Dopo le polemiche di un insegnante relative alla visita di una scolaresca, Andrea Raimondo ha scelto di scrivere a MeridioNews per fare alcune osservazioni sulla struttura medievale. «Catania piena di edifici grandi e vuoti del Comune che potrebbero rappresentare un polo museale», analizza
Castello Ursino, lettera in redazione di uno studioso «Gestione frenetica, rivedere utilizzo per le mostre»
Andrea Raimondo studia e si occupa di beni culturali ormai da anni e ha deciso di inviare una lettera alla redazione di MeridioNews per fare alcune «osservazioni oggettive» sul castello Ursino, dopo le polemiche che sono seguite alla visita di una scolaresca etnea. Un’insegnante del quartiere San Cristoforo, Antonio Allegra, ha scritto una missiva dal titolo Chi ha visto il castello Ursino?. Una dicitura, tra ironico e polemico, per sottolineare la difficoltà di vedere gli interni del bene e la visita, non richiesta, alla mostra della Follia.
Il Castello è un rarissimo e preziosissimo testimone del medioevo della Sicilia orientale e sicuramente l’unico vero monumento medievale integro che Catania possiede. Insomma il vero valore del castello è esso stesso. Quello che ho osservato è questo:
Mostre temporanee.
Quelle che in questi anni si sono succedute (Picasso, Follia etc.) nonostante l’enorme successo e un impatto positivo sulla società (quindi un buon lavoro dell’amministrazione), hanno comportato un fatto oggettivo: hanno sequestrato il castello. Non è stato mai possibile scindere un biglietto solo per il castello da uno castello più mostra, proprio perché le stesse monopolizzano tutti gli ambienti liberi. In quasi tutti i musei inseriti all’interno di monumenti di grande valore storico e artistico le mostre temporanee vengono sempre organizzate in una piccola porzione spazio totale, in modo tale da consentire a chi volesse visitare solo il monumento in quanto tale di pagare un biglietto a un costo minore rispetto a quello per la mostra. Immaginatevi un ragazzino del liceo artistico che vorrebbe fare un disegno dei graffiti antichi che sono presenti in alcune parti del castello, o a un appassionato di architettura che vorrebbe visitare quello che venne definito «maestoso tempio gotico» che devono accollarsi un prezzo maggiorato per una cosa che magari in quel momento non gli interessava completamente. Quante attività culturali per grandi e piccini (ricordo lo spettacolo teatrale di Officine Culturali) non possono avere luogo a causa dell’ingombranza di queste mostre?
Struttura architettonica.
Nonostante le varie modifiche apportate nel corso dei secoli rimane comunque un castello militare medievale, non un museo. I suoi spazi, i suoi ambienti, la movimentazione prevista al suo interno, sono stati progettati per un castello militare medievale. Bisogna adesso capire quante persone può fare agevolmente fluire una struttura del genere utilizzata come museo.
Per le prime domeniche del mese, per esempio, il castello si riempie di centinaia di persone per via del prezzo di ingresso ridotto (onestamente un successo enorme) ma se poi andiamo a parlare con chi lavora con questo pubblico scopriremo una triste verità: quando il prezzo è intero in giro per il Castello c’è un numero esiguo di visitatori che impiegano anche un’ora per completare il percorso (un tempo già scarso per poter visitare come si deve un museo ricco come questo) mentre col prezzo ridotto la calca comporta che la durata media di una visita non superi i 20 minuti. È possibile che il numero di visitatori sia più importante dell’esperienza ad essi offerta?
Speriamo mai, ma ipotizziamo un fatto grave che comporti una veloce evacuazione, e magari è la prima domenica del mese. Potrebbero costituire un problema quelle porte piccole, quei passaggi stretti, l’assenza di una scala di emergenza? È quindi possibile utilizzare il castello come museo? A quanto pare si, ma forse andrebbero ripensate alcune strategie al fine di poter rendere questo monumento pubblico e fruibile davvero per tutti.
Non dimentichiamoci infine tutti gli errori del passato che hanno comportato cose come l’ammasso di reperti archeologici lasciati sotto la pioggia in cortile, l’inaccessibilità di molte aree, per esempio si può visitare solo uno dei tetti delle sei torri superstiti, e soprattutto la cabina elettrica costruita nel fossato addossata alle mura difensive dell’accesso al castello e che rappresenta un pugno in un occhio per queste strutture sopravvissute.
Ps: Siamo onesti, sono abbastanza sicuro che già altra gente si sia lamentata di questa situazione, e parlando con molti operatori culturali, anche di un certo livello è apparsa subito anomala questa gestione così frenetica del castello. Catania è piena di edifici grandi e vuoti che appartengono al Comune, e che potrebbero rappresentare quel vero polo museale che manca nella nostra città, dove mostre temporanee e permanenti possono essere offerte al pubblico secondo i moderni standard museali europei e che gli ambienti bui ed angusti del castello non possono permettere.