La parte facile, almeno quella, è fatta. Mentre Renato Schifani presentava la prossima legge di stabilità della Regione, a poche decine di metri di distanza il parlamento aveva già dato il via alla stagione dei numeri e dei conti, iniziando finalmente a votare gran parte del terzo Collegato, l’articolato di integrazione all’ultima Finanziaria.
Una discussione normale, quella portata avanti in Aula, senza particolari strappi se non nel finale. Salta l’articolo 7, che è stato superato da un decreto legge dello scorso agosto. Restano quasi tutti gli altri articoli votati, la stragrande maggioranza del documento, che andrà in votazione martedì prossimo, quando con tutta probabilità però il governo presenterà il maxiemendamento che contiene al suo interno i quasi 250 emendamenti presentati da maggioranza e opposizione.
Ok anche a quelle che forse sono le due misure più importanti della manovra correttiva: il saldo ai Comuni della quarta rata del Fondo enti locali (per la prima volta dopo dodici anni) e gli aiuti alle famiglie che accendono un mutuo per acquistare la prima casa. Un aiuto quest’ultimo per calmierare i tassi d’interesse, di cui potranno beneficiare le famiglie con un reddito complessivo inferiore a 50mila euro, misura per cui sono stati stanziati 40 milioni di euro, che col maxiemendamento potrebbero diventare 50.
«Premesso che è una misura che mi trova d’accordo – obietta il dem Antonello Cracolici – Il buonsenso vorrebbe che dovremmo capire quanti soldi davvero servono, perché se interveniamo sull’abbattimento degli interessi sotto i 50 mila euro di reddito e sopra il tre per cento, non possiamo farlo con un bando, dovremmo farlo per tutti. Per questo serve una stima».
Il governo però cade in coda, sull’ultimo articolo trattato, il numero nove, quello che riguarda il garden sharing, ovvero la possibilità di mettere a disposizione il proprio giardino di casa come area di sosta temporanea per camperisti o campeggiatori. L’articolo era stato accantonato dopo una breve discussione, tra lo stesso Cracolici che chiedeva di sentire le associazioni di categoria e la pentastellata Schillaci che invocava il passaggio in commissione. Alla fine, nel solco di quella che ormai è una tradizione, fatale è risultato il voto segreto: 25 contro 26. L’articolo è bocciato, la maggioranza cade sui camper.
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