Un interessante e vivace dibattito ieri sera, organizzato nellambito della festa dellUnità al parco Gioeni, ha acceso i riflettori sul mondo dellinformazione a Catania, anzi, come più volte è stato ribadito, sul monopolio assoluto dellinformazione nella nostra città.
Hanno preso parte allincontro, tra gli altri, il dott. Michele Cappella, il giornalista Walter Rizzo, il dott. Domenico Tempio, vicedirettore del quotidiano La Sicilia, lOn. Beppe Giulietti e i parlamentari Marilena Samperi e Giovanni Burtone.
Tanti i temi trattati nel corso di una lunga serata che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, non solo di giornalisti ma anche di gente comune, curiosa di sapere cosa cè dietro il mondo del giornalismo. Al centro del dibattito la vertenza Telecolor, caso emblematico della gestione dellinformazione a Catania perché si tratta, non solo di un problema sindacale tra dipendenti (che alla fine sono stati licenziati) e azienda, “ma di una questione democratica – ha sottolineato Cappella – perché è il culmine del più grave problema della lesione della libertà dei cittadini catanesi di farsi una propria opinione sui fatti. Ogni testata può liberamente decidere quale linea editoriale e politica adottare. Il problema a Catania non è quello di creare un pluralismo di voci allinterno dello stesso giornale, ma di dar spazio ad altre testate che stiano sul mercato insieme a La Sicilia, come avviene nelle altre città italiane”.
“Leggere il nostro quotidiano ha continuato Rizzo fa capire in maniera innegabile comè la nostra città, chi la vive e chi la controlla. Il caso Telecolor, ma più in generale il problema della gestione dellinformazione a Catania nelle mani di una sola persona, è un caso di sospensione della democrazia che non può essere discusso solo in ambito territoriale ma nazionale. Neanche il quotidiano la Repubblica, fatto abbastanza allarmante, pur essendo stampato a Catania insieme alla Sicilia, ha un foglio con la cronaca della nostra città, come accade, invece, per la cronaca di Palermo, dove esiste anche una redazione”.
Per quanto riguarda il licenziamento di una buona parte della redazione di Telecolor, “unica voce fuori dal coro su tanti problemi di Catania è stato sottolineato da Cappella e da Rizzo avvenuto, casualmente, nello stesso momento in cui venivano iniziati i lavori in piazza Europa e le modifiche al piano regolatore della città”, è stato ribadito che alla base dei licenziamenti non cerano problemi economici ma che i giornalisti hanno deciso di rompere le trattative piuttosto che firmare un documento che avrebbe compromesso la loro dignità e il rispetto per la professione.
E toccata al vicedirettore Tempio la difesa del suo giornale, precisando che “non siamo in emergenza democratica perché La Sicilia è un giornale dove possono trovare spazio tutte le voci”. E a queste frasi di voci tra il pubblico se ne sono sollevate parecchie. Il giornalista si è comunque dimostrato solidale con i giornalisti di Telecolor, la cui redazione ha contribuito in prima persona a fondare, soprattutto per ciò che riguarda lassenza di provvedimenti contro il management dellazienda, responsabile del disavanzo economico alla base dei problemi economici che hanno visto come conseguenza diretta il dimezzamento della redazione dellemittente televisiva.
Vero è, in conclusione, che a fronte di tante discussioni, ci sono giornalisti professionisti a casa che non possono lavorare perché non cè unaltra redazione che li assuma. Perché? Perché a Catania, a parte le piccole testate come la nostra che cercano con forza di imporsi nel mondo dellinformazione, esiste una sola testata giornalistica.
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