“Chi l’avrebbe mai detto? Io in tv!?!” / 1

Che la televisione sia fatta di persone e si regga sulle persone è un dato di fatto.

Che noi telespettatori possiamo diventare protagonisti di quel mondo che ci sembra così lontano è un’idea che viene fuori da una tradizione radicata nel tempo. La grande opportunità che ci viene data di diventare LIP (little important person) è stata ed è offerta dai quiz.

 

Quanti uomini e donne vengono ricordati per essere stati i campionissimi di “Lascia o raddoppia” o di “Telemike” o, per fare un riferimento all’oggi, di “Passaparola”? In effetti non sono tanti, ma se consideriamo che non sono personaggi dello spettacolo il discorso cambia. Il quiz è stata la loro occasione di essere ricordati.

 

La televisione di oggi, fatta di programmi che includono la nomination, lo scontro diretto e l’eliminazione, ha cambiato totalmente l’aspetto del quiz: veloce e inesorabile, ti manda a casa a mani vuote. Che la formula nuova piaccia ce lo dicono gli ascolti che hanno decretato vincitore indiscusso “L’eredità”, il quiz preserale di Raiuno, una volta condotto da Amadeus e adesso in mano a Carlo Conti.

 

In preda al delirio o presa dalla voglia di vivere dall’interno il ‘magico mondo’ della tv, in un noioso pomeriggio d’agosto ho mandato una e-mail a Magnolia tv per chiedere di partecipare al casting per “L’eredità”. Con mio immenso stupore, mi hanno chiamato e con mio immane imbarazzo, sono stata anche scelta. “Ti aspettiamo il 9 novembre alle 11.30 presso gli Studi DEAR a Roma per registrare la puntata”, mi comunicò per telefono una voce di donna cordiale una settimana prima della registrazione.

 

Poi è arrivato il 9 novembre e mi sono ritrovata a Roma davanti al cancello degli Studi DEAR con i miei due cambi di vestiario (niente di viola perché in tv porta sfiga e niente di arancione perché fa a pugni con la scenografia) e con un sorriso idiota, misto di nervosismo e allegria. Nervosismo perché, anche se inconsciamente, sono tesa come una corda di violino; allegria perché penso a Renzo Arbore e alla sua “Sì, la vita è tutta un quiz” e quindi, con una buona dose di autoironia e incoscienza, non posso fare a meno di sbellicarmi dal ridere e di continuare a chiedere a me e a chi

mi accompagna “Ma chi l’avrebbe mai detto? Io in tv!?!”.

 

Passata la guardiola, siamo dentro. Un impiegato ci accompagna attraverso un grande cortile con delle aiuole e poi dentro un enorme edificio un po’ malconcio, che se non fosse per il marchio RAI e la scritta STUDI sulla porta d’ingresso, potrebbe confondersi per qualsiasi altro edificio di uffici. Scendiamo qualche gradino e percorriamo un lungo corridoio gialliccio. Le porte sono marroni e su ognuna domina un foglio, attaccato col nastro adesivo, su cui sta scritto “Redazione Domenica IN” o semplicemente “Redazione”.

 

L’impiegato ci fa entrare in una delle stanze. Dal polistirolo e dal materiale fonoassorbente attaccato alle pareti intuisco che lì una volta si faceva la radio: due stanzette separate da una parete con un vetro in mezzo, attigue a una piccola sala d’aspetto, dove fanno sedere me e tutti gli altri concorrenti e accompagnatori. Due redattori (che lavorano per Magnolia tv) ci spiegano che dobbiamo firmare una serie di documenti (regolamento, autorizzazione alla trattativa dei dati pesonali, etc.) e che poi per le donne è previsto “trucco e parrucco”, mentre per gli uomini una semplice ritoccatina. Prima di passare al trucco, c’è l’incontro con le autrici e un briefing sui giochi che compongono il quiz. “Importantissimo! La RAI vieta ai concorrenti de ‘L’eredità’ di scorrazzare per gli studi.” In quel preciso istante la RAI mi appare come un mostro orribile che mi rilega in una stanzetta squallida e disadorna, quando invece vorrei andare a zonzo a curiosare e a osservare il ‘magico mondo’ senza dar fastidio.

 

Mentre aspetto di incontrare le autrici, scambio qualche battuta con gli altri partecipanti; dall’accento cerco di individuare la provenienza e comincio a farmi un’idea su chi potrei eliminare.

Dalle autrici (che lavorano per Magnolia tv) si parla di me, di quello che faccio, dei miei interessi, della mia città, delle mie particolarità perché il loro compito è costruire una buona presentazione del concorrente da far leggere a Carlo Conti. Mi dicono di essere spontanea, di sorridere e di divertirmi perché è questo che piace alla gente.

Torno nella sala d’aspetto dove la redattrice m’invita a mangiare qualcosa: un panino perché poi non ci sarà più tempo. Chiedo l’ora, sono le 13.30. Lì non ci sono finestre e comincio a perdere la cognizione del tempo…

 

La seconda parte della testimonianza domani mattina.

Tania Cultraro

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