C’est la revanche!

Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! La straordinaria vittoria degli azzurri ci riporta al triplice urlo di Nando Martellini, autore della telecronaca della finale Italia – Germania nell’82. L’eco di quella voce si è fatto risentire. Il cronista che ci portò fortuna nell’82 se n’è andato da tempo, ma la coppa è ritornata in mano nostra. Proprio strano questo mondiale.

Grazie Nando, questa vittoria è anche tua!

Sono le 6 del mattino ormai, la città si risveglia dalla lunga notte di festeggiamenti. I panettieri hanno già impastato e infornato il pane. I netturbini rendono un po’ più presentabile la città per i cittadini e i turisti che la vedranno col sorgere del sole. Quei pochi ancora in giro, tornano a casa. Stanchi, certo, ma con il cuore pieno di orgoglio e gioia.

Non puoi commentare quello che è successo. Che ci sarebbe da dire? Tutti lo abbiamo vissuto in prima persona. Ognuno nella sua personalissima maniera. E ognuno porterà certamente ricordi diversi da quelli degli altri. Ma del resto, possiamo raccontare il nostro mondiale ed io, temerario redattore insonne, vi racconto il mio.

Comincia tutto ad Acicastello, nella piazza antistante il castello: la gente si raduna sin dalle 7 di sera. Il maxi schermo è stato installato già nel pomeriggio, nonostante il tempo incerto. Mezz’ora prima della partita infatti piove. La gente si guarda attorno per capire che faranno gli altri: sfidare la pioggia o trovare un posto dove vedere la partita in compagnia?

La partita è seguita con grande passione da tutti: bambini, adulti, ragazzi e anche qualche anziano. Una profetica testa rasata ha disegnato il pallone da un lato e dietro la nuca la coppa del mondo. Una coppa che i nostri azzurri avrebbero conquistato solo ai rigori.

La partita comincia. Niente pioggia. Al 6’ il rigore assegnato ai francesi è una doccia fredda. Sgomento in piazza. Il rigore non c’era! Lo ha appena strusciato! Ma l’arbitro è deciso. Buffon. Tutti hanno fiducia in lui. Niente da fare. I Bleus vanno in vantaggio. Il pericolo è che i nostri si perdano d’animo. Per fortuna arriva anche il gol di Materazzi, al 19’. Il suo stacco è il volo di un angelo che ci riporta dall’inferno al purgatorio.

Per tutto il resto della partita sofferenza ed esultanza si mescolano a formare una miscela che con l’ultimo rigore calciato da Fabio Grosso, esplode violentemente.

Lacrime di gioia. Abbracci virulenti. Salti martellanti. E poi canti, trombe, fischi, applausi. Tutta l’attesa patita durante il mondiale viene fuori. D’un colpo. Di nuovo quei maledetti rigori. Stavolta la rivincita. Chi la fa l’aspetti. Gli abbiamo reso pan per focaccia. Chi di spada ferisce, di spada perisce.

Dopo aver assistito alla premiazione, la gente si sposta in auto. Si va a Catania. Piazza Europa è invasa da orde di tifosi impazziti. La nuova fontana della piazza con le sue (non proprio limpide) acque raffredda i bollenti spiriti patriottici. La sirenetta in marmo della piazza sta a guardare. Dopo l’ascesa del Catania in A e il campionato vinto (?) dalla Juventus, si è dovuta sorbire anche quest’altra invasione nel suo eremo felice.

Una bandiera francese viene bruciata con alcool e accendino. Questo no! Piuttosto facciamo un applauso ai francesi che, a parte l’incornata ricevuta da Materazzi da parte di Zidane, improvvisatosi per l’occasione caprone d’alta montagna, sono stati corretti. Battaglieri, come il loro storico spirito rivoluzionario gli impone, ma corretti.

Anche se molto stanchi della festa, ci si sposta a piazza Duomo. Non c’è tantissima gente, ma ci sono un paio di ragazzi in piazza Università con cui si festeggia. Mi ricordo allora di avere un pallone in macchina. Qualche passaggio per riscaldarsi e poi partitella di 10 minuti a “porta romana” sotto le finestre del Rettorato. Le energie per giocare ci sono ancora, nonostante le urla di gioia, le ore in piedi e la marea di cibo ingurgitato tra dolci e roba salata.

Sono le 4 e mezza. E’ tempo di andare. La partita improvvisata così su due piedi finisce in pareggio. Qualcuno suggerisce di andare ai rigori. Scoppia l’ennesimo riso liberatorio. Di rigori non ne vogliamo più sentir parlare.

Grandi azzurri!
(Al mio amico è scappato “Forza Italia” sulla scalinata Alessi, non vi dico le occhiate!)


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