L'assessore regionale commenta la notizia dell'interruzione delle procedure per il finanziamento di un'infrastruttura attesa da 18 anni. Per la viceragioneria generale dello Stato, Alessandra Dal Verme, sarebbero stati saltati dei passaggi burocratici. «Potevano effettuarli prima», replica l'esponente della giunta Musumeci
Catania-Ragusa, si blocca l’iter per il raddoppio Falcone: «Governo nazionale dimentica la Sicilia»
«Il comitato ha ripreso l’allarme che ho lanciato la scorsa settimana, quando mi sono reso conto che il progetto era stato bloccato». Ad affermarlo è l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, parlando dello stop al raddoppio della Ragusa-Catania, il cui iter, per l’ennesima volta, ha subito una brusca frenata, mettendo seriamente a rischio i finanziamenti. Per l’assessore, che a MeridioNews fa riferimento a un intervento della vice-ragioniera generale dello Stato Alessandra Dal Verme, «la motivazione è strumentale» e finalizzata a far perdere tempo prezioso, a dimostrazione di un totale disinteresse del governo nazionale per le sorti delle infrastrutture siciliane.
Secondo Dal Verme, il progetto deve ancora passare dalla commissione superiore nazionale dei lavori pubblici e poi, essendo un project financing, validato dal Mef, il ministero Economia e Finanze. Solo a quel punto potrà andare al Centro interministeriale per la programmazione economica. «Il progetto ha già ottenuto tutti i pareri – spiega invece Falcone – e non è necessario mandarlo alla commissione, perché il ministero Trasporti ce l’ha da un anno e mezzo sul proprio tavolo, lo ha valutato e ha chiesto le integrazioni necessarie. Se fossero stati indispensabili, tutti questi ulteriori passaggi avrebbero potuti farli già da molto tempo, invece, quando tutto sembrava che fosse in regola (il 22 dicembre il Cipe si era già espresso sul penultimo passaggio, confermando i vincoli espropriativi) è stato rimandato indietro».
Per l’esponente del governo Musumeci, a Roma stanno facendo il gioco dell’oca sulla pelle dei siciliani e considerato che adesso potrebbe anche essere richiesta la valutazione di impatto ambientale (Via) potrebbe passare un altro anno prima dell’inizio dei lavori. Tutto questo mentre giovedì scorso, a Napoli, il ministro Delrio aveva garantito che il raddoppio si sarebbe fatto. «Ero presente e ho personalmente ascoltato le sue dichiarazioni – continua Falcone – ma nelle stesse ore la dottoressa Dal Verme ha messo una pietra tombale sull’iter. Abbiamo manifestato il nostro disappunto – aggiunge – ma temiamo che, a questo punto, l’unica cosa da fare sia aspettare il nuovo governo che verrà fuori dalle elezioni del 4 marzo, sperando che possa prendere posizione, riducendo i tempi per le procedure». Un ulteriore colpo alla Sicilia, dunque, e a una provincia, quella ragusana, che non ha ancora un solo chilometro di autostrada. «Si vede che, al di là dei proclami, la nostra terra non è al centro dell’agenda del governo nazionale. La settimana prossima, comunque, sarò di nuovo a Roma – annuncia Falcone – e cercherò di sollecitare un’accelerazione delle procedure».
Il raddoppio della Ragusa-Catania, arteria sulla quale i morti si contano a decine, è un’opera da realizzare sia con fondi pubblici che privati, comunitari e strutturali, tutti di nuovo a rischio. «Tali ritardi – si legge nella nota diramata ieri dal comitato di cittadini che segue la vicenda – intralciano le procedure propedeutiche che erano partite, come gli espropri dei terreni asserviti, che si sono dovuti fermare. Per ultimo, ci fanno rilevare come il tempo che inesorabile passa e fa tardare l’inizio dell’opera pone delle difficoltà al finanziamento pubblico di fonte europea in capo alla Regione siciliana che, già nel mese di marzo 2018, sarà oggetto di revisione sulla reale disponibilità per la realizzazione e attuazione dell’opera da parte degli uffici dell’Unione Europea». Per tali motivi, dopo una riunione tenutasi presso il Comune di Francofonte, il 7 febbraio, il comitato ha avanzato richiesta di un incontro urgente con il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e con il ministro Del Rio, concordando anche «la mobilitazione dei territori con ogni azione utile per rappresentare la necessità di arrivare in tempi certi, e oramai ineludibili, alla realizzazione di questa vitale infrastruttura che, pensata nel 1998, ha una storia burocratica di oltre 18 anni che ancora deve essere completata».