Avrebbe abusato dei giovani che frequentavano la chiesa Santa Croce, al villaggio Sant'Agata. In alcuni casi, li avrebbe cosparsi di olio santo preso dall'edificio ecclesiastico e avrebbe presentato i rapporti come «gesti spirituali per essere liberati dal demonio»
Chiesa e abusi, condannato a 14 anni l’ex prete Per Pio Guidolin procura aveva chiesto 10 anni
Quattordici anni di reclusione per violenza sessuale su minorenni, quattro in più rispetto a quanti ne aveva chiesti per lui la procura di Catania. Padre Pio Guidolin dovrà, inoltre, pagare una provvisionale di diecimila euro a ciascuna delle parti civili che si sono costituite in giudizio contro di lui. La sentenza è arrivata oggi, a conclusione del processo con il rito abbreviato davanti alla giudice per l’udienza preliminare Giuseppina Montuori. Guidolin è stato arrestato l’1 dicembre 2017, a seguito delle indagini del Reparto operativo speciale dei carabinieri di Catania, cominciate nel 2014. Quando uno dei ragazzini abusati avrebbe tentato il suicidio.
In base all’accusa, Guidolin avrebbe usato il suo ruolo di parroco della chiesa Santa Croce, al villaggio Sant’Agata, per costringere gli adolescenti a subire atti sessuali. In alcuni casi, i ragazzini sarebbero stati cosparsi di olio santo prelevato dai locali della chiesa, e i rapporti sarebbero stati loro presentati come «gesti spirituali per essere liberati dal demonio». Recitare preghiere a voce alta, quando i minori si trovavano con il sacerdote, sarebbe stato un «atto purificatore in grado di lenire le sofferenze interiori». A seguito di un processo canonico, Pio Guidolin è stato destituito dal ruolo di prete.
Il nome di Pio Guidolin nel 2016 era finito sulle pagine di MeridioNews per un giallo riguardante proprio la chiesetta di Santa Croce. A raccontarla in prima persona il sacerdote Alfio Spampinato, chiamato dalla curia nel ruolo di amministratore per supplire alla mancanza di un parroco, dopo l’allora misterioso allontanamento di Guidolin. Una vicenda piena di ombre e scheletri negli armadi in cui affiorarono presunti debiti per circa 40mila euro. Questione che però con i fatti legati alla pedofilia non ha nulla a che vedere.