I CARABINIERI DEL COMANDO PROVINCIALE L’HANNO DEFINITA “OPERAZIONE BANCOMAT”: NEL SENSO CHE, CHI LA GESTIVA, AVEVA TROVATO IL MODO DI PRELEVARE I SOLDI PUBBLICI DA UN BANCOMAT SENZA FINE…
In pratica, facevano la ‘cresta’. Questa, in soldoni, l’accusa rivolta dagli inquirenti ai protagonisti del Coime, ununità del Comune di Palermo dove prestano servizio, per lo più, operai.
Quest’ufficio viene impiegato per lavori di manutenzione cittadina. Lavori, a quanto pare, piuttosto ‘salati’. E, almeno in alcuni casi, inesistenti ma retribuiti… Il gioco, però, è stato ‘sgamato’. E sono saltate fuori accuse pesanti: associazione per delinquere finalizzata al peculato, falso e accesso abusivo a sistema informatico.
Insomma buste paga false per giustificare ore di servizio mai svolto. Soldi di un Comune – quello di Palermo – con i bilanci già traballanti che finivano nelle tasche di funzionari e operai compiacenti.
Per il Comune di Palermo è un terremoto giudiziario. Difficile pensare che dietro un’operazione così ingegnosa ci siano solo operai. E’ evidente che ci dovevano essere collusioni con la burocrazia e – ma questo è tutto da provare – con la politica.
Per ora il ‘caso Coime’ registra undici persone arrestate. Le indagini, avviate nel 2011, hanno consentito di accertare che funzionari compiacenti avrebbero modificato le buste paga per consentire agli indagati di incassare soldi non dovuti. Facendo risultare al lavoro persone che non lavoravano.
I Carabinieri del comando provinciale hanno chiamato l’indagine Operazione Bancomat, forse perché chi stava dietro a questa vicenda utilizzava il Coime come una sorta di bancomat infinito.
Sembra che tutto sia iniziato con una segnalazione della Ragioneria generale del Comune che risale al 2011. A destare perplessità sarebbe stata la gestione forse un po’ ‘allegra’ dei buoni pasto.
Gli inquirenti, partendo da questo particolare, avrebbero poi scoperto tutto il resto: modifica dei Tfr, indennità inesistenti, ferie truccate, soldi erogati a a persone già decedute.
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