una storia che avrebbe potuto essere ambientata anche in un’altra realtà, italiana o anche europea».
La storia, infatti, ruota intorno al personaggio di Giulio, siciliano, emigrato pentito che fa ritorno in Sicilia, dove la sua vita si intreccia con quella di due sorelle gemelle, di cui una impegnata in teatro, in un parallelismo tra vita quotidiana e teatrale. Da qui la collaborazione con i vari teatri catanesi, che hanno consentito di girare al loro interno le scene relative alla rappresentazione dell’Antigone di Sofocle e de La dodicesima notte di Shakespeare. Anche il cast concorre alla buona riuscita dei film. Presente, non a caso, Lucia Sardo, emblema della sicilianità. «Può essere importante avere nel cast nomi noti, sia per conquistare il pubblico che per trovare i canali di distribuzione. Ma se l’idea è valida, chiaramente il film ha successo ugualmente».