Catania città aperta, dalla teoria alla pratica «Analizzare, ragionare e poi lottare»

È partito il laboratorio politico Catania città aperta, promosso da un gruppo di cittadini che hanno deciso di dare il proprio contributo per cambiare, in meglio, la città. L’incontro di ieri pomeriggio – il primo di una lunga serie, garantiscono i promotori – si è tenuto in un’aula A1, all’ex Monastero dei Benedettini, piena di gente.

«Vogliamo invertire ogni logica politica che ha governato Catania negli ultimi 12 anni. Per cui discutiamo di contenuti piuttosto che di nomi» afferma Pierangelo Spadaro, uno dei primi firmatari. Ma cosa è questo laboratorio? Online, già prima dell’assemblea plenaria, era disponibile una bozza di programma. Principi e idee un po’ generici che non dissolvono i dubbi. Si vuole creare un nuovo partito politico? Magari un movimento che si presenterà alle prossime elezioni amministrative con una lista civica? Alla fine uscirà un solo nome da candidare come sindaco? O niente di tutto questo? «La nostra bozza è  volutamente generica» afferma Andrea D’Urso, aderente all’iniziativa. «Vorremmo che le persone si mettessero in gioco, che esponessero le loro idee per discuterne insieme. Vogliamo includere tutti e poi ragionare sugli esiti».

Neanche i promotori dell’iniziativa, dunque, sanno dove arriverà il movimento che stanno cullando già dalla primavera scorsa e che sta cominciando adesso a prendere forma. Punto fermo è la volontà di non avere nulla a che fare con chi ha amministrato la cosa pubblica fino ad ora, ma anche l’assenza di un marchio politico indelebile sui loro manifesti. L’adesione al laboratorio è del tutto personale e volontaria. «Ciò che sappiamo con certezza – afferma Spadaro – è che non siamo un partito politico che propone un qualcosa di preconfezionato alla gente. Al contrario – spiega – vorremmo stilare un programma partecipato per il governo della città che si differenzi del tutto dalla politica clientelare e parassitaria che ha Catania da troppi anni ormai».

Allo scopo di rendere quanto più concreto possibile il lavoro che si vuole portare avanti, sottolineato anche nel nome dell’iniziativa, si stanno creando dei laboratori tematici. Urbanistica, politiche sociali e scuola e cultura sono i tre già in corso e che sono stati presentati ieri alla platea. Altri verranno inaugurati a breve. Tre le fasi previste sia per il movimento nel suo insieme che per i singoli laboratori: «Fotografare la situazione, ragionare su possibili proposte migliorative e procedere poi alla battaglia politica» dichiara D’Urso che comunque sottolinea come sia necessario un cambio radicale nella cultura di cittadino.

Delusione per chi era venuto ad ascoltare il procuratore palermitano Antonio Ingroia, ospite d’eccezione «perché simbolo di legalità per il suo spirito etico e la sua professionalità» come affermato da Nunzio Famoso, ex preside della facoltà di Lingue di Catania. Il procuratore, infatti, è stato fermato da impegni lavorativi imprevisti. La sua presenza era fortemente voluta, ma è stata sostituita da un messaggio letto alla platea dal giudice Giulio Toscano. «Stiamo attraversando un momento delicato ma promettente del Paese e la partecipazione attiva dei catanesi per un futuro migliore è fondamentale – ha scritto Ingroia – Ognuno deve partecipare. Il cittadino deve essere attivo, responsabile e fiero dei propri diritti».

Insomma,  «N’amu a moviri» come afferma Leo Gullotta nel suo video a supporto dell’iniziativa. Filmato che chiosa citando Giuseppe Fava: «A che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?». Proprio questo è lo spirito del laboratorio.


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