La fine del 35mm, nel mondo cinematografico italiano, arriverà a giugno 2014, imposto come norma. Ma già oggi le politiche dei distributori penalizzano la pellicola. E anche le piccole sale hanno dovuto adeguarsi. «Per gestire i nuovi multisala basterà impostare una playlist dalla cassa. Senza bisogno di un protezionista, si abbatteranno i costi», spiega Alberto Surrentino, socio del Cinestudio e gestore del cinema King di Catania. Che, oltre a prevedere un'ondata di licenziamenti nel settore soprattutto nei grandi cineplex, descrive l'avvento del digitale come la fine di un'era
Cinema, dal 2014 addio alla pellicola «A rischio centinaia di posti di lavoro»
«A quindici anni ho iniziato a utilizzare il proiettore, adesso ne ho 38, e non riesco ad abituarmi alla fine della pellicola». Alberto Surrentino, socio di Cinestudio srl, società che gestisce il cinema King di Catania e l’arena Argentina nel periodo estivo, non si è ancora abituato alle novità del cinema digitale. «Probabilmente mio nipote di dodici anni saprebbe trovarsi meglio con questi menu di me, che sono abituato a gestire manopole e leve», scherza, proprio mentre all’interno della sala di proiezione per la prima volta è in funzione la nuova macchina digitale, appena installata. «Un investimento da oltre 40mila euro, dovuto alla deadline imposta a livello nazionale. Anche se il limite massimo sarà giugno per adeguarsi, ormai i distributori trattano solo film in formato Digital cinema package, dei veri e propri hard disk», spiega Surrentino, che guarda già con nostalgia al cineproiettore. «Questo del King è un modello degli anni ’50 della Cinemeccanica, la stessa che produce questi nuovi proiettori con risoluzione 2k, quella delle tv ad alta definizione. Per i cinema con schermi fino a dieci metri sono ottimi», racconta. Senza però nascondere una certa preoccupazione: «Il passaggio al digitale metterà a rischio centinaia di posti di lavoro». Perché se prima una buona proiezione cinematografica era puro merito dell’abilità dell’operatore specializzato, che tra leve, viti da stringere, pellicole da montare e nozioni di ottica era l’unica persona a poter garantire una perfetta visione, e a saper gestire eventuali inconvenienti, «adesso si manovra tutto dalla cassa, caricando file su una playlist. E se c’è un problema ci si rivolge all’assistenza tecnica», continua Surrentino.
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Addio al lavoro faticoso manuale, alle pesanti pizze del formato 35 millimetri da incollare insieme con lo scotch, riavvolgere, conservare con cura. E spazio ad hard disk e penne usb, dove trailer, pause e accensione luci verranno gestiti direttamente dalla cassa. «Un cinema multisala potrà essere gestito da due persone: se prima per cinque sale erano almeno necessari tre proiezionisti, adesso per cinque sale basta un cassiere e una maschera», spiega Surrentino. Non sa ancora se il mondo del cinema, a Catania, subirà dei licenziamenti di massa. Ma proteste e scioperi, «come quella del cinema Adriano di Roma, uno dei maggiori della capitale, penso che arriveranno presto: il rischio licenziamenti per ammortizzare i costi è altissimo, anche perché sono pochi i giovani protezionisti», continua Surrentino. Che assicura: «Nel nostro cinema non ci sarà riduzione del personale, siamo già al minimo indispensabile».
Tra i puristi c’è anche chi sostiene che a perderne sarà la qualità dell’immagine. «È un dibattito aperto da anni. Personalmente, essendo molto abituato al cinema – continua Alberto Surrentino – noto tantissimo la differenza in sala, di colori, luce, profondità. Eppure la proiezione digitale è di ottima qualità, senza le righe o altri artefatti di una pellicola usurata. Mi è capitato in sala di proiezione di dover sistemare il fuoco manualmente, perché c’era una vite rotta. Da oggi se si rompe un tasto per la messa a fuoco dovrò interrompere la proiezione», conclude.