Cefalù, sospeso il servizio di erogazione idrica Provvede il Comune, ma l’acqua non è potabile

Un’altra puntata della lotta tra il Comune di Cefalù e la società Sorgenti di Presidiana, che gestisce gli impianti di potabilizzazione della cittadina, e in mezzo ancora una volta la popolazione: come già preannunciato, è stato sospeso il servizio di erogazione idrica. L’erogazione comunque proseguirà in ogni caso per decisione del sindaco Rosario Lapunzina, che con una propria ordinanza ha disposto l’immissione in rete di acqua grezza di cui però è vietato l’uso alimentare. Il braccio di ferro tra la società e il Comune va avanti da tempo, e la chiusura del potabilizzatore è solo un altro degli episodi. Un problema, insomma, specie nel clou della stagione estiva.

Sorgenti di Presidiana vanta un credito di 1,75 milioni di euro e chiede che sia il Comune a pagare: il primo cittadino sostiene invece di non essere mai stato individuato dalla società di ambito territoriale idrico come gestore del servizio dopo il ritiro da parte di Amap a causa dei costi eccessivi di produzione di acqua depurata. Il Comune non paga neanche l’acconto concordato di 500 mila euro sulla mega bolletta perché non è stato autorizzato dall’Ati,  che a sua volta non si è riunito e non ha adottato alcuna decisione malgrado le sollecitazioni dell’amministrazione comunale. La società Sorgenti di Presidiana aveva mandato un ultimatum: avrebbe mantenuto il servizio fino all’esaurimento delle scorte di reagenti. Oggi dunque la scelta di fermare la produzione, mentre prosegue il rimpallo di responsabilità.

In una lunga nota alla stampa Lapunzina ripercorre l’iter che ha portato alla decisione attuale. Spiegando che «non siamo mai stati disposti ad accettare che per mantenere gli altissimi costi di potabilizzazione e di energia elettrica, a seguito di un contratto stipulato nel 2000, si pretenda di raddoppiare le tariffe – dice il sindaco – cosa peraltro impossibile per legge, facendo ricadere solo sui cittadini di Cefalù le diseconomie degli altissimi costi di potabilizzazione che vanno, invece, suddivise tra tutti gli 82 comuni della provincia di Palermo, nel rispetto dei principi del gestore unico d’ambito e della tariffa unica d’ambito, previsti, entrambi, dal legislatore nazionale». 

La querelle poi sembra nel pieno fulcro, e prevede altri colpi di scena. «Abbiamo già chiesto – scrive ancora il primo cittadino – al Presidente della Regione di avvalersi dei poteri sostitutivi nei confronti della Autorità d’ambito. Qualora entro 30 giorni non lo facesse attiveremo la procedura prevista dalla legge con la richiesta dell’esercizio dei poteri sostitutivi al Presidente del Consiglio dei Ministri, attraverso l’Agenzia Nazionale dell’Energia, dell’Acqua e del Gas». 


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