Cda Gesap, fuori Colombo entra Dragotto L’ex ad: «Regione pensa solo a consiglieri»

La partita adesso è sulle cariche interne al Cda, ma lui è già fuori dai giochi. Dario Colombo, amministratore delegato della Gesap dal 2010, non è stato riconfermato. La Provincia gli ha dato il benservito, preferendo Tommaso Dragotto, imprenditore leader del car sharing in Sicilia e nel 2012 in corsa per la poltrona di primo cittadino. Il nuovo volto del Consiglio di amministrazione della società che gestisce lo scalo di Palermo è emerso oggi durante l’assemblea dei soci. Un appuntamento che è sembrato più una resa dei conti tra il Comune di Palermo e l’asse Provincia-Camera di Commercio, entrambi enti commissariati dalla Regione

Palazzo d’Orleans incassa il successo e piazza due uomini nel Cda. Perché insieme a Dragotto entra anche, sempre in quota Provincia (al posto di Giuseppe Di Maggio), Giorgio Di Marco, con un passato alla Seus, la società di gestione dell’emergenza urgenza 118. Due fedelissimi del governatore sussurrano dai corridoi del Palazzo della Regione. Una carta utile a Crocetta per giocare un ruolo di primo piano in un’azienda risanata. Così, pur senza quote azionarie, la Regione si trova ad avere potere decisionale dentro lo scalo palermitano. Palazzo delle Aquile, invece, conferma gli uscenti, Fabio Giambrone e Giovanni Scalia, così come la Camera di Commercio che piazza di nuovo l’imprenditore antiracket Giuseppe Todaro

«Sono stati cinque anni di lavoro difficile, travagliato. È cambiato il mercato di riferimento e anche l’assetto dei soci – racconta a MeridioNews Colombo -. Sono stato chiamato a ricoprire un incarico tecnico, a cui ho assolto con il massimo impegno, portando in utile una società che al momento del mio insediamento perdeva 800mila euro. Ho lavorato in silenzio, rinunciando anche a due premi di produzione per 120mila euro, lasciati nelle casse della società». Una performance che, però, non gli è bastata per assicurarsi la riconferma. «Sono stato il primo a sostenere che una rotazione (dei dirigenti, ndr) era necessaria e indispensabile» dice. 

Eppure un rammarico c’è. «Non poter vedere i frutti del mio lavoro, che lascio in eredità al mio successore e che mi auguro possano portare a risultati anche migliori nei prossimi anni». Perché per Colombo la Gesap ha ulteriori margini di crescita, «fino al 10 per cento». Poi ci sarà da pensare a un «serio piano di privatizzazione». Nulla a che vedere con quello perseguito in passato quando la società non poteva essere appetibile sul mercato, perché «andava consolidata».

Eppure per l’ex ad è quella la strada da seguire. «L’ente pubblico resta un socio ingombrante – ammette -. Dopo la nomina dei propri rappresentanti in seno al Cda, dovrebbe fare un passo indietro, cosa che purtroppo non accade». L’interferenza, allora, può rendere «la gestione della società impossibile». Soprattutto se la Regione «si preoccupa di tre consiglieri nel Cda e non di creare un’offerta di ambito aeroportuale, perdendo l’occasione di una regia di alto respiro». Occorrebbe, allora, pensare al sistema aeroportuale nel suo complesso, mettendo in rete gli scali siciliani e offrendo alle compagnie una maggiore elasticità, per non perdere quote di mercato. Invece, spesso Palazzo d’Orleans «si comporta come un piccolo comune, interessato a proteggere interessi locali in una contrapposizione tra province piuttosto che ragionare su un ambito territoriale ampio. È la montagna che partorisce il topolino». 

La critica nei confronti di Palazzo d’Orleans è servita. Ma Colombo prova a togliersi un altro sassolino dalla scarpa. «Mi chiedo il motivo del silenzio assordante dell’Enac, che cinque anni fa, sotto lo stesso presidente, ritenne necessario intervenire sulla nomina del Cda della Gesap e qualche giorno fa, impropriamente, sul piano di risanamento della Gesap. Una vicenda su cui negli anni passati invece l’Ente non ha mai ritenuto necessario interrogarsi». 

Ma il nuovo Cda suscita le critiche anche del neo presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio. Che punta il dito sul metodo che ha portato alla sua composizione. «Al di là delle scelte e delle riconferme che possono essere senz’altro valide e di spessore per il profilo personale e professionale di ciascuno dei componenti – dice -, la Camera di Commercio di Palermo, proprietaria del 23% di quote societarie, viene di fatto esautorata della sua rappresentanza. Sarebbe stato opportuno, invece, che, fino a ottobre, data presunta della ricostituzione degli organi della Camera, al momento commissariata dalla Regione, le funzioni in seno al Cda Gesap fossero state rivestite dall’attuale commissario straordinario».

Una mossa che per Di Dio avrebbe consentito alla Camera di commercio di avere un “suo” rappresentante dentro il Consiglio di amministrazione. «Una scelta di garanzia». Al contrario la nomina di un soggetto terzo, «individuato intuitu personae dal commissario, destinato a restare in carica per l’intero triennio previsto dallo statuto della Gesap» non garantisce «l’equilibrio della rappresentanza dei soci nel Cda». Consentendo alla Regione siciliana di avere oltre ai due rappresentanti della commissariata Provincia di Palermo «indirettamente, attraverso il Commissario della Camera, un ulteriore rappresentante nell’organo amministrativo, con conseguente evidente alterazione degli equilibri statutari e lesione dei diritti delle minoranze».

Nei prossimi giorni l’assemblea dei soci dovrà riunirsi in seduta straordinaria per discutere la proposta, avanzata da Provincia e Camera di Commercio, di modificare l’articolo 21 dello statuto, in cui si fa riferimento ai requisiti dell’amministratore delegato. Per il commissario straordinario di Palazzo Comitini, Manlio Munafò, la richiesta di modifica statutaria si muove nella direzione di «adeguare lo Statuto a quello di tutti gli altri grandi aeroporti italiani con una struttura azionaria identica a quella di Palermo». Inoltre requisiti troppo stringenti mirano a «restringere fortissimamente la possibilità di scelta dell’amministratore delegato». Una «norma-fotografia» tagliata su misura. 

Una posizione per niente condivisa da Palazzo delle Aquile, che ha già inoltrato specifica informativa alla Procura della Repubblica e all’Anac, rilevando «un anomalo comportamento di silenzio da parte dell’Enac». L’Amministrazione targata Orlando punta il dito contro «l’ondivago comportamento dell’Enac che, attraverso le esternazioni del suo presidente, hanno rischiato di produrre effetti destabilizzanti, con grave pregiudizio per l’azione di moralizzazione e per lo stesso valore dell’azienda». 

Dal primo cittadino, invece, arriva «l’apprezzamento per l’azione anticorruzione, per la rimozione del direttore generale e per la costituzione di parte civile, dopo il gravissimo episodio che ha coinvolto l’ex vicepresidente Roberto Helg. Ritengo inoltre di dover sottolineare – ha dichiarato Orlando – il notevole incremento di voli diretti, di hub, di compagnie operanti e di passeggeri, con grande beneficio per la realtà palermitana e per l’intera Sicilia occidentale». 

Rossana Lo Castro

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