Claudio Martelli a Palermo presenta il suo libro “Ricordati di vivere”. Ma la Sicilia non c’è

IERI AMARO AMARCORD DI UN GRANDE PERSONAGGIO DELLA POLITICA ITALIANA. TANTA GENTE, MA POCA ‘EFFERVESCENZA’. NEL COMPLESSO, UNA SERATA DELUDENTE

Forse, della presentazione del libro di Claudio Martelli “Ricordati di vivere”, andata in scena ieri sera a Palermo, la cosa più interessante è il luogo scelto: La Real Fonderia alla Cala, da poco restaurata. Per il resto, qualche ricordo di Giuseppe Ayala, sempre brillante; due parole appena, ma pronunciate bene, di Nino Buttitta, e l’intervento, forse un po’ troppo di maniera e piuttosto spento dello stesso Martelli. Tutto il resto è noia.

E dire che ieri pomeriggio, nella zona del Centro storico di Palermo che cade a pezzi, alla Cala, a un paio di centinaia di metri di quello che resta della Vucciria (poco, in verità), è arrivata la folla delle grandi occasioni. Sala piena. Gente che arrivava fino a fuori.

Ad ascoltare Martelli c’era un pezzo importante di quella che è stata la classe dirigente del Psi siciliano e, soprattutto, di Palermo. C’era Nino Buttitta – chiamato tra i relatori – segretario regionale del Psi siciliano degli anni ’80. Turi Lombardo, ex parlamentare regionale ed assessore. Gaspare Saladino, ex parlamentare nazionale, ex parlamentare regionale e anche lui ex assessore. L’ex Sindaco di Palermo, Manlio Orobello. E, ancora, Luigi Sciarrino, Enza Barillà, Raimondo Augello, Nino Treppiedi e tanti altri ancora. Inutile citarli tutti.

Di spegnere subito il pomeriggio s’incarica Piero Violante. Il personaggio è brillante: politologo raffinato (è docente universitario di storia delle dottrine politiche), musicologo, ottimo giornalista. Ma ieri pomeriggio Violante, invece di parlare e di guardare negli occhi la gente, si è messo a leggere. Una tragedia. Vi risparmiamo gli autori che ha citato nel suo intervento durato oltre mezz’ora (due palle…), perché non vogliamo finire in galera per istigazione al suicidio. Nessuno lo diceva, ma tutti non vedevano l’ora che finisse.

Poi la parola è passata Giuseppe Ayala. L’abbiamo detto: sempre brillante e simpatico. Tra tutti i relatori è l’unico che ha parlato della Sicilia. Ha ricordato, ovviamente Giovanni Falcone e tutte le canagliate che gli hanno fatto quelli che oggi lo celebrano ogni 23 maggio: “Giovanni di qua, Giovanni di là”. Ayala ha fatto bene a ricordare tutti i farisei che allora attaccavano Falcone, in Sicilia e a Roma. Da Leoluca Orlando che diceva che Falcone teneva nei “cassetti” le prove contro i mafiosi al ‘Sinedrio’ del Consiglio superiore della magistratura.

Brutti ricordi. Che, però, definiscono cos’è l’Italia: “Un Paese senza”, per dirla con Alberto Arbasino. O un “Paese senza verità”, per dirla con Leonardo Sciascia.

Buttitta è stato telegrafico. Ha detto che il libro di Martelli va letto, perché è un pezzo di storia politica italiana vista da un grande protagonista. La memoria, insomma, non va messa da parte. E ha citato Sant’Agostino di Ippona, secondo il quale la memoria “non è soltanto il presente del passato, ma anche il presente del futuro”.

Poi la parola è passata a Martelli. Che è un grande non ci sono dubbi. Lucida e condivisibile la sua analisi sull’Italia di oggi. “Immaginate – ha detto – se nel calcio italiano eliminassero la serie A. Resterebbe solo la serie B. In Italia, nella politica italiana, è successo proprio questo: è stata eliminata la serie A”.

Siamo in serie B. Basta vedere come, negli anni ’90, Prodi e Berlusconi hanno gestito l’entrata dell’Italia nell’euro. Più nella merda di come siamo finiti non potevamo finire. Due grandi ‘statisti’, insomma…

Lucida anche la digressione di Martelli su Tangentopoli vent’anni dopo, da leggere comunque nel libro.

“E’ stata una caccia al politico – ha ricordato l’ex Ministro socialista -. In un anno trenta mila cittadini inquisiti. Tre mila e cinquecento arresti. Cinquecento parlamentari sotto inchiesta: cioè la metà dei parlamentari che, tra Camera e Senato, sono circa mille. In pratica, uno su due. Indagati sette ex Presidenti del Consiglio e venticinque ex Ministri”.

E’ stato un complotto? “Non escludo la cospirazione”, ha detto Martelli. Che ha ricordato tutte le inesattezze dette in quegli anni da Antonio Di Pietro. Come la storia della maxi tangente Enimont, “madre di tutte le tangenti”. Notizia falsa in quegli anni data per vera. Basti pensare agli scandali dei petroli, della Lockheed e dei tabacchi, per citarne solo alcuni. Dov’era la magistratura allora? E come mai si mette in moto solo nei primi anni ’90?

“Oggi – ha concluso Buttitta – Francesco Saverio Borrelli, l’ex procuratore capo di Milano, ammette che è stata decimata una classe dirigente”.

Ma ormai serve a poco, perché l’Italia è nella serie B della politica e nella serie B dell’Unione europea dell’euro. Ha vinto la Massoneria che, con la P2, aveva sbagliato anticipando i tempi. Ma, alla lunga, la P2 – questo è il nostro giudizio – ha avuto la meglio. I massoni oggi comandano. E fanno quello che vogliono.

Per il resto, è meglio leggere il libro di Martelli. Perché, ieri, di altro, c’è stato veramente poco. A parte qualche ‘pennellata’ dell’ex vice segretario socialista su Craxi, sul PD, sulla caduta del Muro di Berlino e del comunismo. Insomma, nei fuori onda in tv Martelli è più bravo…

Martelli non ha detto nulla della Sicilia. E non c’è da stupirsi. Negli anni di Bettino Craxi la Sicilia era solo un serbatoio di soldi. E di veleni. Meglio lasciar perdere…


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