Uscirà domani U fujutu su nesci chi fa?, il nuovo album del cantautore catanese Cesare Basile, che immerge in un’atmosfera surreale subito allegoria del mondo contemporaneo. Lijatura, l’anteprima uscita lo scorso dicembre, anticipa l’alone mistico che avvolge il nuovo disco. L’intricato gioco di parole, sul tappeto percussivo del basso con accorati interventi corali, descrive un terribile sortilegio che sottomette gli offesi al punto da renderli grati a chi li offende. Nove brani più uno introduttivo, rigorosamente in dialetto, con testi e musiche di Basile, diventano un omaggio alla Sicilia in cui prendono vita i personaggi della tradizione popolare, all’interno di sonorità blues, folk e poliritmia africana.
«Nel nuovo disco si racconta l’arrivo di un evento disastroso, una tromba d’aria, ed è come se in una città sotto l’effetto di una maledizione tutti si sottomettessero ai loro padroni», dichiara l’autore. I personaggi antichi diventano parabola della realtà di oggi, collante allegorico U fujuto, il matto, che personifica l’imprevisto. Che cosa accadrebbe se l’imprevisto innescasse meccanismi di trasformazione all’interno di un sistema circolare? «Questo fattore che rappresenta l’irrazionale – continua Basile – può significare anche speranza. Esso potrebbe rompere l’incantesimo che ti sottometteva e ti faceva dire grazie ai tuoi padroni».
Tri nuvuli ju visti cumpariri, a parere di Basile, potrebbe essere invece il brano manifesto del disco, per la struttura ossessiva e ripetitiva con cui si manifesta la paura di chi vede arrivare una sciagura. «La Sicilia vive dentro al disco perché il luogo in cui si nasce diventa la prospettiva da cui guardare il mondo e questa mi suggerisce i personaggi tipici della tradizione siciliana: la mavara, i maestri di bastone, il matto». Un messaggio forte quello di Basile, che prendendo le distanze dai luoghi comuni legati alla Sicilia, fa riferimento all’accondiscendenza tipica del mondo intero. E se lo sfruttamento dei padroni non dipendesse da fattori sociali o politici e fosse frutto di un maleficio? Ciò a livello musicale si cristallizza con un’africanizzazione dei brani che si muovono con disinvoltura tra l’arcaicità del dialetto e la modernità del sound.
A confermarlo lo stesso artista: «Com’è accaduto nei due dischi precedenti, anche qui si tenta di scendere dalle tradizionali griglie del Sud Italia fino all’Africa, nel tentativo di succhiare le radici della Sicilia e scoprire quanto questa terra sia stata contaminata da altri e quanto ancora potrà esserlo». C’è più Africa nel nuovo disco, per il maggiore uso di percussioni, di armonizzazioni delle voci e di meccanismi di call and response. L’album in arrivo ha visto la collaborazione di Simona Norato, Massimo Ferrarotto, Luca Recchia, Sara Ardizzoni, Roberta Gulisano, Guido Andreani. U Fujutu su nesci chi fa? sarà presentato il 15 marzo al teatro Coppola di Catania e il 16 a I Candelai di Palermo, a seguire un tour lungo lo Stivale.
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