Vertice in municipio alla presenza di 13 rappresentanti dei comitati cittadini. L'obiettivo è arginare continue risse, vendita di droga e fuochi d'artificio. Per i residenti il numero di locali notturni è troppo elevato. Dubbi su alcune autorizzazioni
Centro storico, il vertice della commissione urbanistica «Inutile piazzare camionette mentre dietro si spaccia»
Anticipare l’orario di chiusura dei locali della movida, eseguire i controlli e, in alcuni casi, sanzionare chi viola il regolamento sull’inquinamento acustico. Regolare e implementare le zone a traffico limitato e verificare la legittimità delle Scie, ovvero le autorizzazioni di inizio attività dei locali distribuiti nel centro storico. Tra piccole bagarre, incomprensioni e rivendicazioni, i temi trattati oggi nel corso dei lavori della decima Commissione presieduta da Manfredi Zammataro, sono tanti. Dopo il tavolo convocato dalla prefettura e l’annuncio del sindaco Salvo Pogliese sul piano di azione per l’ordine pubblico, l’occasione è stata utile per un confronto tra i comitati cittadini e le istituzioni su quella che è balzata agli onori delle cronache come la malamovida. Tra schiamazzi, droghe, fuochi d’artificio e risse.
Circa tredici i rappresentanti dei comitati presenti oggi a dispetto delle sole tre presenze registrate tra i componenti in commissione. Oltre a chi ha il compito di dirigere i lavori, c’era anche un inquieto Giovanni Grasso – che prima attacca la stampa e poi i comitati – e il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castiglione accompagnato, in entrata e in uscita, da Giuseppe Gelsomino. Entrambi hanno espresso un solo intervento per poi lasciare l’aula consiliare in anticipo per impegni istituzionali. Grande assente l’ex primo cittadino Enzo Bianco, citato più volte dai residenti. A Zammataro è toccato il ruolo di moderatore in un botta e risposta non privo di alterchi. «Catania è una città turistica e non a vocazione turistica», ammette Zammataro e per questo «la battaglia non dovrebbe vedere da un lato i ristoratori e dall’altro i residenti», quanto piuttosto quella di «unire le forze per una città civile, sicura e una movida controllata isolando le mele marce», è il discorso di apertura di Zammataro. E in questo senso la proposta del presidente della commissione urbanistica è la costituzione come parte civile del Comune in tutti i processi aventi ad oggetto risse e violenza.
La prima replica, in ordine cronologico, all’introduzione dei padroni di casa arriva da Pietro Castronovo dell’associazione Centro storico. «Siamo costituiti da vent’anni e i problemi sono sempre gli stessi – spiega stizzito Castronovo -, quello che chiediamo sono presidi effettivi e reali, non virtuali come il blindato della polizia che qualche anno fa sostava in piazza Vincenzo Bellini e dietro si spacciava». Così come, secondo la ricostruzione di Castronovo, «è inaccettabile che la polizia municipale, nel corso dei controlli, entri nei locali salutando i proprietari con il bacio sulla guancia». Un constatazione che viene accolta con un applauso da quei pochi cittadini non seduti negli scranni da consigliere. «Questa amministrazione – conclude Castronovo – ha davvero intenzione di affrontare i problemi?».
Ad aggravare il quadro, per Irene Raineri, del comitato Gemmellaro/Sciuti ci sono venti locali che insistono su via Gemmellaro e che sarebbero senza Scia, «peraltro, con l’abitudine di occupare più suolo pubblico di quanto concesso». In quello che è un «elevato e insostenibile numero di locali notturni», mette nero su bianco il comitato «in una via del centro storico ad alta densità residenziale i cui effetti sono i danni ai beni non patrimoniali dei cittadini residenti, il sistematico deprezzamento del valore degli immobili adibiti a civile abitazione e l’aumento del tasso di violenza».
A questi si sono susseguiti interventi che riguardano le stesse identiche difficoltà ma in zone diverse della città: da via Coppola a via Sant’Agata fino a via Crociferi. Tutte zone in cui manca il supporto e la vigilanza sul territorio da parte della polizia municipale. Una carenza che viene riconosciuta dalle istituzioni ma che, al contempo, secondo Grasso e Gelsomino è un problema che deriva dalla mancanza di fondi. «Perché – afferma Gelsomino – dovremmo avere 600 vigili urbani ma disponiamo solo di 80 unità con età media superiore ai 50 anni». La mancata vigilanza sul territorio sarà, per questo, oggetto della prossima convocazione della commissione che avverrà, assicura Gelsomino, «tra dieci, massimo 12 giorni», e che vedrà la convocazione del comandante della polizia municipale Stefano Sorbino.