«La legge italiana è con Coca Cola, ma noi abbiamo messo su un casino con pochissimi mezzi». La multinazionale delle bevande ha deciso di far chiudere CocaColla.it, blog di arte, design, advertising e nuove culture della rete. Visto che la battaglia legale era inutile, è iniziata la campagna virale e #supportcocacolla è diventato in poche ore uno dei trending topic italiani su Twitter. Emanuele Fontana, uno dei fondatori del sito, ci spiega la strategia comunicativa e i nuovi progetti
Coca Cola contro il blog di 5 catanesi «Cambiamo nome, ma il Web è con noi»
Su Twitter #supportcocacolla è nei trending topic italiani da ieri. E il numero di tweet non accenna a diminuire, con i power users del più modaiolo dei social network pronti a sostenere la causa di Coca Colla, uno dei più seguiti blog italiani su arte, design, advertising e nuove culture della rete. Che chiuderà il 5 marzo a causa di una controversia con la Coca Cola, quella della bibita.
Il caso è saltato ieri alla ribalta del web, con un comunicato apparso sul sito nel quale si legge «chiudiamo per una lettera», con riferimento a quella l in più nel nome che al produttore di bibite più famoso nel mondo non è più andata bene. Così i legali della multinazionale hanno mandato una lettera a cocacolla.it, di quelle su carta. All’interno una diffida: per l’uso di quel nome «così simile» si creerebbe «confusione nei consumatori». E i blogger, dopo il consiglio di un legale esperto in proprietà intellettuale, hanno deciso di cedere perché «la legge italiana è in linea con le richieste di Coca Cola». Ma prima di chiudere hanno messo su una strategia di comunicazione virale che ha coinvolto l’intero web italiano.
«Le lettere di Coca Cola sono arrivate a inizio febbraio, abbiamo pianificato la diffusione del messaggio in questa ventina di giorni e l’organizzazione pratica nell’ultima settimana». A parlarci della vicenda è Emanuele Fontana, grafico e titolare di uno studio di comunicazione a Catania, tra i fondatori del blog. Per lui, avere un impatto forte sul web con questa vicenda, era anche una questione di orgoglio. «Abbiamo messo su il maggior casino con i minori mezzi. Del resto nel gruppo ci occupiamo tutti di pubblicità, ed è stato una sorta di test per verificare le competenze. Sembra che abbia funzionato» spiega il ragazzo, che aggiunge «abbiamo capito subito che la multinazionale contro il piccolo blog poteva essere una notizia».
Coca Colla perderà il nome, ma continuerà a esistere. «Abbiamo già scelto il nome, ma è ancora presto per comunicarlo» ci spiega Emanuele, che assicura «sia la Pepsi che quelli della spuma possono stare tranquilli: il nuovo nome non avrà nulla a che vedere col settore Horeca e soft drink». Tutto pronto dunque? Un problema in realtà c’è e riguarda i tempi stretti: secondo gli accordi con Coca Cola, il 6 marzo Emanuele – titolare del dominio – dovrà mettere cocacolla.it a disposizione, probabilmente per cederne la proprietà a The Coca Cola Company. «Il tempo forse non sarà sufficiente per un redirect completo dei contenuti di Coca Colla su un nuovo dominio, ma speriamo di poter fare tutto», conclude.
Del resto Coca Colla è un progetto nato nel 2010 e che adesso ha «un milione e cinquencento mila utenti l’anno», e il patrimonio di contatti e collaboratori è davvero una forza del web. I fondatori sono cinque catanesi: Emanuele e Gianluca Fontana, Gabriele Infranca, Alessandro Timpanaro, Luca Di Marco. Tutti lavorano nel mondo della pubblicità, ma «Coca Colla ha una rete di collaboratori esperti nel settore che va da Milano a Roma» ci dice Emanuele. Una rete che ha fatto pesare le sue competenze nell’ultimo atto di Coca Colla.