«Credo che tutte le persone che lavorano in un centro commerciale si lamentino. Abbiamo una famiglia e degli amici con cui vorremo passare le festività, facendo cose diverse dalla quotidianità». Giuliana ha 24 anni e da tre lavora al Centro Sicilia, che resta chiuso solo il 25 e il 26 dicembre, l’1 maggio e il 15 agosto. La giovane fa parte di quella larga fetta di catanesi che lavora nei centri commerciali, a cui proprio non va giù il fatto di dover passare i giorni festivi in negozio. La scelta delle realtà commerciali crea ogni anno un acceso dibattito tra dipendenti, divisi tra rassegnazione e sconforto da una parte, e abitudine dall’altra.
Da una parte c’è chi, come Giuliana e molti suoi colleghi, chiede gli stessi diritti di tutti i lavoratori per poter passare con la propria famiglia i giorni rossi sul calendario; dall’altra ci sono anche tanti giovani che si tengono stretto il posto conquistato a fatica e per cui rinunciare alla scampagnata non è un dramma.
Damiana, 26 anni, ha avuto un nuovo incarico in un noto negozio sportivo al Porte di Catania, che per il 25 aprile resterà aperto, così come il 2 giugno e il 15 agosto, e che invece chiuderà il primo maggio, così come il primo gennaio e il 26 dicembre. Alla giovane catanese lavorare nei giorni di festa non pesa. «Lo faccio da quando ho 18 anni e ormai ci sono abituata – dichiara – certo non ho una mia famiglia ed è diverso da chi invece ha figli e marito». L’esempio è quello di due colleghe di Giuliana, da poco rientrate dalla maternità e che saranno regolarmente a lavoro perché «non è concesso a nessuno di mancare».
Ma – in termini di affluenza – vale davvero la pena restare aperti? «Non avendo lavorato altri anni per le festività non so esattamente quanta affluenza ci sia – commenta Damiana – ma credo che nonostante la festa, le persone vengano». E lo conferma Fabrizio, 25 anni, che da un anno lavora come la collega al Porte di Catania. «Sono un po’ di parte – dice – perché mi piace lavorare durante il weekend. Le mie cose le sbrigo durante la settimana e la domenica, quando in giro c’è confusione, mi chiudo in negozio e guadagno anche qualcosa in più».
Certo, questo comporta la rinuncia a passare il fine settimana con la ragazza e gli amici, ma poi potrà concedersi un weekend fuori. «Nei festivi spacchiamo – racconta – già la domenica andiamo molto bene, il pomeriggio di Pasquetta è stato il quarto giorno in cui abbiamo incassato di più durante l’anno». La gente vive nei centri commerciali perché «trova tutto, la mattina va a fare attività e scampagnate e dopo pranzo si riversa qui, proprio come succede durante l’estate». La 28enne Veronica lavora al Porte di Catania, è sposata ed ha una figlia di undici mesi: «Oggi per portare avanti una famiglia bisogna tanti sacrifici. Preferirei stare a casa con la mia famiglia ma penso che molta gente senza lavoro vorrebbe magari trovarsi al mio posto».
«Una vergogna», secondo un dipendente di un famoso shop del Centro Sicilia, che preferisce rimanere anonimo. Per lui il problema, più che le aperture, sono le persone che si recano al centro commerciale in queste giornate particolari. «È gente che non compra nulla e quindi non fa fare fatturato – aggiunge – ma rovina i festivi di chi lavora per permettere a loro di passiare». Se domani non dovesse lavorare, il neo papà trascorrerebbe la giornata con la figlia, non importa se al mare o in montagna. «Mi accontenterei anche di andare in centro a passeggiare, ma di certo non con l’aria condizionata del centro commerciale». «Chi non lavora domenica e festivi – conclude – non lo capisce».
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