Catania, azzurri sottorete

Dal 30 settembre al 2 ottobre il Palacatania ospiterà la seconda fase del campionato mondiale di pallavolo maschile. L’Italia si è qualificata vincendo tutte e tre le partite del primo girone, ed è arrivata a Catania con la voglia di esaltare anche il pubblico etneo. Mentre i giocatori erano impegnati nella seduta di allenamento mattutina, Alberto Gavazzi, team manager della nazionale, è stato ospite di ‘Cus Informa’, programma di approfondimento sulle attività sportive del Cus, rispondendo ad alcune domande.

Alberto, l’avventura di questa nazionale è cominciata nel migliore dei modi, con tre vittorie su altrettante partite, anche se contro l’Iran abbiamo rischiato, forse per un po’ di rilassamento. Qual è l’umore della squadra?
«La nostra avventura è cominciata come volevamo, con tre vittorie, l’umore quindi è molto alto. Le prime due sono state facili, 3 a 0 sia al Giappone che all’Egitto. L’ultima è stata un po’ zoppicante. Abbiamo fatto due set molto bene, nel secondo abbiamo concesso solo dieci punti. Forse in quel momento nella testa dei ragazzi si è creata un po’ di rilassatezza. Ovviamente dall’altra parte c’era una squadra che si giocava ancora la qualificazione e che non ha mollato nemmeno di un centimetro, giocando con il coltello tra i denti. Alla fine abbiamo comunque vinto, anche grazie ad alcuni cambi».

Alla lunga, la possibilità di rodare le riserve, grazie a questa partita tirata, potrebbe essere un vantaggio?
«Sì, assolutamente. È una delle cose che ha detto Matej Cernic, una delle nostre riserve di lusso. Questi cinque set gli sono serviti per carburare ed entrare nel clima mondiale. Quindi, non tutto il male viene per nuocere. L’unica nota negativa è che abbiamo finito tardi e la levataccia la mattina ci è costata qualche occhio un po’ crepato».

Dando una rapida occhiata alla disposizione dei gironi della prima fase, si può dire che l’Italia sia stata fortunata nei sorteggi?
«Purtroppo i gironi si fanno qualche tempo prima, anche un anno, sulla base del ranking mondiale. Da un anno all’altro il ranking può cambiare e quindi poteva capitarci una tra Giappone e Cuba, che sono molto vicine nel ranking. Alla fine ci è toccato il Giappone e da padroni di casa non possiamo che dire grazie perché il corridoio è stato un po’ più favorevole da questo punto di vista».

Questa situazione può avere una duplice valenza. Perché affrontare una squadra forte all’inizio può essere indicativo della reale forza della squadra. Di contro cominciare con tre vittorie è sicuramente un’ottima iniezione di fiducia.
«Sicuramente prendere fiducia è molto importante, ma con questi avversari abbiamo anche potuto impostare un discorso basato sulla condizione fisica. Abbiamo potuto fare un ulteriore lavoro di carico per arrivare pronti alle partite che contano. Non dobbiamo essere brillanti adesso, ma nel corso del torneo».

Un ulteriore vantaggio può derivare dal pubblico. Quanto è importante giocare una competizione come questa in casa?
«Io reputo fondamentale il fattore casa, al di là delle maggiori pressioni che si possono avere. Già nel 2005 è stato decisivo per la conquista dell’Europeo, perché sentire il supporto del pubblico ti carica in maniera unica. Già nelle prime partite i palazzetti erano pieni e sono sicuro sarà così anche a Catania. Dobbiamo sfruttare questo vantaggio. È un’emozione unica, come è successo a Milano, sentire il pubblico cantare l’inno a squarciagola. Entri in campo con un voglia di spaccare tutto».

Adesso si entra nel vivo della seconda fase. L’Italia è inserita in un girone a tre con Germania e Puerto Rico. Sono avversari temibili ma alla nostra portata.
«Sono avversari degni, non sono l’élite della pallavolo mondiale però vengono subito dietro di noi. Hanno entrambi dei mezzi fisici importanti ma sono alla nostra portata. In giornata positiva possono metterci sotto pressione. Puerto Rico ha messo in grossa difficoltà la Russia, una delle favorite insieme al Brasile, perdendo solo al quinto set. C’è un’altra cosa importante: quando giocheremo con la Germania loro saranno già alla seconda partita. Perdere con noi potrebbe significare uscire dalla competizione, nel caso in cui abbiano già perso contro Puerto Rico. Viceversa, vincendo, affronterebbero la gara contro di noi con la consapevolezza di poter già vincere il girone con una gara d’anticipo».

Qual è il giocatore che si è distinto maggiormente in queste prima tre partite?
«Per non dire i soliti nomi, Vermiglio ad esempio, cito Davide Marra, il nostro libero. È un giocatore che lo scorso anno è retrocesso con la sua squadra di club. La scelta di schierarlo titolare ha un po’ sorpreso gli addetti ai lavori, ma le sue prestazioni hanno sciolto ogni dubbio. Altra splendida conferma è Simone Parodi, un giovane che sta dimostrando di non essere una meteora ma di meritare questi palcoscenici».

Un’ultima domanda. Sbilanciamoci, dove può arrivare questa nazionale?
«Non datemi del pazzo ma, scaramanticamente, sono convinto che il 9 ottobre noi saremo a Roma. E dopo decideremo sul da farsi. Insomma, noi abbiamo le capacità per arrivare almeno alle semifinali poi, dato che non sono un veggente, vedremo come finirà. Dipende anche dagli avversari che affrontiamo, dal loro stato di forma. La semifinale è il nostro obiettivo minimo».


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