Cipro: l’Europa profuma di spezie

Un volo della Emirates mi porta ancora una volta a Cipro. Una scelta logisticamente opportuna per chi, catanese come me, preferisce un brevissimo volo in transito a Malta piuttosto che in altra città mitteleuropea o, comunque, peninsulare. E, durante il volo, vaghe suggestioni d’Oriente si percepiscono delicatamente: l’airbus che mi porterà sull’isola di Venere proseguirà per Dubai; le hostess del servizio di bordo, con il volto brunito contornato da una veletta color sabbia, spargono caldi sorrisi offrendo tè, caffè e talvolta il baklava, mentre ronzano tutt’intorno vocalismi riecheggianti lingue tutt’altro che occidentali. Il dubbio, allora, è se mi sia imbarcato sul volo giusto. Sì, è lui. Sbarco a Larnaca, come previsto: sono ancora in Europa. Larnaca, naturalmente, non è la capitale. Ma l’aeroporto di Nicosia è inaccessibile, essendo situato nella zona sotto occupazione turca dal 1974.

 

Ebbene sì, Cipro – per chi non lo sapesse – è ancora oggi divisa in due da quell’anno. E la linea di demarcazione (la famigerata green line, decorata a tratti dalla barriera di filo spinato) squarcia a metà la capitale Nicosia, la seconda Berlino, ma con un muro politicamente ben più difficile da abbattere. Divide due popoli, due culture, due religioni, due lingue. E l’Europa vi è entrata a metà. Cipro è geograficamente ed etnicamente divisa dal 1974, quando la Turchia, dopo decenni di tensione e violenze tra l’etnia turca e quella greca, occupò più di un terzo dell’isola, in risposta ad un tentativo di colpo di stato ispirato dalla giunta militare, al potere in Grecia.

Nel 1983 l’area sotto controllo militare turco si dichiarò indipendente, autoproclamandosi “Repubblica” con il nome di “Turkish Republic of Northern Cyprus” (TRNC), considerata illegale dalla comunità internazionale e quindi mai riconosciuta da nessun paese, ad eccezione della Turchia. I recenti dibattiti politici sono dominati dai negoziati sulla possibilità di accordi pacificatori, alla luce dell’ingresso dell’isola nell’Unione Europea, avvenuta nel maggio 2004. Subito dopo la firma del trattato di annessione all’Unione Europea, nell’aprile del 2003, le autorità turco-cipriote hanno allentato le restrizioni per oltrepassare la “Green Line”, la Linea Verde di demarcazione del confine, varcato in pochi giorni da centinaia di migliaia di persone. La Repubblica di Cipro ha da parte sua avviato una serie di mosse “confidenziali” al fine di alleggerire le restrizioni sul territorio greco-cipriota, e facilitare il movimento della comunità turco-cipriota nella parte sud dell’isola.

 

La casa dove vivo è proprio sul confine, nel pieno cuore della città, dove tutti questi elementi di differenziazione sono esasperatamente marcati. Il filo spinato con i militari di ronda, i canti ortodossi della chiesa antistante e, soprattutto, la melodia cantilenante del muezzin di Santa Sofia (ora, la grande moschea della Nicosia turcizzata) che, puntuale alle cinque di ogni mattino, dà la sveglia all’Europa dormiente. Ma di queste sensazioni, rimando alle prossime puntate….


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