Assolto perché il fatto non sussiste. Alle 11.30 al tribunale di Messina, il giudice monocratico Simone Monforte ha letto la sentenza che ha stabilito l’innocenza del primo cittadino di Messina. Si è chiuso oggi il primo grado del processo Caf-Fenapi, nato dall’indagine della guardia di finanza che, nel 2017, pochi giorni dopo l’elezione all’Ars, aveva portato all’arresto di De Luca.
L’udienza è cominciata stamattina alle 10 con le repliche conclusive. Subito dopo il magistrato si è ritirato in camera di consiglio. Poco dopo è arrivata la sentenza. Il sindaco De Luca non ha trattenuto le lacrime e ha condiviso il suo stato d’animo in una lunga diretta Facebook in cui ha ringraziato i magistrati e ha ricordato tutte le vicissitudini giudiziarie: 18 processi subiti, che lo hanno visto essere sempre assolto. «Questa è la conclusione del 18esimo processo. Secondo voi non ho motivi per essere arrabbiato – ha commentato a caldo – Da dodici anni sono nel tritacarne. Ho dovuto affrontare tanti sacrifici per difendermi, e per fortuna ho avuto la possibilità di farlo. Ho trovato un giudice ha letto con obiettività i documenti. Anche questa volta non sono riusciti a incastrarmi. Ma hanno attaccato 1500 famiglie che lavorano alla Fenapi e per i quali mi sento responsabile. Questa assoluzione è dedicata anche a loro. Vado avanti a testa alta, la giustizia arriva». L’accusa, rappresentata dal pm Francesco Massara, aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione per il sindaco De Luca, che ha annunciato presenterà in ogni caso domani le sue dimissioni e candidarsi alla poltrona di presidente della Regione.
Assoluzione disposta dal giudice anche per tutti gli altri imputati. Per Carmelo Satta, collaboratore di De Luca la richiesta dell’accusa era sempre di tre anni, uno in meno per il commercialista Giuseppe Ciatto. Nel processo erano coinvolti anche l’ex sindaco di Santa Teresa di Riva Antonino Bartolotta, Cristina e Floretana Triolo, due collaboratrici di De Luca, il responsabile dell’area fiscale del Caf Fenapi Francesco Vito, il rappresentante legale della Fenapi Carmelina Cassaniti e Fabio Nicita, vicepresidente del cda della Fenapi per i quali il pm aveva comunque chiesto l’assoluzione.
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