Cinema, come si fa un documentario? D’Anolfi e Parenti rispondono al King

E se l’idea di un documentario nascesse anche dagli spettatori? E’ quello che si augura Carlo Lo Giudice, curatore di una serie di appuntamenti di approfondimento sul cinema documentaristico al cinema King di Catania. «Mi piacerebbe stimolare la discussione su come si fa un documentario – spiega – Un dibattito che sia anche creativo perché l’elemento casuale è il centro di questo genere di cinema. La storia si crea mentre si lavora». Magari con una domanda dal pubblico o un’osservazione azzeccata di un cinefilo. Lo Giudice ci proverà il 2 febbraio insieme ai registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Lo stesso giorno e quello prima verrà invece proiettata l’opera omnia della coppia (sul set come nella vita). Ma gli esperimenti, al King, sono più d’uno. Tra questi, anche un evento segreto di cui CTzen può svelarvi solo qualche dettaglio, approfittando della vicinanza fisica con il Cinestudio.

«La nostra idea è come sempre quella di proiettare film che non si vedono da nessun’altra parte – continua Lo Giudice – Ma, nel caso del genere documentaristico, vogliamo anche dare all’appassionato una visione completa di un autore». Così, il primo febbraio verranno proiettati I promessi sposi e Grandi speranze, entrambi presentati al Festival di Locarno. Doppio film su tre turni: alle 17, alle 20 e alle 22.30. Giovedì 2 febbraio, invece – alle 16.30, 18.15 e 20 – toccherà a Il Castello, che ha meritato il premio speciale della giuria a Torino lo scorso anno. Subito dopo la proiezione, a parlare saranno gli stessi registi. Che, per l’occasione, condivideranno con il pubblico anche una piccola anticipazione del loro ultimo lavoro ancora in progress. «Considerato che parleremo di come si fa un documentario – spiega Lo Giudice – mostreranno anche una parte di grezzo». Piccoli spezzoni del girato che, nel caso del cinema di D’Anolfi e Parenti, viene accumulato in diversi anni per ogni film.

Un appuntamento a metà tra un dibattito e un workshop, con due personalità «molto semplici e alla mano – racconta il curatore degli eventi – E soprattutto integre». Come il loro cinema, che Lo Giudice definisce «etico». Dopo D’Anolfi e Parenti, la replica dell’esperimento, a marzo, toccherà a Gianfranco Rosi, «un simpaticone». Un cinema impegnato ma con registi umani e vicini al pubblico. Che negli ultimi anni apprezza sempre di più. «Oggi è possibile fare film liberi da certi sistemi di mercato – conclude Lo Giudice – E’ una cosa vecchia quanto il mondo, ma solo ultimamente il genere documentaristico viene riconosciuto al pari della finzione. Altrove anche dal pubblico, ma qui al Sud ancora poco».

Così come il cinema in lingua, altro esperimento del Cinestudio, soprattutto dopo la chiusura della rassegna universitaria Learn by movies. Dopo l’esito incoraggiante di Midnight in Paris di Woody Allen, in questi giorni si replica con The iron lady, con la candidata all’Oscar Meryl Streep. Sempre in inglese e con sottotitoli in italiano. Per i più coraggiosi, però, da aprile partirà un nuovo esperimento: film inediti in inglese e tedesco, ma senza sottotitoli. Una minirassegna con tanto di lezione di prova gratuita: per lunedì 27 febbraio alle 22.30, infatti, è prevista la proiezione di un film in lingua originale inglese non sottotitolato. Il titolo? Segreto.

[Foto di * RICCIO]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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