«Sembra che lei sia disconnesso, che non viva in questa terra». Con parole dure e tono pacato Francesco Cascio, del Nuovo centro destra affonda i colpi contro il presidente della Regione Rosario Crocetta che ha appena finito di parlare di «poteri occulti» che si nasconderebbero dietro la pubblicazione della presunta telefonata tra lui e il suo medico Matteo Tutino.
Eppure una parte del centrodestra è pronta a concedere ancora un tempo limitato al presidente. Almeno stando a sentire il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone: «Lei è stato investito da una valanga di fango dal suo partito – afferma – eravamo pronti a presentare una mozione di sfiducia. Ma alla luce delle sue dichiarazioni diamoci un termine, uno, due mesi, un periodo stabilito perché ci sono ragioni più urgenti del contrasto al suo ruolo». Sulla stessa linea Cascio, del Nuovo centro destra: «Solo una cosa saggia ha detto – sottolinea rivolgendosi a Crocetta – decidiamo insieme un’exit strategy».
Non cedono, invece, a nessuna apertura i deputati del Movimento cinque stelle: «Se ne deve andare – arringa il capogruppo Salvo Siragusa – per i due anni e mezzo di assoluta incapacità politica, per la continuità con il passato, per le menzogne che continua a propinarci, perché è chiaro che non è un presidente libero. E con lei – aggiunge – se ne devono andare quanti l’hanno appoggiata. La Sicilia non può essere terra di battaglia interna al Pd».
Proprio il principale partito di maggioranza è oggetto delle critiche più aspre da parte delle opposizioni. «Dov’era il Pd mentre Tutino e Sampieri facevano carriera? Faceva incetta di transfughi», attacca Siragusa. «Il suo partito – sottolinea Musumeci – è il suo peggior nemico. Il gruppo parlamentare e i quadri dirigenti hanno avuto una condotta schizofrenica e lei è stato sballottato senza rispetto per la carica che ricopre. Tutti sapevano dell’intercettazione eppure il Pd ha accettato di entrare nel governo. Ha fatto u scantatu del presepe, come se non sapesse di quella intercettazione. In verità hanno blandito il governatore che odiano, lo difendevano e congiuravano per sostituirlo, quanta ipocrisia». Quindi Musumeci azzarda il paragone con il re francese Luigi XVI: «Sta facendo il suo stesso errore, lui sottovalutò le conseguenze della presa della Bastiglia e finì come finì, paragone solo politico s’intende», s’affretta a precisare il leader del centrodestra.
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