«Le primarie non sono una prova muscolare ma devono essere una risorsa per condividere parole e visioni e costruire una campagna elettorale che non sia una richiesta del voto con la mano tesa». Claudio Fava comincia con queste parole la sua corsa alla presidenza della Regione Siciliana. Il luogo scelto è il Bastione degli infetti, nel quartiere Antico corso di Catania. Simbolo del recupero dal basso di un bene all’interno di uno dei rioni storici della città. Prima di raggiungere il traguardo, Fava dovrà passare dalle primarie della coalizione di centrosinistra con il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Schieramenti che, però, non hanno ancora ufficializzato le candidature. Ecco perché non è elemento di secondo piano il fatto che il presidente della commissione regionale antimafia all’Ars sia partito d’anticipo rispetto a tutti. «Sono convinto che queste elezioni le vinciamo anche se non cambieremo tutto e subito – dice Fava dal palco – Dobbiamo però mettere immediatamente da parte recriminazione, pessimismo e rassegnazione. Sono convinto che libereremo questa terra dal peso cupo di alcune parole».
A introdurre l’intervento di Fava è stata la lettura di un testo, da parte dell’attrice catanese Lydia Giordano, e i saluti di Salvo Castro, presidente del Comitato di quartiere Antico Corso. In platea diversi esponenti della Cgil, dal segretario regionale della Filctem Giacomo Rota, passando per Dario Gulisano. In mezzo anche la segretaria regionale del Sunia Giusy Milazzo e alcuni volti della politica regionale e nazionale. Si rivede anche l’imprenditore edile Andrea Vecchio, in passato deputato di Scelta Civica e assessore a Palermo nel 2012. Ci sono anche Pier Paolo Montalto, segretario provinciale di Sinistra Italiana, Enzo Napoli ex segretario provinciale del Pd, Massimo La Piana candidato sindaco del centrosinistra a Misterbianco e l’ex deputata regionale del Pd Concetta Raia. «Non voglio parlare di Nello Musumeci stasera – dice Fava, salvo poi fare qualche accenno al governatore – Spero solo che sia candidato così da essere giudicato dal popolo siciliano. Questa stagione di governo è una sconfitta civile per Musumeci».
Alcuni passaggi sono dedicati alla legge finanziaria in corso di votazione all’Ars. Una maratona in cui il governo Musumeci è andato sotto a più riprese. «Assistiamo a una liturgia malinconica – dice Fava – Una legge che non è passata dalle commissioni di merito e un sottotesto in cui si chiede al parlamento di fare da notaio che metta un timbro senza dare fastidio al manovratore». Fava, che è alla terza candidatura considerando quella sfumata del 2012 per il nodo residenza, illustra i motivi che lo hanno portato a correre per il ruolo di governatore: «Sono passati trent’anni in cui si sono sommate tante cose e mi piacerebbe restituite quello che ho raccolto – spiega – Siamo cambiati, siamo meno rabbiosi ma non più clementi. Occorre imparare a leggere e capire questa terra anche attraverso la scelta politica. Dobbiamo però mettere immediatamente da parte recriminazione, pessimismo e rassegnazione. Sono convinto – conclude – che libereremo questa terra dal peso cupo di alcune parole».
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