Tre milioni per un progetto di ampliamento e adeguamento sismico di un edificio a due livelli. «Con le stesse somme si poteva migliorare l'istituto esistente», dicono gli attivisti. «Sarebbe costato di più, questa è solo strumentalizzazione», risponde il sindaco
Castelbuono, il no di alcuni cittadini alla nuova scuola «Abbattere la vecchia per ricostruirla? Spreco di soldi»
«Abbiamo progettato di sana pianta un istituto scolastico mentre, finora, erano stati pianificati soltanto interventi per adeguare strutture già esistenti». Era il 19 aprile 2021 quando il presidente della Regione Nello Musumeci annunciava il piano che avrebbe consegnato a Castelbuono, Comune immerso nelle Madonie in provincia di Palermo, una nuova scuola media capace di ospitare 240 alunni per 12 aule e dotata adeguati sistemi di sicurezza, per un costo complessivo di tre milioni e 461mila euro. Avere la nuova struttura comportava, però, l’abbattimento dell’attuale istituto Francesco Minà Palumbo. Detto, fatto. A distanza di circa otto mesi, questa mattina sono arrivate le ruspe per cominciare a demolire le mura di accesso e il corpo più piccolo dei tre edifici che compongono l’istituto.
La celerità dell’azione e la costruzione di un nuovo edificio scolastico avrebbero dovuto essere salutate con soddisfazione da parte della cittadinanza, ma così non è stato. A opporsi alle ruspe, infatti, è un gruppo di docenti, genitori e di attivisti politici locali che da mesi fanno notare come, piuttosto che procedere alla demolizione, gli stessi soldi si sarebbero potuti investire sull’efficientamento e il miglioramento di tutto l’edificio. «Il sindaco sostiene che l’adeguamento della scuola avrebbe dei costi maggiori rispetto al disfacimento e ricostruzione – afferma a MeridioNews una componente di Costituente per la Castelbuono di domani – Noi pensiamo il contrario: un abbattimento e una ricostruzione non soltanto avrebbero un impatto sull’inquinamento del nostro territorio, considerando la presenza di sfabbricidi e il loro trasporto per il conferimento in discarica, ma oltre tutto leggendo il nuovo progetto apprendiamo che la struttura che dovrà nascere non ha una palestra, conta meno aule di quelle che ci sono attualmente, non ci sono laboratori a sufficienza né sono previste aule dedicate alla musica, in una scuola ha un’indirizzo musicale. Senza contare le operazioni di sbancamento per superare il dislivello esistente».
Il progetto della nuova Minà Palumbo di via Pertini è stato realizzato da una squadra di tecnici guidata dall’ingegnere Leonardo Santoro e vede un disegno su due livelli, oltre al piano terra e a quello di copertura. L’opera finanziata dal Miur, secondo quanto riportato dalla Regione, prevede anche la mensa e uno spazio polifunzionale «che potrà essere destinato, all’occorrenza, ad Aula magna per conferenze e presentazioni», dice il comitato. Infine ci sarà una porzione – il cosiddetto corpo D – l’unico «che non verrà abbattuto ma, comunque, riammodernato e messo in sicurezza – sarà utilizzato come deposito per il materiale didattico», tutto secondo le ultime misure di efficientamento energetico e consono alle norme antisismiche. Un’iniziativa che a sentire gli attivisti «rimane uno sperpero di denaro pubblico – continuano dal comitato cittadino – Oltretutto non è stata condivisa completamente con la cittadinanza e nemmeno con la dirigente scolastica: dopo l’annuncio della Regione abbiamo chiesto i documenti, che ci sono stati forniti solo a settembre. Nessuno ha ascoltato i suggerimenti di genitori e insegnanti». Adesso, per i prossimi mesi, docenti e alunni assisteranno alla demolizione del corpo attiguo all’edificio dove si svolgono le lezioni. «A giugno verrà demolito l’altro edificio dove adesso ci sono le classi – conclude l’attivista del gruppo – Nel frattempo si dovranno svolgere le lezioni con la demolizione in atto del primo edificio, perché a quanto pare non ci sono altri luoghi dove trasferire momentaneamente gli studenti: ciò comporta un alto pericolo per i ragazzi».
A replicare a quanto sostenuto dagli attivisti castelbuonesi è il sindaco Mario Cicero, che al nostro giornale fa sapere che tutte le direttive sono state eseguite dai tecnici regionali e non dal Comune. «Noi abbiamo accolto le loro disposizioni – dice Cicero a questa testata – ovvero che era più conveniente fare una nuova struttura, con locali più grandi e spaziosi, oltre che più sicuri». Il primo cittadino sottolinea che nei mesi scorsi la dirigente è stata coinvolta. «Il progetto che abbiamo stilato tiene conto delle richieste che ci sono state fatte – prosegue il sindaco – C’è un verbale che lo testimonia. Inoltre stiamo predisponendo anche un progetto di copertura per realizzare una nuova palestra e ci avvarremo anche di alcuni bandi». Completato l’iter di realizzazione della nuova struttura, che secondo le linee regionali deve essere attuato entro i prossimi due anni, Cicero afferma che si cercherà di mantenere un corpo per non abbattere completamente l’edificio. «Sono ragionamenti che cercheremo di fare in corso d’opera – chiosa il sindaco – l’importante adesso è consegnare alla città una scuola più grande e quindi più sicura». Al contempo, però, il sindaco non risparmia un’ultima frecciata. «Capisco però l’azione politica di un gruppo di cittadini, che forse strumentalizza – conclude Cicero -, ma la maggior parte della cittadinanza è d’accordo con l’intervento».