Se ne discute dal 2010 ma, tra gli scherzi della burocrazia, il pericolo sembrava scongiurato per presunte irregolarità della ditta che avrebbe dovuto costruire l'area di raccolta dei rifiuti. Ma adesso la SoAmbiente ha vinto il ricorso presentato e così la possibilità che amianto e terra contaminata prendano posto a 300 metri dalla riserva che ospita i noti laghetti di Avola diventa concreta. I cittadini si oppongono, ma non vengono rappresentanti. Nemmeno dall'associazione ambientalista nazionale, dopo la chiusura del circolo locale denunciata dall'ex presidente Nuccio Tiberio
Cavagrande e la minaccia della discarica Un attivista: «Persino Legambiente tace»
Amianto, rifiuti di aree industriali e materiale proveniente da terreni inquinati. A pochi passi dai laghetti di Avola che ogni anno accolgono centinaia di turisti. Un destino che sembrava scongiurato quello della riserva e sito di interesse comunitario Cavagrande del Cassibile e che invece appare sempre più concreto. «Come sia possibile che la SoAmbiente abbia ottenuto i permessi ce lo chiediamo anche noi – dice amareggiato Nuccio Tiberio, ex presidente del circolo di Legambiente Noto e oggi dell’associazione Noto Ambiente – Nel silenzio di tutte le istituzioni». La sua rabbia e quella degli altri cittadini che si oppongono alla discarica non guarda in faccia nessuno: dal Comune alla forestale, passando per le più note associazioni ambientaliste.
Da almeno tre anni la possibilità di costruzione della discarica tiene residenti e appassionati con il fiato sospeso. Tra gli scherzi della burocrazia. «Il Comune di Noto, nel 2010, aveva sollevato grosse perplessità. A dicembre dello stesso anno aveva dato parere negativo ma, per un cavillo burocratico, il parere non è giunto ed è stato scambiato per silenzio-assenso – spiega Tiberio – Per tutto il 2011 non se n’è saputo più nulla. Nel marzo 2012, la commissione urbanistica dà un parere negativo, ma non viene inserito nella documentazione perché il documento non arriva alla Regione». Ma a bloccare tutto ci pensano «presunte violazioni del protocollo di legalità a carico della ditta», continua l’attivista. L’iter si ferma, il progetto della discarica in contrada Stallaini sembra scongiurato, ma il ricorso della SoAmbiente viene accolto. «E questo ci rimette nei guai», commenta Tiberio.
Così la possibilità che i rifiuti arrivino a poco più di 300 metri dalla riserva di oltre duemila ettari istituita nel 1990 diventa concreta. L’area della SoAmbiente – «zona verde ma circondata da aree rosse con il massimo livello di tutela» – dovrebbe ospitare, secondo i piani, rifiuti di aree industriali, terre provenienti da bonifiche di aree inquinate, residui di estrazioni di materiali metalifferi e non, «che non credo possano venire solo dalla Sicilia – accusa Tiberio – E altre definizioni per noi criptiche su delle non meglio definite polveri». E poi ancora l’amianto, da custodire in apposite vasche che rendono il materiale innocuo per la salute e l’ambiente. «Ma, se si rompono, ci siamo giocati anche una delle ultime aree siciliane non dico vergine ma in buone condizioni».
Il cui paesaggio verrebbe già disturbato dai necessari lavori di ampliamento della strada che porterebbe alla discarica. «Una stradina di sei chilometri che andava bene per i carretti di una volta e che sarebbe tutta da rifare per far passare i camion», spiega Tiberio. Senza considerare l’aumento del volume di traffico nella zona. «Ma noi siamo stati lasciati soli», denuncia l’attivista. In attesa che il Comune dia seguito alle promesse d’intervento e guardando come unica speranza all’interesse dimostrato dal Movimento 5 stelle regionale e nazionale. «Ce l’ho anche con Legambiente – dice l’ex presidente del circolo locale – Che ci ha chiusi all’inizio del 2013 proprio per le nostre divergenze su Cavagrande». E non va meglio con la forestale «che, mi dispiace dirlo, ma non consideriamo un baluardo del territorio», conclude Nuccio Tiberio.
[Foto di Simona Di Salvo]