Il punto sui quattro temi più spinosi in seno all'amministrazione cittadina. Temi in cui la maggioranza - e non solo - è andata in affanno e in cui, come si vede dagli sviluppi, a salvare le sorti del primo cittadino ci pensa ancora una volta sempre lui, il sindaco
Cimitero, Barbera, nubifragio e mozione di sfiducia Così Orlando si tira fuori dalle grane del momento
Ancora una volta l’asso nella manica di Leoluca Orlando è lo stesso Leoluca Orlando. L’amministrazione comunale, complice anche il nubifragio di Santa Rosalia, ha toccato uno dei punti più bassi di questo secondo mandato, con una tragedia scampata, un assessore dimissionario di fatto esautorato, la squadra di calcio della città, risollevata a fatica dalle ceneri del fallimento, che rischia di non potersi iscrivere al prossimo campionato, rievocando alla memoria spettri di zampariniana memoria e infine la spada di Damocle della mozione di sfiducia che pende sulla testa del primo cittadino.
L’ultimo tassello rimesso al suo posto è stato quello dello stadio, tema sul quale Orlando non ha mai celato ottimismo, neanche quando una rapida soluzione sembrava essere ancora lontana. Poi la discussione in Consiglio, qualche contentino all’opposizione con l’approvazione di un paio di aggiunte al regolamento volute dalla minoranza e infine, nella mattinata di ieri, la definitiva chiusura della vicenda, con i tifosi che tirano un sospiro di sollievo. «Il sindaco del Comune di Palermo – recita il nuovo documento – vista la deliberazione di Consiglio Comunale n. 75/2020 dichiarata di immediata esecuzione con la quale si è approvata la convenzione – concessione dello Stadio Comunale di Palermo “Renzo Barbera” a favore di Codesta Società». Un documento siglato anche senza l’ufficialità delle cifre, su quelle ci sarà tempo per accordarsi. Ostacolo aggirato e missione compiuta.
Missione in via di compimento invece quella che riguarda il cimitero dei Rotoli. Alla base della crisi c’è stata l’emergenza loculi che ha visto accumularsi mezzo migliaio di bare in attesa di una sepoltura. Dopo che l’assessore D’Agostino ha gettato la spugna, l’assunzione delle regole da parte di Orlando, con tanto di frecciate a mezzo comunicato stampa, sembravano avere esposto le crepe dell’amministrazione. E invece all’Orlando con delega ad interim ai cimiteri è bastata un’ordinanza sindacale per avviare il – lento – motore della normalizzazione. Un motore che va avanti con le estumulazioni delle salme oggetto di concessione scaduta per il decorso dei trent’anni, che a oggi procede al ritmo di una decina di loculi liberati al giorno. «Abbiamo dato avvio grazie al lavoro congiunto della Reset, del Coime e degli uffici responsabili dei cimiteri, ad un piano che ci consentirà di ridurre considerevolmente fino ad azzerare i tempi di attesa per la tumulazione dei defunti – dice il sindaco – Ancora una volta, pur conscio di non avere tutte le responsabilità di questa incresciosa situazione, non posso che porgere ai familiari dei defunti le mie scuse, a nome di tutta l’Amministrazione comunale e della città».
E tutto ciò mentre si attende di completare il dossier sui danni fatti dal nubifragio del 15 luglio per chiedere al governo nazionale lo stato di emergenza per calamità naturale, mentre le cose – intanto – sembrano essersi sistemate, con condomini e abitazioni liberate, attività tutte perfettamente operative e un conto, quello dei danni da pagare, ancora tutto da quantificare. L’amministrazione va avanti spedita, ufficializza nuove pedonalizzazioni tra cui quella finalmente permanente di via Maqueda, si prende le rassicurazioni sui tempi dell’anello ferroviario dal viceministro Cancelleri, continua nel proprio lavoro sul sociale, macina chilometri. Così come attivo resta il lavoro dell’opposizione, ancora intenzionata a portare avanti la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. Un sindaco che però a questo punto riprende quota, tanto che la petizione online per chiedere le sue dimissioni, partita subito forte nei giorni immediatamente seguenti al nubifragio, da giovedì non ha raccolto che una ventina di adesioni. Tutto normale, insomma, anche se sorge spontaneo chiedersi se queste accelerazioni non si potevano dare immediatamente anziché aspettare, come spesso accade, il momento della crisi.