Una parte della biblioteca universitaria regionale di catania, che raccoglie particolari e storici libri, rarissime e pregiate riviste e dischi con musiche di tutti i tempi, ha sede nel palazzo carcaci, una imponente struttura che si affaccia anche sulla centralissima via etnea, ai quattro cantoni di catania. Da tempo sono stati denunciati significativi danni alla struttura con lesioni e gravi infiltrazioni di acque piovane, evidenti persino nella sala consultazioni. Un rischio grave per il materiale custodito nella biblioteca, inoltre si ha notizia che l'impianto antincendio è vetusto e inefficiente.
Catania, Biblioteca Regionale a pezzi
Una parte della Biblioteca Universitaria Regionale di Catania, che raccoglie particolari e storici libri, rarissime e pregiate riviste e dischi con musiche di tutti i tempi, ha sede nel Palazzo Carcaci, una imponente struttura che si affaccia anche sulla centralissima Via Etnea, ai quattro cantoni di Catania. Da tempo sono stati denunciati significativi danni alla struttura con lesioni e gravi infiltrazioni di acque piovane, evidenti persino nella sala consultazioni. Un rischio grave per il materiale custodito nella biblioteca, inoltre si ha notizia che l’impianto antincendio è vetusto e inefficiente.
A nulla sono valse le richieste di intervento alla proprietà: sì, perché la Biblioteca Universitaria Regionale di Catania è privata e la Regione Siciliana paga un canone annuo di affitto che si aggira sui 100 mila euro.
Ma il fatto più grave è che la Regione siciliana ha previsto il trasferimento della biblioteca nella parte resa agibile, con un congruo finanziamento, circa 860 mila euro, dell’ex Collegio dei Gesuiti, un palazzo settecentesco situato nella scenografica barocca via dei Crociferi di Catania, acquistato dalla Regione siciliana circa 15 anni fa. Solo che da parecchi mesi, oramai, il trasferimento viene ritardato, perché non si riescono a trovare circa 10.000 euro per dotare la nuova struttura dei sistemi di controllo e sicurezza. Siamo alle solite, non si riesce a trovare nel bilancio regionale una decina di migliaia di euro e si è costretti a pagare 100.000 euro. In più si rischia di danneggiare irrimediabilmente un patrimonio culturale secolare.
Un altro esempio di ordinario spreco, uno dei tanti.