Che cosa è previsto nell’agenda 2019 per i siciliani Reddito di cittadinanza, poi strade e riforma rifiuti

Archiviati i festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno e i bilanci su ciò che è accaduto nel 2018, è già tempo di pensare a quello che succederà nel corso dei prossimi dodici mesi in Sicilia. E se predire il futuro è impossibile, ciò che senz’altro può essere fatto è definire quali saranno i temi e gli appuntamenti che vedranno protagonista l’Isola. Una lunga serie di sfide a cui il governo Musumeci è chiamato a cimentarsi e a cui i siciliani guarderanno per capire se il 2019 potrà davvero portare qualche concreto miglioramento. 

Ambiente
Se il 2018 nel campo dei rifiuti ha registrato i primi segnali di cambiamento dopo oltre un decennio di immobilismo, inevitabilmente il nuovo anno sarà quello in cui dare seguito agli atti di governo necessari a rendere l’uscita dall’emergenza un traguardo realmente raggiungibile. Ad attendere Nello Musumeci e l’assessore Alberto Pierobon ci sarà dunque il ddl sulla riforma sui rifiuti che sarà discusso all’Ars e l’attuazione del piano di gestione presentato sotto le festività. I provvedimenti legislativi, tuttavia, non basteranno se non saranno seguiti da misure pratiche sul territorio, a partire dall’incremento della differenziata nelle città metropolitane e della realizzazione dei primi impianti pubblici provinciali per la lavorazione dei rifiuti, ancora oggi in mano ai privati. 

Altro nodo da dirimere sarà quello dei depuratori. Anche in questo caso, dopo un lungo periodo di stallo, nell’anno passato qualcosa si è smosso. Il commissario straordinario governativo Enrico Rolle ha più volte visitato la Sicilia, dettando la linea da seguire per bandire le gare necessarie a stabilire chi dovrà costruire gli impianti che l’Isola attende da tempo e per la mancanza dei quali l’Ue ha aperto più di un’infrazione. Dalla provincia di Palermo a quella di Catania, dal Trapanese al Messinese sono tanti i luoghi in cui il sistema di depurazione va implementato, se non addirittura realizzato per la prima volta. Attesa, inoltre, per ciò che sarà dei rapporti tra gli enti locali e i gestori dei servizi idrici: se nell’entroterra fa discutere l’operato di AcquaEnna, in provincia di Agrigento si capirà quale futuro attende i Comuni dopo la risoluzione del contratto con Girgenti Acque, in seguito all’interdittiva antimafia alla società dei Campione.

Il 2019 potrebbe registrare anche una riforma nel sistema della gestione delle riserve naturali. L’intento di Musumeci e dell’assessore al Territorio, Toto Cordaro, è quello di creare un’agenzia regionale, soppiantando le associazioni ambientaliste che in questi anni hanno diretto i quasi trenta siti sparsi sul territorio. Un ddl è pronto sul tavolo del governo, ma il percorso verso l’approvazione potrebbe riservare sorprese.

Formazione e scuola
Sul versante istruzione, la sfida maggiore resta quella di dotare finalmente la Sicilia di una legge sul diritto allo studio. Ma anche, come più volte detto dallo stesso Musumeci, di «mettere in sicurezza le nostre scuole, l’80 per cento delle quali resta non a norma contro il rischio sismico». Durante il 2018, anche la formazione professionale è timidamente ripartita, ma certamente il 2019 sarà l’anno del consolidamento del percorso intrapreso e dell’avvio dei nuovi corsi. Tra i percorsi di inserimento al lavoro resta la curiosità sui tirocini che saranno avviati alla Regione: Musumeci ha ribadito che il contributo dei giovani laureati servirà a velocizzare l’operato degli uffici. In ballo ci sono oltre un centinaio di posti.

Infrastrutture e trasporti
Con il nuovo anno dovrebbero ripartire i cantieri per il raddoppio della statale 640 Caltanissetta-Agrigento e sull’autostrada Siracusa-Gela. Entrambe le tratte durante il 2018 sono state interessate dai problemi che hanno caratterizzato le imprese aggiudicatarie dei lavori: nel primo caso Condotte, fallita e i cui impegni saranno assunti da Cosedil, e nel secondo l’emiliana Cmc, al centro di una grave crisi finanziara. In ballo anche i lavori sulla Palermo-Agrigento, dove Anas dovrebbe aprire i cantieri, ma anche sulla Messina-Catania, dove c’è da appaltare gli interventi da fare sulla frana a Letojanni. Per quanto riguarda le strade provinciali, bisognerà capire se arriverà un commissario straordinario da Roma o se la Regione rivedrà la propria volontà, puntando su una regia interna per l’uso dei fondi a disposizione.

Per il capitolo dei trasporti su rotaia, il 2019 dovrebbe prevedere la gara per il raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, mentre si tornerà a lavorare sulla tratta Trapani-Palermo, chiusa ormai dal 2013. A Catania la metropolitana dovrebbe registrare l’inaugurazione della stazione nel quartiere Monte Po, ma anche quella in zona Cibali. A Palermo, invece, la speranza è che il nuovo anno possa accelerare i lavori nei cantieri per la realizzazione dell’anello ferroviario.

In merito al capitolo aeroporti bisognerà capire quale futuro dare agli scali di Trapani e Comiso, in crisi di traffico. Entrambi a novembre hanno registrato il flop dei bandi di co-marketing, con poche tratte che hanno interessato le compagnie aeree. A riguardo in estate il presidente Musumeci si è detto convinto che una soluzione possa passare per la creazione di due società capaci di gestire più scali: l’idea, nello specifico sarebbe quella di crearne una per Palermo e Trapani, e un’altra per Catania e Comiso. Infine resta aperta la questione continuità territoriale: tema più volte ripreso dalla politica regionale, ma che finora è rimasto al palo.

Lavoro
Nella terra in cui circa una persona su cinque non ha un’occupazione – i numeri sono ancora più impietosi se si restringe il campo ai giovani – il 2019 sarà l’anno in cui l’attenzione generale andrà a un provvedimento che non compete al governo regionale, bensì a quello nazionale: il reddito di cittadinanza. Con il via libera alla finanziaria sono stati stanziati i fondi, adesso manca il decreto che disciplini il sostegno a coloro che non hanno un lavoro ma dimostreranno di cercarlo. E se sulle cifre e beneficiari c’è ancora poca chiarezza, ciò che è certo è che pilastro portante del sistema saranno gli uffici per l’impiego, gli stessi che in Sicilia fino a oggi sono uno degli anelli più deboli della macchina amministrativa. Dalle code che iniziano all’alba all’offerta di proposte lavorative tarate sui profili personali il passo sembra tutt’altro che breve.

Pubblica amministrazione
Anche su questo fronte non mancano le sfide. A partire da quella che vedrà protagonisti i dipendenti regionali: a loro il 2019 dovrebbe portare l’attesissimo adeguamento del contratto di lavoro, fermo ancora a oltre dieci anni fa, in barba a inflazione e paniere Istat. Il percorso è stato attivato alcuni mesi fa dall’assessora alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso, che ha fatto ripartire l’interlocuzione con le sigle sindacali, dopo il gelo dell’epoca Crocetta. In busta paga i dipendenti regionali, troveranno un aumento medio di 80 euro, tra chi ne percepirà cento in più e chi, invece, vedrà crescere lo stipendio di appena 60 euro al mese. I tempi? «Dai primi mesi dell’anno- assicura Grasso -. Abbiamo ricevuto certezze da parte dell’Aran, per cui partiremo presto». 

A tenere banco ci sarà inoltre il disegno di legge sulla semplificazione amministrativa, attualmente all’esame della prima commissione all’Ars, che promette finalmente di snellire i tempi spesso elefantiaci della burocrazia regionale. Un altro importante obiettivo dell’assessorato alla Funzione pubblica è l’avvio dei percorsi di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, grazie anche al recepimento della legge Madia. «Ci ha permesso di potere pensare seriamente alla norma di sblocco delle assunzioni inserita in Finanziaria. Se otterremo il via libera da Roma potremo finalmente far ripartire i concorsi pubblici in Sicilia».

Altro tema importante sarà quello degli enti d’area vasta. Sui bilanci delle Città metropolitane e del Liberi consorzi grava il prelievo forzoso da parte del governo centrale. Proprio in occasione del voto alla Camera della legge di stabilità, lo scorso 30 dicembre, la deputata forzista Giusi Bartolozzi ha presentato un ordine del giorno che imponeva al governo maggiore attenzione sulle condizioni in cui versano le ex Province siciliane. «Ma Lega e M5s – attacca Grasso – lo hanno bocciato. Proseguiremo nella nostra battaglia, insistendo in tutte le sedi sulla sospensione del prelievo forzoso, per tornare a dare respiro alle ex Province».


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