Ci sono 3 miliardi di euro per fare funzionare le Questure, ma il Governo si tiene i soldi e le volanti restano senza benzina!

NEL FUG UN SACCO DI SOLDI DESTINATI A FORZE DELL’ORDINE E MAGISTRATURA TENUTO NASCOSTO DAI BUROCRATI, MENTRE POLIZIOTTI (MALPAGATI) DEVONO ANTICIPARE I SOLDI PER LE MISSIONI E GLI UFFICI DELLA MAGISTRATURA VENGONO LASCIATI SENZA RISORSE. IL COMUNICATO DEL COPIS. E L’INTERPELLANZA DEL PARLAMENTARE NAZIONALE ALESSANDRO PAGANO (IN CALCE IL TESTO DELL’INTERPELLANZA, LA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO E LA CONTROREPLICA DELLO STESSO PAGANO)

Le Questure non hanno più nemmeno i soldi per le fotocopie. I poliziotti – peraltro pagati poco – sono costretti spesso ad anticipare i soldi per le missioni. Ebbene, in questo scenario si scopre che ci sono 3 miliardi di euro per le forze dell’ordine. Soldi che fino ad oggi il Governo nazionale ha tenuto nascosti.

A scoprirlo, con un’interpellanza, è stato il parlamentare nazionale siciliana, Alessandro Pagano. Il paradosso è che Pagano ha presentato la sua interpellanza al Governo che sostiene. Rivolgendosi non soltanto al Ministero dell’Economia e al Ministero della Giustizia, ma anche al Ministero degli Interni retto da Angelino Alfano, che non è soltanto un siciliano come lui, ma è anche il leader del Nuovo centrodestra democratico del quale Pagano fa parte!

Vediamo adesso cosa ci racconta, in un comunicato stampa, il Coisp, il Sindacato di Polizia.

“Mentre nella Questure manca persino la carta per fare le fotocopie – leggiamo nel comunicato – mentre le Volanti restano in garage perché senza benzina o per mancanza di manutenzione, mentre i Poliziotti sono costretti ad anticipare di tasca propria i soldi per le missioni o per strumenti di lavoro, scopriamo che un tesoretto di tre miliardi di euro, che dovrebbe essere destinato proprio al funzionamento dei comparti Sicurezza e alla Giustizia, viene tenuto nascosto e bloccato dagli alti burocrati della Ragioneria dello Stato”.

Così afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Cois “Solo grazie all’interrogazione parlamentare presentata dall’on. Alessandro Pagano – aggiunge Maccari – si è riusciti a scoprire l’ammontare del Fondo Unico della Giustizia (FUG): 3 miliardi di euro, tra denaro contante e titoli. Una montagna di soldi confiscati alla criminalità, grazie al lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, che dovrebbero essere ripartiti proprio tra i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, che però finora hanno ricevuto poco più di 63 milioni”.

“Una cifra irrisoria – prosegue il comunicato del leader del Coisp – di fronte alle enormi carenze delle risorse necessarie a garantire la sicurezza dei cittadini e la legalità nel Paese. E’ un vero scandalo, del quale oggi si occupa anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, consumato sulle spalle dei cittadini e di tutti gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura che sono costretti ad enormi sacrifici personali per svolgere il proprio lavoro tra mille difficoltà, senza mezzi, senza risorse, senza personale adeguato”.

“Ringraziamo l’on. Pagano – aggiunge Maccari – che ha dimostrato grande attenzione alla problematica ed allo stesso tempo chiediamo che vengano chiamati a rispondere delle proprie responsabilità gli alti burocrati probabilmente strapagati che, fuori da ogni controllo, con inefficienza ed irresponsabilità hanno causato un danno enorme al Paese”.

Per completezza d’informazione pubblichiamo anche l’interpellanza dell’on. Pagano e la risposta fornita dal Governo.

Interpellanza urgente con riposta in aula

ai ministri dell’Economia, dell’Interno e della Giustizia

nel 2008, in uno dei primi provvedimenti che hanno costituito il c.d. pacchetto sicurezzanella XVI Legislatura, è stata disposta la costituzione del Fug-Fondo unico giustizia: il Fondo è alimentato con le risorse liquide o liquidabili sequestrate e confiscate alla mafia, è gestito dal ministero dell’Economia, è destinato per il 2% al medesimo ministero, per il 49% a integrare le esigenze del ministero dell’Interno e per l’altro 49% a integrare quelle del ministero della Giustizia.

Gli ultimi dati conosciuti sulla consistenza del Fondo e su come viene impiegato risalgono a una nota della Ragioneria Generale dello Stato prodotta dall’allora Sottosegretario di Stato all’Economia, il 1° agosto 2012, a margine dell’esame del decreto-legge sullo spending review, in Commissione Bilancio alla Camera. In tale nota, la Ragioneria Generale dello Stato comunicava che alla data del 31 dicembre 2011 le risorse intestate al Fugammontavano a 2 miliardi e 212,88 milioni di euro: un importo di tutto rispetto che, se riversato per intero nelle casse dei ministeri che per legge ne dispongono, avrebbe permesso di venire incontro a non poche necessità dei comparti sicurezza e giustizia.

Secondo la medesima nota della Ragioneria, rispetto a quell’importo in realtà sarebbero stati utilizzabili “solo” 1.065,52 milioni di euro, perché tale è la somma complessiva riportata da conti correnti e depositi a risparmio; il resto non sarebbe da considerare, in quanto costituito da titoli. Non si comprende perché mai un titolo finanziario che entra nella disponibilità dello Stato non può essere venduto sul mercato, ricavandone il cash permesso dalle sue quotazioni, a differenza di quello che qualsiasi risparmiatore è invece in grado di fare con la propria banca. Dall’importo di 1.065,52 milioni di euro erano messi da parte – sempre secondo la Ragioneria – 343 milioni di euro per eventuali restituzioni agli aventi diritto per le confische revocate; quanto ai residui 722,52 milioni, essi – concludeva la Ragioneria – potevano essere adoperati solo per spese “una tantum”, quindi non, per esempio, per compensare, sia pure in parte, i tagli che la spending reviewha imposto alle forze di polizia e all’organizzazione giudiziaria; o per azzerare gli arretrati delle locazioni per i presidi di polizia.

Poiché in seguito non sono stati resi pubblici aggiornamenti, si chiede:

– a quanto ammonta l’attuale consistenza del Fug;

– quali somme e verso quali destinazioni sono state erogate dal 1° gennaio 2012 a oggi;

– quali sono gli ostacoli, e come si immagina di superarli, che impediscono la piena utilizzazione delle risorse finanziarie del Fondo.

Signor Presidente, con il documento ispettivo in esame, gli interpellanti chiedono di conoscere: a quanto ammonti l’attuale consistenza del Fondo Unico Giustizia (FUG); quali somme e verso quali destinazioni siano state erogate dal 1o gennaio 2012 ad oggi; quali sono gli ostacoli e come si immagina di superarli, che impediscono la piena utilizzazione delle risorse finanziarie del Fondo.

RISPOSTA di LUIGI CASERO, Viceministro dell’economia e delle finanze.

In relazione al primo quesito, in attesa del consolidamento dei dati della chiusura contabile di fine anno – che saranno inseriti nel Rendiconto annuale della gestione del FUG, da approvare entro il 30 aprile 2014, ai sensi dell’articolo 6, comma 5, del 127 del 2009 – la stima più aggiornata attualmente decreto ministeriale n. disponibile è quella alla data del 30 novembre 2013, alla quale la consistenza del FUG era, al netto di circa 415 milioni di risorse sequestrate e non confiscate – già versate comunque nel tempo allo Stato in esecuzione del citato 143, convertito, articolo 2, comma 7, del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 181 – di circa 978 milioni con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. di risorse liquide e di circa 2,1 miliardi di risorse non liquide.

Occorre preliminarmente indicare di seguito i motivi per i quali non si provvede alla immediata devoluzione degli interi importi, principalmente legati a quanto la normativa attuale consente.

Nel Fondo Unico Giustizia, infatti, confluiscono risorse sequestrate,che, in quanto tali, non sono di proprietà dello Stato, poiché il FUG è un Fondo ad incertam personam, nel quale le risorse giacciono fin quando un nuovo provvedimento dell’autorità giudiziaria non ne disponga la confisca e quindi il dissequestro. Pertanto, è soltanto per effetto di un’eventuale successiva sentenza di condanna passata in giudicato e di un provvedimento di confisca che le risorse fuoriescono dal FUG e possono essere acquisite al patrimonio dello Stato.

Tecnicamente, quindi, soltanto una volta disposta e comunicata la confisca dal competente ufficio giudiziario, Equitalia giustizia è in grado di versare le somme confiscate al bilancio dello Stato, al quale è inoltre versata una quota delle risorse sequestrate disponibili per massa, determinata annualmente con decreto ministeriale, in base a criteri statistici e con modalità rotativa, ai sensi dell’articolo 2, comma 7, 143 del 2008. del già citato decreto-legge.

In proposito si rappresenta che i proventi connessi ai sequestri, per loro natura, non dovrebbero potere essere versati al bilancio dello Stato, a causa della loro provvisorietà e del fatto che potrebbero essere restituiti al titolare originario, in caso di revoca della misura. Viene presentata una tabella e adesso sintetizzerò i dati, comunicati da Equitalia Giustizia, delle somme versate al bilancio dello Stato nel 2012 e nel 2013.

I versamenti allo Stato per provvedimenti dell’autorità giudiziaria – quindi, confische –, che vengono poi automaticamente versati, sono 82.478.000 euro circa nel 2012 e 75.026.000 euro nel 2013, per un totale nel biennio 2012-2013 di circa 157.504.000 euro.

I versamenti allo Stato per somme sequestrate exarticolo 2, comma 7, del decreto-legge 143 del 2008, quindi quelli sequestrati e in parte versati con i criteri statistici, sono 72.280.000 euro nel 2012, non c’è ancora la cifra per il 2013. I versamenti allo Stato per utile della gestione finanziaria del FUG sono 14.422.000 euro nel 2012 e 23.058.000 euro nel 2013.

In relazione alle destinazioni, a partire dall’anno 2012, come chiedeva l’interpellante, si indicano i dati forniti dal Ministero dell’interno e dal Ministero della giustizia. Le somme, per quanto riguarda il Ministero dell’interno, nel 2012 sono 37.294.000euro, di cui spettano al Dipartimento della pubblica sicurezza 29.413.000 euro e, nel 2013, 35.417.000 euro, di cui spettano al Dipartimento della pubblica sicurezza 24.000.000 di euro. Per il Ministero della giustizia le somme iscritte al capitolo 1537, afferenti al FUG, sono, per il 2012, 24.000.000 di euro e per il 2013, anche relativamente all’ultimo bimestre 2012, sono 28.400.000 euro.

Per completezza, si deve anche considerare che, per entrambi gli esercizi finanziari 2011 e 2012, le assegnazioni sono state fatte al netto degli oneri indicati dall’articolo 17 del 28 del 2010, relativo alle agevolazioni fiscali per la decreto legislativo n. mediazione civile, per un totale di circa 20.300.000 euro. Le risorse sono state sempre impiegate per far fronte alle spese di funzionamento dell’amministrazione, e, dunque, per le esigenzestrutturali di efficiente funzionamento dell’organizzazione giudiziaria nel suo complesso.

Quanto agli ostacoli che impediscono l’integrale sfruttamento delle risorse del Fondo, essi sono stati ampiamente verificati in seno ad un tavolo tecnico coordinato lo scorso anno dal Ministero dell’economia e delle finanze, all’esito del quale si è convenuto sull’impossibilità di una utilizzazione proficua delle risorse finanziarie del FUG mediante l’alienazione della relativa componente titoli.

Il tema della vendibilità dei titoli sequestrati impatta, quindi, da un lato, con la necessità di tutelare le posizioni giuridiche soggettive degli imputati non condannati con sentenza definitiva – quindi rientriamo nel campo delle somme sequestrate e non confiscate – e, dall’altro, con quella di verificare le modalità di restituzione delle somme ricavate dalla vendita dei titoli già sequestrati, nel caso di dissequestro. Estremamente complessa appare, a monte, la stessa selezione dei titoli vendibili e la determinazione del prezzo di vendita, di talché è stata ipotizzatala vendita dei soli titoli quotati, considerato che, per quelli non quotati, la congruità del prezzo di vendita sarebbe contestabileper definizione, con conseguenti elevati rischi di contenzioso, in caso di successivo dissequestro.

Da ultimo, deve precisarsi che la normativa vigente (articolo 6, comma 21-quinquies78 del 2010, convertito dalla legge , del decreto-legge n. 98 del 2011, 122 del 2010, e articolo 10, comma 21, del decreto legge n. n. 11 del 2011) ha subordinato la possibilità di vendita convertito dalla legge n. degli strumenti finanziari sequestrati all’adozione di un successivo decreto del Presidente del Consiglio, che ne avrebbe dovuto determinare termini e modalità. Tale decreto, per tutte le difficoltà operative, che sono state sopra menzionate e che riguardano le norme contenute nella legge, non è ancora stato attuato.

REPLICA ALESSANDRO PAGANO.

Signor Presidente, io personalmente apprezzo lo sforzo che è stato consumato nell’intervento del Viceministro, che, da questo punto di vista, si è limitato ad enunciare tutti i dati che evidentemente gli sono stati forniti dai tecnici del Mef.

Però le perplessità ovviamente rimangono per cui, al di là della soddisfazione della risposta tecnica che attiene al quesito, ci sono degli elementi che sicuramente devono essere oggetto di approfondimento e probabilmente non basteranno questi pochi minuti a disposizione perché questo possa accadere. Tuttavia, anche per l’attenzione che c’è su questo argomento, è indispensabile che il Governo prenda piena conoscenza di questa vicenda. Una triste vicenda su cui per anni pochi hanno parlato, nessuno è mai intervenuto in maniera concreta e fattiva. Lo dico anche per le cronache e per coloro che ci stanno ascoltando e, che sono molti, Presidente, coloro che sono dietro agli schermi in questo momento, soprattutto forze dell’ordine, sindacati di polizia e carabinieri sono attenti e ne vogliono sapere di più.

La legge su questa materia, la legge sul FUG, nasce nel 2008 e prevede che il 2 per cento delle somme rimanga nelle casse del Ministero dell’economia e delle finanze, il 49 per cento vada ad alimentare le poste del Ministero della giustizia e un altro 49 per cento al Ministero dell’interno. Per cui, in un contesto come il nostro estremamente complicato, con una carenza notevole di risorse finanziarie, è evidente che ci si aspettava e ci si aspetta una grande risposta da parte della gestione del FUG, risposta che, invece, lascia tutti un po’ delusi.

Ecco perché è indispensabile puntare l’attenzione e il riflettore su questa storia. Infatti, è evidente che se fino ad oggi non è successo nulla di buono nella gestione del FUG ciò è avvenuto per distrazione o disattenzione. Non si era compreso che nel FUG c’è una portata di flussi finanziari imponente, fondi che con un maggiore senso di responsabilità da parte di chi li gestisce – il riferimento è, ovviamente, ai tecnici che hanno in carico queste risorse – avrebbero portato ad altri risultati. Io penso che su questa cosa dobbiamo operare e intervenire. Pensi, Presidente, che al 1o agosto 2012 – questo è l’ultimo dato ufficiale prima dell’interpellanza di oggi, mia e del mio gruppo – di fatto sostanzialmente i fondi che erano a disposizione erano di circa 2 miliardi e 212 milioni di euro, adesso ne abbiamo tre. C’è stato un incremento notevole, a dimostrazione di un’attività intensa, in materia di sequestro dei patrimoni mafiosi. Rimane il fatto stesso che ci siano 978 milioni di euro e due miliardi e 200 milioni di euro in titoli per un totale di tre miliardi di euro il che, la dice lunga sul fatto che la gestione di questo fondo è stata inadeguatae oggi sicuramente deve essere immaginata una politica, non dico più aggressiva, perché questo non attiene ai livelli di prudenza che si devono avere in queste cose, però con una modalità di tipo diverso. Infatti, il denaro contante oggi è lì ed è a disposizione.

È chiaro che non viene messo a disposizione per le spese in conto capitale perché non potrebbe essere diversamente, né potrebbe essere utilizzato per assunzioni di forze di polizia perché ci vorrebbe una copertura pluriennale. Tuttavia è evidente che le spese correnti, quelle sì, abbiamo la necessità di finanziarle.

Si pensi che oggi le forze di polizia sono con mezzi vetusti; si pensi che gli affitti delle caserme su cui insistono le nostre forze dell’ordine il più delle volte non vengono soddisfatti nei pagamenti, con tutto quello che ne consegue. Si pensi anche a tutto quello che anticipano costantemente – sono note che si leggono sui giornali – le forze dell’ordine per cercare di venire incontro alle spese correnti (giubbotti o macchine ferme senza benzina). Il fatto stesso che siano arrivati ai Ministeri pochi milioni di euro in cinque anni, perché la sommatoria dei dati messi a disposizione – vado un po’ a spanne con il dato precedente – non arriva a 300 milioni di euro, la dice lunga sul fatto che certamente questa misura che è stata concepita per dare possibilità concrete di finanza fresca alle forze dell’ordine e al Ministero della giustizia, non ha raggiunto la mission.

Questo ovviamente non ci deve far passare il fenomeno sotto un profilo statistico o sotto un profilo della presa d’atto. No, non può essere così. Non può essere perché ci sono miliardi di milioni di euro che sono lì, che giacciono inutilizzati, per cui, al di là della giusta prudenza quello che riusciamo a capire in questo momento è che ci sono dei livelli di responsabilità che non vengono pienamente realizzati. Il che è gravissimo!

Da qui, quindi, la necessità di un processo di attenzione, di una capacità reale da parte del Governo di intervenire. Questo almeno vuole essere il senso di questa interpellanza urgente. Pensi un po’ che oggi ci sono anche delle polemiche diffuse da parte di giornali importanti che si stanno dedicando a questa vicenda perché evidentemente c’è qualcosa che non va e c’è una sorta di eccessiva e tacita non volontà (mettiamola così, usiamo un eufemismo) di non essere trasparenti su questa vicenda. E ancora una volta, sottolineo, non mi riferisco al Governo. Mi riferisco a chi gestisce queste risorse, quindi ai tecnici che evidentemente hanno in capo risorse ingenti su cui hanno voglia di parlare poco. Il fatto stesso che per arrivare anche a questa risposta si sia voluta una interpellanza urgente la dice lunga che c’è qualcosa che non va.

Per non parlare della gestione dei patrimoni, è evidente che anche lì bisogna che il Governo punti l’attenzione. I patrimoni sono ben altra cosa rispetto al Fondo unico giustizia perché attengono a un livello dinamico di gestione. Stiamo parlando di aziende, stiamo parlando di immobili: quelli sì che realmente necessitano di una visione molto più larga e molto più attenta. Però lì stanno nascendo altri tipi di polemiche, signor Viceministro. Penso che le cronache dei giornali ormai cominciano ad arrivare a livelli alti, non sono più trafiletti ma cominciano a diventare vere e proprie inchieste, nei quali cominciano a dubitare su una gestione che, anche in quel caso, non va bene. Un patrimonio di 30 miliardi di euro che è stato sequestrato: sì, d’accordo, non è confiscato, è sequestrato, però che di questi, soltanto il 15 per cento è utilizzato ci turba. E soprattutto (questo è un dato su cui vorrei puntare l’attenzione) è un patrimonio che costa tantissimo in termini di gestione. Infatti c’è una polemica che ormai sta nascendo anche sugli amministratori giudiziari che, a quanto pare, lucrano risorse e guadagnano somme ingenti. Questo penso che sia qualcosa su cui bisognerà che il Governo metta mano perché, a fronte di tante responsabilità, è giusto che si abbiano giusti compensi è altrettanto giusto che devono esserci anche giusti risultati economici.

Perché se poi si va a vedere che i risultati gestionalidi questi patrimoni sequestrati sono assolutamente inadeguati; patrimoni che si sono letteralmente sgonfiati, che sono implosi, vuol dire che le gestioni sono pessime, a fronte di tutto questo, i compensi sono stratosferici nell’ordine di decine di milioni di euro, ovviamente nelle dimensioni complessive. Fa specie questo e su questo certamente bisogna stare attenti. Quindi, come vede, stiamo parlando di un problema serio su cui certamente io mostro soddisfazione per quanto riguarda la risposta che è arrivata perché ci serve a mettere finalmente una lente di ingrandimento su un microdato che era stato sottovalutato dai più e che, invece, necessitava di grande attenzione. Noi oggi abbiamo difficoltà enormi per far sì che le nostre forze dell’ordine, le nostre straordinarie forze dell’ordine abbiano risposte adeguate e certamente la risposta non può essere quella a cui finora abbiamo assistito in questi cinque anni. Abbiamo oggi uno specchio abbastanza ampio di valutazione; non sono passati cinque mesi, non sono passati due anni per cui non si può sentir dire che ancora dobbiamo vedere i risultati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Noi riteniamo assolutamente inadeguata questa gestione tecnocratica. La vediamo inadeguata anche dal punto di vista delle responsabilità. Ritengo che sia arrivato il momento che il Governo ci metta mano che, da oggi in avanti, nell’interesse della sicurezza dei cittadini e nell’interesse delle forze dell’ordine, carabinieri e polizia, noi non possiamo più stare con le mani in mano.

Noi abbiamo oggi l’esigenza di dare risposte. I soldi ci sono, non è pensabile che in cinque anni arrivino 300 milioni di euro,mi consenta di dire, a fronte di 3 miliardi di euro, mi verrebbe troppa voglia di fare uno screening che ovviamente non attiene a livello di chi parla, né di questo Parlamento, ma sicuramente il Governo ha l’interesse a farlo. Molto vorremmo sapere su questa liquidità che invece non viene messa a disposizione. Insomma, mi pare di poter dire che c’è «carne sul fuoco» a sufficienza per far sì che, finalmente, una volta su tutte, su questo argomento si intervenga concretamente.

Per tutto il resto, per tutto quel che riguarda l’aspetto politico, gli interpellanti confermano la soddisfazione per la risposta.


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