Il maniero del XIII secolo sullo sfondo, in primo piano una montagna di spazzatura non raccolta. È la scena alla quale assistono spesso i residenti di via Bufalo, proprio a due passi dal museo civico catanese. «Le scatole appaiono la mattina, forse lasciate là dopo la chiusura dei locali», dice una residente. Guarda le foto
Castello Ursino, turisti tra gli scatoloni di cartone D’Agata: «Solo qualche defaillance nella raccolta»
Una montagna di scatoloni di cartone in primo piano, l’imponente Castello Ursino sullo sfondo. Non si può definire di certo una bella cartolina quella che più di una volta nei giorni scorsi si è presentata davanti agli occhi dei residenti di via Bufalo e dintorni e dei turisti che circolano per Catania. Come ha denunciato Carla Minaldi, che vive nella zona e che rientrata dalle vacanze ha postato sui social le immagini di quella che ha definito «una scultura di cassette di legno e cartone, creata nottetempo da un artista di strada, lercia e lurida». «Non è la prima volta che succede – spiega la residente, che ha pubblicato diverse foto tra il 16 e il 24 agosto – e non mi pare una cosa carina, soprattutto nel periodo di maggiore affluenza turistica. Per questo ho scritto quei post ironici, che vogliono essere un invito al Comune a prendere provvedimenti».
Invito a cui l’assessore all’Ecostistema urbano Rosario D’Agata risponde spiegando che «ai commercianti si fa la cortesia di recuperare i cartoni davanti all’ingresso del proprio negozio». E, anche se il servizio di raccolta rifiuti dovrebbe attivarsi quotidianamente per la rimozione di cartone, plastica e rifiuti organici, ammette che «può esserci stata qualche defaillance nelle ultime settimane». Minaldi si è confrontata anche con i commercianti della zona, chiedendo informazioni sulle sculture «che – spiega – appaiono la mattina e che quindi presumibilmente vengono lasciate la sera tardi, a chiusura delle attività». La donna lamenta anche la carenza di vigili urbani nella zona, in particolar modo dietro le spalle del Castello, dove c’è meno movida notturna, anche se dai commercianti viene considerata «il punto più tranquillo».
«Questa storia della spazzatura può durare uno o due giorni, perché ci sono giorni assegnati per ritirarla», commenta un uomo anziano, che pur non essendo residente frequenta assiduamente il quartiere. «Se un domani uno incontra chi lascia questi scatoloni dovrebbe mettersi a bisticciare», aggiunge un altro vecchietto, che non si spiega la difficoltà dei siciliani a rispettare l’ambiente. «Quando siamo all’estero ci sappiamo adattare, ma a casa nostra tutto è permesso e lecito, anche lasciare per strada mobili, materassi, copertoni, letti». La soluzione per un’anziana coppia che vive nei paraggi sarebbe la raccolta differenziata porta a porta. «Siamo un popolo a cui piace lavorare poco e sporcare tanto – dicono mentre portano a passeggio il cane – ci vorrebbe più civiltà». E si trova sulla stessa linea di pensiero Patrizia, titolare di un locale a pochi passi dal punto in cui ogni tanto spunta la montagna di cartone. «Serve pulizia – sostiene – Noi gettiamo i rifiuti nei sacchi che compriamo appositamente e consigliamo ai colleghi di fare lo stesso, perché bisogna essere civili».
Stesso discorso vale per Antonio, titolare di un altro esercizio commerciale, che ogni sera quando finisce di lavorare spazza la zona per rimuovere i rifiuti. «Lo faccio. Anche se la mattina trovo sempre tutto pulito – racconta – perché la zona è ipervigilata sia dalla polizia che dagli operatori ecologici». Rispetto alla situazione di piazza Teatro Massimo, in cui fino a cinque mesi fa gestiva un altro locale, Antonio al Castello Ursino si trova molto meglio: «C’è gente pulita, non spacciano, non rubano e non fanno danno». L’unica variazione alla tranquillità, secondo lui è rappresentata «dai ragazzini che girano con le bici, niente a che vedere con altre zone del centro storico». La vita alle spalle del Castello per lui «è abbastanza tranquilla», anche se lamenta il fatto che «le zone limitrofe vengono trascurate». «Lei vede turisti? – domanda – Forse se non vengono un motivo c’è».