L'operazione Proelio, coordinata dalla Dda di Catania, ha portato all'arresto di 19 persone. Perquisizioni in sei province delle due Regioni. Provati gli stretti rapporti con il capomandamento di Agrigento, che sarebbe stato aiutato durante la latitanza. Fermato pure un commerciante di Comiso. Guarda il video e le foto
Cocaina e furti di bestiame sull’asse Calabria-Vittoria Patto Cosa Nostra-‘ndrine, spaccio anche nei negozi
La cocaina venduta in due negozi di abbigliamento di Comiso e un intero gregge di pecore sequestrato agli imbarcaderi di Messina. Il filo che tiene insieme i due episodi è lo stretto legame tra Cosa Nostra di Vittoria e alcune ‘ndrine di Gioia Tauro. Un asse consolidato e basato sul traffico di droga e sul furto di bestiame. Sono 19 le persone arrestate all’alba di oggi dai carabinieri di Ragusa, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania: undici nella provincia iblea, cinque in quella di Agrigento, tre i calabresi.
Tra i destinatari della misura cautelare ci sono quelli che gli investigatori ritengono i referenti della mafia nei territori di Vittoria e Comiso e nella provincia di Agrigento: si tratta rispettivamente di Concetto Giuseppe Errigo, già condannato per 416 bis, e di Francesco Fragapane, quest’ultimo arrestato nell’ottobre del 2016 dopo un periodo di latitanza e considerato il capo mandamento di Agrigento. In totale gli indagati sono 38 e oggi sono scattate perquisizioni nelle province di Catania, Agrigento, Ragusa, Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. L’operazione è stata denominata Proelio, la traduzione latina del cognome di uno degli arrestati, Carmelo Battaglia.
«Il gruppo che abbiamo fermato – spiega Carmelo Petralia, attuale procuratore aggiunto della Dda di Catania, ma nel recente passato procuratore capo di Ragusa, lì dove l’inchiesta è partita – poteva contare su una piattaforma territoriale estesa e di una sistematica interazione con calabresi. Inoltre godeva di relazioni importanti con Cosa Nostra agrigentina». In un territorio – quello tra Vittoria e Comiso – conteso con l’altra organizzazione criminale della Stidda, Cosa Nostra aveva dunque stretto un patto di ferro con la ‘ndrangheta. La cocaina viaggiava a bordo delle auto degli affiliati del gruppo e determinante, in questo caso, era il ruolo delle famiglie. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, per nascondere meglio la droga, le trasferte in Calabria avvenivano con l’accompagnamento di moglie e figli minori. «Come se stessero andando in vacanza – sottolinea il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro -. E quando gli uomini, nel corso delle indagini, sono stati arrestati, le donne non hanno esitato a prendere il loro posto nella gestione dei traffici».
Particolare inquietante sono le disposizioni date dai genitori ai bambini. Come nel caso della coppia formata da Carmelo Battaglia e Stefania Saraceno, entrambi arrestati oggi. «Nei viaggi verso Polistena (il piccolo centro calabrese dove si rifornivano di stupefacente ndr) – sottolinea la procuratrice della Dda Valentina Sincero – spiegavano ai figli come comportarsi nel caso fossero stati fermati dalla polizia». La droga quindi arrivava nel Ragusano, dove il gruppo poteva contare su una rete di spacciatori al dettaglio, talvolta insospettabili. È il caso di due negozi di abbigliamento di Comiso, entrambi di proprietà di un solo soggetto. «Il commerciante Biagio Occhipinti – spiega il capitano dei carabinieri Domenico Spadaro – è stato arrestato perché smerciava ai clienti la cocaina, una donna è stata sorpresa in flagranza». Ogni settimana venivano effettuati uno o più viaggi sull’asse Calabria-Vittoria per un fatturato di diverse migliaia di euro. Gli investigatori hanno precisato che i soggetti calabresi coinvolti non appartengono allo stesso gruppo di Michele Brandimarte, calabrese ucciso a Vittoria nel dicembre del 2014.
I rapporti di Cosa Nostra ragusana, inoltre, si estendevano anche ad Agrigento. Sarebbe stata salda infatti l’amicizia tra Errigo e Fragapane, al punto che da Vittoria e Comiso sarebbe arrivato un contributo economico determinante per sostenere il periodo di latitanza di quest’ultimo. Francesco Fragapane è figlio di Salvatore Fragapane, boss di Cosa Nostra condannato per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del noto pentito. Ma non solo Sicilia. Gli arrestati, intercettati, parlavano anche di un possibile allargamento degli affari a Malta e per farlo avrebbero coinvolto alcuni soggetti maltesi. Un piano che sarebbe saltato a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine.
C’è infine un altro settore su cui il gruppo criminale era attivo: l’abigeato. In particolare i soggetti calabresi sarebbero stati liberi, su indicazione dei sodali siciliani, di rubare centinaia di capi di bestiame, in alcuni casi anche intere greggi di pecore, per portarli oltre lo Stretto e qui rivenderli o macellarli. Con questo sistema sarebbe stata pagata anche parte della droga. «Un reato particolarmente sentito nella provincia di Ragusa, dove ci sono molte aziende di allevamento», sottolinea il comandante provinciale dei carabinieri Federico Reginato. Per eseguire tutte le perquisizioni stamani sono stati impiegati 200 militari dell’Arma, compreso il neonato gruppo dei Cacciatori di Sicilia, «a cui – sottolinea Reginato – abbiamo dato il battesimo operativo. A loro è toccato il compito di effettuare i rastrellamenti in alcune masserie del Ragusano».
I NOMI DEI 19 ARRESTATI
I RAGUSANI
Carmelo Battaglia
Stefania Saraceno
Concetto Giuseppe Errigo
Ambra Errigo
Concetto Errigo
Raffaele Ignaccolo
Biagio Occhipinti
Matteo Piccione
Mario Benenati (ai domiciliari)
Giuseppe Piazza (ai domiciliari)
Salvatore Vitale (ai domiciliari)
GLI AGRIGENTINI
Francesco Fragapane
Roberto Lampasona
Antonino Mangione
Girolamo Campione
Giuseppe Quaranta
I CALABRESI
Saverio Napoli
Giuseppe Piccolo
Vincenzo Politanò