Sono state inaugurate nel tardo pomeriggio di sabato 30 dicembre al Centro Internazionale di Fotografia, diretto da Letizia Battaglia, le mostre Women Photograph Women e Segreto.Women Photograph Women (letteralmente: Donne fotografano donne) curata dalla giornalista statunitense Melissa Harris, nasce dalla collaborazione con otto fotografe americane che in modi diversi e con differenti sensibilità affrontano il tema della forza e del coraggio delle donne. Mentre Segreto, nelle parole della stessa Letizia Battaglia, «non ha una spiegazione – ognuno dei diciotto fotografi l’ha interpretato come voleva».
Donne che fotografano donne per documentare. Lynsey Addario, Nina Berman, Donna Ferrato (con cui Letizia Battaglia ha condiviso il premio W. Eugene Smith nel 1985), Graciela Iturbide, Mary Ellen Mark, Susan Meiselas, Sylvia Plachy e Stephanie Sinclair: sono le fotografe scelte per la prima mostra, e per le cui Harris nutre una grande ammirazione. Le immagini, selezionate dalla giornalista statunitense in accordo con le fotografe, sono state tratte principalmente dai loro progetti più importanti.
Una storia di rinascita, come nel caso di Nina e Cathy che, unendo la fotografia ai disegni, raccontano la forza di superare il dolore. Donne vittime di violenze che hanno il coraggio di fuggire e ricominciare ad amare, e di altre che invece continuano a sopportare, come in Living with the enemy di Donna Ferrato. Donne che fotografano donne rivoluzionarie, in marcha politica negli scatti realizzati da Graciela Iturbide nel Messico dell’81. Altre ancora matte, o considerate tali, rinchiuse nell’Oregon State Hospital. Ritratte con lo sguardo perso nel vuoto, o con gli occhi vispi che sbirciano da dentro una vasca, in Ward 81, progetto portato avanti da Mary Ellen Mark.
Donne che fotografano donne nonne e donne bambine, ballerine, attrici e spogliarelliste.
E ancora donne che fotografano donne: in viaggio, profughe, rifugiate. Donne siriane in fuga verso il medio oriente, nella cronaca fotografica realizzata da Lysney Addario per il New York Times, durante la guerra civile. Donne piccole, ma grandi, promesse spose ed immortalate da Stephanie Sinclair in Two young two wed. Foto che raccontano costumi e usanze, storie provenienti dal Nepal, dallo Yemen e dall’Afghanistan. C’è Gulam con i suoi 11 anni, un velo rosa e il marito Faiz di 40. I genitori di Gulam hanno raccontato di averla venduta perché non avevano abbastanza soldi per saziare l’intera famiglia.
E poi c’è Segreto, il progetto avviato dalla stessa Letizia Battaglia. «Ci sfugge, apprezzato, saputo, sentito, frammentato com’è nell’infinito accadere che non vediamo, il vivere. Si rivela senza mai svelarsi, nutrito dal suo opaco procedere oltre il conoscibile. Un’aura fatta di quella costante esuberante consistenza che alloggia nel sentirsi in vita, nel sapersi esistere, evidenza segreta di ciascuno, di ogni cosa». Scrive così Maria Luisa Mondello, psicoterapeuta palermitana che descrive perfettamente il senso profondo della collettiva. Appese alle pareti, foto particolari: ombre, scale, stelle, una poesia, cani, una lumaca. Segreti che rimangono segreti. Scatti di gemelle e gemelli che si riflettono su uno specchio d’acqua, a cura di Lia Pasqualino. Una baracca immortalata da Giulia Mariani: all’esterno pericolante, mentre dentro è bellissima, arredata con tappeti persiani e cuscini di velluto. Una sequenza di foto, realizzata da Vera Caleca, che mostra due innamorati intenti a scambiarsi gli occhiali da sole, con in basso la scritta “Ma quando metto i tuoi occhiali vedo quello che vedi tu?”
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