Come nasce un festival

Triskelia, il festival a tema medievale/celtico che si è tenuto nei dintorni della diga di Santa Rosalia ai primi di Maggio, ha avuto in generale un buon riscontro da parte di molti partecipanti provenienti non solo dalla provincia di Ragusa ma anche da Palermo, Catania e Caltanissetta. 

Il festival comprendeva l’opportunità di assistere alle suggestive rievocazioni storiche dei Bardi di Sadirvan (associazione culturale di Modica) e di partecipare a stages di meditazione, artigianato, danze irlandesi e scozzesi, spoons (strumenti musicali irlandesi) e combattimenti con spada e scudo. “Finalmente qualcosa di nuovo!” era il commento più sentito tra i partecipanti entusiasti di questa iniziativa.

 

Come nasce Triskelia e cosa comporta l’attuazione di un progetto del genere? 

Tutto parte dalla celtic folk band “Tir Na nOg” e da uno scopo di base: fare qualcosa di originale che stuzzichi la curiosità del pubblico e che nello stesso tempo lo riavvicini al contatto con la Natura, alle sue atmosfere spirituali e mistiche lontane dal caotico contesto cittadino quotidiano.

 

L’idea di un festival è accolta con entusiasmo, e nell’autunno del 2008 iniziano i progetti. I ragazzi del gruppo cominciano a proporre la pianificazione delle giornate, a selezionare le attività, tutte varie e molto interessanti, traendo ispirazione dalle esperienze fatte in occasione di altri eventi di questo tipo che si tengono in Italia e all’Estero (come la Celtica in Valle d’Aosta o il Festival Interceltique di Lorient in Bretagna). Originariamente, oltre agli stages sopracitati, si era anche pensato al tiro con l’arco, allo step dance irlandese, a rappresentazioni teatrali dei “Poemi celtici” di Yeats e all’intervento di falconieri e sbandieratori provenienti da Palermo, che saranno riproposti per la prossima edizione.

Si sceglie il giorno della festività celtica di Beltane, legata ai significati di fertilità e di rinnovamento della Natura, come data di inizio della manifestazione. Dopo un primo sopralluogo, la diga di Santa Rosalia viene dichiarata la location più adatta: un festival avrebbe permesso la valorizzazione del luogo, da molti conosciuto solo superficialmente. Si contattano gli stagisti, che assicurano la loro adesione. Ma, per concretizzare un’iniziativa del genere, occorre trovare persone che abbiano già una certa esperienza in materia; così, quando l’Associazione culturale Santa Lucia di Ragusa Ibla si dichiara ben disposta ad entrare a far parte dell’organizzazione, iniziano le riunioni settimanali.

 

Si dividono i ruoli e i compiti di ognuno, alcuni si occupano della parte burocratica (autorizzazioni dal comune e dalla SIAE, accordi con i proprietari della zona…), altri della parte materiale (grafica, contatti con il catering e i fornitori di luce e service, preparazione di bevande particolari come idromele e vin brulé, organizzazione di tutto il necessario per i rituali e le riproduzioni video ecc…).

Si discutono e si fronteggiano tutte le possibili difficoltà, in particolare due questioni fondamentali: i costi da affrontare e la ricezione da parte di un pubblico non preparato a questo tipo di evento.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, una volta stilato un progetto dettagliato, si punta alla ricerca di enti capaci di dare contributi consistenti, ma siamo già a pochi mesi dal festival e, per motivazioni di tempistica, le richieste di sponsorizzazione non possono essere accettate.  Così, almeno per la prima edizione, i Tir Na nOg e l’Associazione Santa Lucia decidono di provare ugualmente l’esperimento e finanziarlo coi loro stessi fondi.

Il problema del riscontro col pubblico sembra venire meno nel momento in cui la notizia, pubblicizzata tramite stampa di locandine e creazione di pagine e siti su Internet, viene accolta con molta aspettativa e curiosità.

Vengono avviati i lavori sul posto: pulizia della zona, preparazione di segnaletica e programmi, costruzione dei punti strategici (come latrine, infopoint e taverna), allestimento scenografico. Siamo giunti al primo Maggio e il festival è pronto a partire.

 

Come prima edizione un aspetto sicuramente positivo da evidenziare è la grande affluenza di partecipanti, che in larga parte hanno manifestato molto interesse al festival e hanno approfittato dell’occasione per provare le nuove esperienze degli stages e delle rievocazioni dei Bardi; persone che hanno compreso in pieno l’obiettivo che si voleva raggiungere.

Purtroppo ogni novità comporta incomprensioni e disagi. In questo caso è stato corso più volte il rischio che tutto il festival venisse banalizzato: molti infatti si sono limitati al consueto mangiare e bere, considerando il tutto come una scampagnata qualunque. Non sono poche le difficoltà che comportano l’ideazione e l’organizzazione di un evento così particolare in un ambiente in cui il significato della parola divertimento è sintetizzato in pochi schemi riconosciuti (cibo e, soprattutto, vino…).

L’impatto, specie all’inizio, può essere deludente, ma non per questo bisogna rinunciare a sostenere e portare avanti nuove iniziative culturali, che abbiano l’ardire di proporre obiettivi diversi dai soliti, fuori dall’ordinario.

Coloro che hanno vissuto il festival con il giusto spirito e, perciò, ne sono rimasti contenti, non mancheranno sicuramente alla prossima edizione, e aumenteranno ancora di più all’edizione successiva. Forti di questa consapevolezza, gli organizzatori di Triskelia chiudono il festival con la prospettiva di crescere in meglio in futuro e di contribuire ad allargare gli orizzonti mentali e far nascere l’interesse non tanto per la cultura celtica quanto per il nuovo in generale.

 


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