Un'intervista esclusiva alla discendente della storica famiglia che da anni vive a Roma. Una visione amara di una città in decadenza e abbandonata. La critica alla politica intesa come «uno stipendificio», il rimpianto dell'ex governatore Cuffaro e l'appello alla società a reagire. «Questa terra merita una classe politica di gente perbene che sappia lavorare»
C’era una volta la Palermo della Belle Époque Costanza Florio: «Oggi solo sporcizia e degrado»
In decadenza e abbandonata. Costanza Afan de Rivera Costaguti, figlia di Giulia Florio e nipote di Ignazio Florio e Donna Franca, da anni vive a Roma, lontana dalla Sicilia. A MeridioNews ha raccontato come ha ritrovato la città, confrontandola con i ricordi e le immagini della “sua” Palermo. Un’analisi lucida e disincantata, ma anche piena di rabbia e amarezza per un passato che ormai non c’è più. «In questo ultimo anno sembra non ci sia stata alcuna manutenzione – dice – la città abbandonata, sporca e disordinata. Sono molto arrabbiata, i parcheggi inesistenti, la viabilità infernale e la sporcizia caratterizzano oggi una città che è stata una perla». Un degrado dovuto agli stessi palermitani, «incapaci di gettare l’immondizia nei cestini», ma di cui anche l’amministrazione non è esente da colpe: «Visto che si paga, e tanto, per il servizio è assurdo che la nettezza urbana non se ne occupi».
Ma Palermo è anche una città fiaccata dalla crisi, che ha gradualmente visto scomparire negozi e vetrine storiche del passato, in assenza di interventi da parte del Comune. «Le difficoltà economiche che hanno determinato la chiusura delle insegne storiche – spiega – non sono state minimamente combattute dall’amministrazione, agevolando i commercianti come accade in altre regioni. Il risultato è una lunga fila di saracinesche chiuse». Per non parlare di via Maqueda. «La strada per eccellenza di Palermo, bella e affascinante, conosciuta anche a Londra – attacca – oggi si è trasformata in una China Town. Sono errori come questo ad uccidere una città che è stata il cuore della Belle époque e il centro del mondo all’epoca dei miei nonni».
A preoccupare la discendente dei Florio anche i piccoli fenomeni di vandalismo. «La gente ha difficoltà nel rispettare i monumenti, va incrementato il controllo per le strade – sottolinea -. Quei pochi funzionari dell’ordine che vedo in giro prendono multe, mentre la gente distrugge Palermo. Un degrado che il sindaco Orlando non è in grado di correggere. Siamo circondati da ambulanti che vendono illegalmente e senza pagare le tasse merce contraffatta e spesso tossica. Ma questi poveretti sono vittime, arrivano in uno Stato razzista che non può mantenerli né farli integrare e li costringe a vivere da criminali».
Una tema che sta molto a cuore a Costanza Florio riguarda la gestione dei beni culturali e, in particolare, la vendita all’asta che potrebbe minacciare il ritratto di Franca Florio. «Il dipinto del Boldini ha un valore patrimoniale oltre che storico per la Sicilia, non merita di finire nel salotto di qualche russo». Attraverso la Fondazione Florio e i social network una catena si sta muovendo per sensibilizzare le istituzioni e impedire che il quadro sparisca. Bocciato il Comune, ma anche la Regione. «Manca un governo regionale. Se solo la gente sapesse quanti fondi vengono sprecati, eppure di progetti di recupero da portare avanti ce ne sarebbero».
Per Costanza le cronache sulla Regione trattano solo dei litigi interni e di bilanci non approvati. «L’unica cosa da fare sarebbe mandare a casa Crocetta, ma nessuno ha il coraggio di perdere la poltrona. Mi prenderò gli improperi di tutti, ma viva Totò “Vasa Vasa” (l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, ndr), l’unico presidente capace di far girare i soldi regionali che oggi con grande signorilità paga colpe non sue. Quando tornerà a Palermo lo andrò a salutare. Anche Musumeci avrebbe potuto dare molto a questa terra».
Attiva politicamente da quando aveva 14 anni, ha rifiutato di candidarsi a sindaco di Palermo. «La politica non esiste più, è uno stipendificio per uomini che pensano di essere i nuovi reali. Le conseguenze le vediamo con Grillo e con l’astensionismo. L’appello che lancio adesso è quello della reazione. Questa terra merita una classe politica di gente perbene che sappia lavorare, senza che i soldi restino attaccati alle loro dita. Invece di abolire le Province avrebbero dovuto abolire le Regioni, che sono mangiatoie, una su tutte il Parlamento siciliano». Poi la nostalgia, per il passato e la sua famiglia che dal nulla ha costruito un impero. «I miei nonni, da una bottega in Vucciria, hanno fatto il teatro Massimo. Hanno lavorato sì, per loro, ma sopratutto per la società. Il fine era quello di dare lustro e lasciare qualcosa per la collettività. Oggi probabilmente, soffocati dalle tasse e con la prospettiva di abbandono, chi desidera far qualcosa ci pensa mille volte. Pensiamo ad Antonio Presti, denunciato per abusivismo edilizio per Fiumara d’Arte: è assurdo» conclude.