Catania, un tappeto di bici per #salvaiciclisti «Ci serve aiuto da parte delle istituzioni»

«Le ho contate tutte!». Un bambino, in via Vittorio Emanuele a Catania, ride: «Non ne ho persa nemmeno una: sono 276!». Quella di un ragazzino non è certamente una stima ufficiale, ma piuttosto attendibile. Perché anche gli organizzatori hanno parlato di «circa 250 partecipanti», tutti in bicicletta, tutti aderenti alla manifestazione Salvaiciclisti (o meglio, #salvaiciclisti), di sabato pomeriggio. Da piazza Duomo a piazza Duomo (di nuovo), attraversando tutte le arterie principali della città, compresi viale Africa, corso Italia, via 6 aprile e via Dusmet. Un tappeto umano su due ruote ha fatto suonare il capoluogo etneo al ritmo dei campanelli sui manubri. Mentre gli automobilisti in coda se la prendevano coi loro clacson e i passanti a piedi si lasciavano incuriosire. «Ma com’è che non hanno fatto tanta pubblicità a questa corsa?», chiede un commerciante di piazza San Placido a un amico. «Non lo so – gli risponde quello – ma mi pare presto per il giro d’Italia».

Un giro di Catania, invece, per chiedere al sindaco Raffaele Stancanelli – in contemporanea coi gruppi di ciclisti di Roma, Londra, Edimburgo e altre città del mondo – più diritti per chi si muove su due ruote. All’ombra dell’Etna, l’elenco è diventato un decalogo, che prevede la riapertura di via Etnea alle bici (è ancora chiusa per via della cera di Sant’Agata), la ciclabilità delle corsie preferenziali, il parcheggio gratuito per le biciclette, l’estensione della ztl, la diminuzione delle strisce blu, l’istituzione di un servizio di minibus, la creazione di piste ciclabili e il trasporto gratuito delle biciclette in metropolitana e in tutti i mezzi pubblici.

«E poi bisognerebbe anche educare gli automobilisti catanesi alla presenza dei ciclisti per strada», afferma Michele Cavallaro, 30 anni, ciclista quasi per caso alla #salvaiciclisti. La bicicletta potrebbe essere un’alternativa alle auto, «ma il territorio è poco pianeggiante, e poi manca ancora la cultura delle due ruote», fa eco all’amico Alessandro Nicotra, trentenne pure lui. Claudio Mauceri, medico, 36 anni, è più ottimista. Forte, lui, della sua bici elettrica. «Vado ovunque, senza sudare, faccio perfino la salita di Sangiuliano», sorride. Fa parte del Movimento cinque stelle, «che ha molti punti in comune con questa manifestazione». Ma non ha con sé nessun logo, «era una delle regole per la partecipazione». Niente partiti, solo persone. Che si danno consigli l’un l’altra: «Io non faccio altro che dire che la gente dovrebbe andare con le bici elettriche», afferma Claudio. La sua è costata 1000 euro, senza l’incentivo comunale previsto di 250 euro: «Chi vende le biciclette non lo accetta: dicono che il Comune paga troppo tardi, non vogliono averci niente a che fare». Un investimento, «che ti ripaga dopo appena sei mesi: niente assicurazione, niente benzina, niente manutenzione». Esci e fa tutto lei, basta pedalare. Secondo qualcuno, però, la buona volontà degli individui non basta: «Ci devono un po’ aiutare le istituzioni, servono spazi per i ciclisti», dice Laura Scuderi, 34 anni. Mentre Laura parla, arriva un uomo anziano. «Ho 78 anni e sono di Faenza – ride, allegro, con il suo accento emiliano – Dove mi posso iscrivere per partecipare alla manifestazione?». È a Catania perché un amico gliel’ha consigliata, gira con una videocamera per riprendere tutto,  e davanti ai ciclisti è contento. «Lei va in bicicletta, a Faenza?», la domanda è d’obbligo. «Si capisce – risponde – Finché il cuore regge».


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Erano più di 250, e hanno fatto suonare la città coi loro campanellini. Le biciclette hanno invaso il capoluogo etneo, sabato pomeriggio, e hanno bloccato pacificamente il traffico, causando lo scontento – inevitabile, ma pacifico anche quello – degli automobilisti. Una manifestazione allegra, in contemporanea con Roma e Londra, per ricordare alle amministrazioni locali che chi va su due ruote ha bisogno di tutele. Guarda le foto

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