Il 10 dicembre scorso il gip Gioacchino Scaduto aveva deciso di rigettare la richiesta di giudizio immediato firmata dal procuratore capo di Palermo Lo Voi. I giornalisti si sono sempre difesi dalle accuse, anche quando la procura ha smentito l'esistenza della intercettazione tra Matteo Tutino e il presidente della Regione Crocetta
Chiuse le indagini sui cronisti de L’Espresso Si attende richiesta di rinvio a giudizio
Avviso di chiusura indagini per i giornalisti de L’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi. I due cronisti sono accusati di calunnia e pubblicazione di notizie false ed esagerate a seguito della pubblicazione, lo scorso luglio, di un articolo sull’esistenza di un’ intercettazione in cui il primario dell’Unità operativa di chirurgia plastica di Villa Sofia Matteo Tutino avrebbe detto al presidente della Regione Rosario Crocetta: «Lucia Borsellino deve essere fatta fuori come suo padre». La calunnia è stata contestata perché entrambi i giornalisti, hanno fatto il nome dell’ex capitano Nas di Palermo, Mansueto Cosentino, come di colui che avrebbe fornito loro la notizia dell’intercettazione.
I cronisti si sono sempre difesi dalle accuse e anche quando la procura di Palermo ha smentito, e più di una volta, l’esistenza della intercettazione, l’Espresso ha continuato a confermare la veridicità delle notizie contenute nell’articolo pubblicato.
Il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, che coordina l’indagine insieme all’aggiunto Leonardo Agueci, lo scorso ottobre aveva firmato la richiesta di giudizio immediato nei confronti dei cronisti che si sono sempre difesi dall’accusa di aver diffuso notizie false. Anche quando la procura di Palermo ha smentito, e più di una volta, l’esistenza della intercettazione in cui Matteo Tutino avrebbe detto al presidente della Regione Crocetta, «Lucia Borsellino deve essere fatta fuori come suo padre», l’Espresso ha continuato a confermare la veridicità delle notizie contenute nell’articolo pubblicato. Il 10 dicembre il gip Gioacchino Scaduto aveva deciso di rigettare la richiesta di giudizio immediato perchè non ritiene che vi sia il «presupposto indefettibile del giudizio immediato che è l’evidenza della prova del reato». Una motivazione strettamente legata a quanto scritto dall’avvocato Bognanni il 23 novembre scorso proprio nella richiesta di rigetto del giudizio immediato, secondo cui a seguito della prima perizia sul materiale analizzato in fase di incidente probatorio, «Il consulente di parte ha rilevato analiticamente molte criticità, sia formali che sostanziali». Nella richiesta, Bognanni aveva evidenziato anche come tra i due “interlocutori”, Tutino e Crocetta, ci fosse un «appurato rapporto di confidenza e dunque si può senza dubbio contemplare l’ipotesi concreta che possano esserci altre telefonate intercettate presenti tra i documenti dell’inchiesta, considerato che quest’ultima, secondo quanto affermato dall’accusa, appare ancora pendente e coperta da segreto istruttorio». Chiuse le indagini però, adesso anche questa “parte mancante” potrà essere oggetti di analisi e con ogni probabilità dunque la difesa dei cronisti ne chiederà la perizia. Chiuse le indagini, adesso si dovrà procedere con la richiesta di rinvio a giudizio, passando per l’udienza preliminare.
Lo scorso dicembre intanto la procura ha richiesto la revoca dei domiciliari per il professor Tutino, arrestato lo scorso giugno nell’ambito di una inchiesta su Villa Sofia avviata nel 2013 (coordinata dal procuratore Agueci e diretta dal sostituto procuratore Battinieri) e pochi giorni dopo coinvolto anche nella bufera scatenata dall’articolo dell’Espresso.