Una frase dei magistrati di Catania, pronunciata durante l'ultima udienza preliminare a carico dell'editore de La Sicilia e pubblicata dal nostro quotidiano, è finita al centro di un documento presentato dal Movimento 5 stelle a palazzo Madama. «Verificare coinvolgimento e infiltrazioni di Cosa nostra», scrivono
Ciancio, al Senato chiesto accesso atti del Comune «Verifiche sul Pua dopo le frasi del pm sul progetto»
Non è passata sotto silenzio la richiesta di rinvio a giudizio per l’editore etneo Mario Ciancio Sanfilippo. Adesso la vicenda finisce a palazzo Madama con un atto di sindacato ispettivo promosso dal Movimento 5 stelle. Su Ciancio pesano le accuse dei magistrati della procura di Catania, che gli imputano di avere favorito, pur non essendone ritualmente affiliato, la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Durante l’ultima udienza, conclusasi con la richiesta di mandare l’ex direttore de La Sicilia a processo, i magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito hanno ripercorso alcuni dei temi caldi della vicenda giudiziaria. Tra questi è tornato d’attualità il progetto milionario del Pua (Piano urbanistico attuativo), variante Catania Sud, che, secondo l’accusa, «si decideva non al Comune ma negli uffici di Ciancio».
Parole pronunciate dai magistrati durante la requisitoria davanti alla giudice per l’udienza preliminare Loredana Pezzino. Da queste frasi è scaturita un’interrogazione in Senato del Movimento 5 stelle. Il documento, che ha come primi firmatari Mario Giarrusso, Ornella Bertorotta e Nunzia Catalfo, chiede di valutare la nomina di una commissione d’accesso agli atti del Comune etneo. «Per appurare innanzitutto la correttezza di tutte le procedure amministrative seguite nel macchinoso iter che ha contraddistinto l’approvazione definitiva del Pua – si legge nel testo presentato in Senato -, nonché per verificare l’esistenza di infiltrazioni o il diretto coinvolgimento a vari livelli della criminalità organizzata».
Sul progetto pesano non poche ombre: mafiose ed edilizie, già emerse negli ultimi mesi, durante il processo in cui Ciancio era imputato. L’editore, il 21 dicembre 2015 prosciolto in udienza preliminare dalla giudice Gaetana Bernabò Distefano, è tornato nelle aule del palazzo di giustizia dopo l’annullamento con rinvio da parte della corte di Cassazione. In un’intercettazione risalente all’aprile 2013 e svelata in esclusiva da MeridioNews, vennero sorpresi l’allora candidato a sindaco Enzo Bianco e l’editore monopolista dell’informazione. Secondo gli inquirenti al centro della conversazione, avvenuta all’indomani dell’approvazione in consiglio comunale del progetto, c’era proprio il Pua. Ciancio è proprietario di circa il 30 per cento dei terreni in cui dovrebbe sorgere il complesso polifunzionale, nella periferia sud di Catania nei pressi della Playa. A interessarsi dell’opera è stata la società Stella Polare, dell’imprenditore veneto Lorenzo Bissoli. Tra i suoi soci, almeno fino al 2008, c’erano anche i catanesi Salvatore Modica e Francesco Strano.
Dopo che l’intercettazione tra Bianco e Ciancio è diventa pubblica, il primo cittadino è stato convocato in commissione parlamentare antimafia a Roma. Una lunga audizione con tanti silenzi e «non ricordo». L’ex ministro dell’Interno aveva anche detto di non sapere nulla, all’epoca del dialogo con Ciancio, dell’inchiesta antimafia a carico dell’editore. Approfondimento che ha la sua genesi nel 2009 ed è finito al centro delle cronache nazionali e locali in tutte le sue fasi.