Caso Scirè, UniCt: «Ottemperate sentenze Tar»

In merito alla notizia riportata da alcuni organi di stampa, riguardante le motivazioni della sentenza penale sulla vicenda del concorso di ricercatore universitario a tempo determinato di Storia contemporanea per la struttura didattica di Lingue a Ragusa bandito dall’Università etnea nel 2011, al centro di un lungo contenzioso giudiziario sollevato dallo storico di Vittoria, Giambattista Scirè, l’Università di Catania intende precisare che: la sentenza di condanna penale e le relative motivazioni, oggi rese note, riguardano esclusivamente le responsabilità di una delle tante commissioni che valutano, in autonomia, i candidati delle varie procedure concorsuali e delle cui scelte l’Università non può rispondere.

Alle sentenze emesse sul caso da Tar e Cga nel 2014 e nel 2015, l’Università di Catania ha regolarmente ottemperato. Risulta, dunque, imprecisa e non veritiera la versione secondo la quale l’Ateneo non avrebbe applicato i disposti degli organi giudiziari amministrativi. In particolare, con la sentenza n. 1562 del 29 maggio 2014, il Tar accoglieva il ricorso di Scirè e condannava l’Università degli Studi di Catania. L’Ateneo provvedeva quindi al subentro del dottor Scirè nel ruolo di ricercatore a tempo determinato per il periodo residuo (da settembre a dicembre 2014), e a risarcirlo economicamente “per equivalente” per il periodo antecedente, nei termini e modi stabiliti dallo stesso Tar.

Con sentenza n. 2111/2017 (pronunciata a seguito di un nuovo ricorso dello stesso dottor Scirè sul merito dell’esecuzione della sentenza n. 1562/2014), il Tar di Catania riconosceva il complessivo corretto adempimento dell’Ateneo, intimando solo di indicare formalmente il dottor Scirè quale vincitore della selezione pubblica svoltasi nel 2011, al fine di ottenere il riconoscimento giuridico per l’intera durata del contratto. Anche a questa sentenza l’Ateneo ha prontamente ottemperato.

Come si vede, l’Ateneo ha pertanto dato pronta esecuzione sia alla sentenza del Tar Catania n. 1562/2014 (e la relativa sentenza di appello n. 569/2015 del Cga) sia alla sentenza del Tar Catania n. 2111/2017; l’Ateneo, infatti, ha risarcito il dottor Sciré, in forma specifica, ove possibile, e poi per equivalente, nei termini e modi stabiliti dallo stesso Tar. Non residuavano ulteriori adempimenti a carico dell’Università di Catania. Il rapporto di lavoro del dottor Scirè, quale ricercatore a tempo determinato, si è dunque concluso il 31.12.2014, alla scadenza naturale del contratto.

Inoltre, sulla mancata costituzione di parte civile nel processo penale iniziato contro la Commissione concorsuale, rilevata anche nella missiva del viceministro Fioramonti, l’Ateneo catanese ha risposto osservando che, secondo la prassi suggerita dalla locale avvocatura distrettuale dello Stato e sulla base di precise motivazioni tecniche, ha preferito rivolgersi in questo caso alla magistratura contabile, trasmettendo tutti gli atti del concorso alla procura regionale della Corte dei Conti della Sicilia, per verificare se dalla vicenda possano derivare eventuali danni erariali per l’Università.

In questi mesi di accanimento mediatico l’Università di Catania non è certo stata in silenzio, ma ha risposto puntualmente alle richieste di chiarimenti pervenute dal vice-ministro Fioramonti, con la stessa tempestività con cui ha risposto, in tutti questi anni, alla magistratura. I comportamenti dell’Ateneo sono sempre stati improntati alla massima trasparenza e pertanto si respinge con forza l’allusione di chi insinua un supposto comportamento mafioso da parte degli organi dell’Università.

Si sottolinea, inoltre, che in questi anni l’Università di Catania ha bandito decine di nuovi concorsi per il reclutamento di giovani e brillanti ricercatori, a dimostrazione della volontà di potenziare il proprio corpo docente, valorizzando i migliori studiosi, e che due di queste procedure erano attinenti proprio al settore scientifico disciplinare a cui afferisce il dottor Scirè, alle quali tuttavia egli non ha ritenuto di partecipare. Infine, l’Università ha offerto al Ministero la propria disponibilità ad adottare soluzioni legittimamente percorribili chiedendo di avere indicati i possibili percorsi per chiudere questa spiacevole vicenda che ha danneggiato prima di tutto, oltre che la carriera del dottor Scirè, l’immagine dell’Ateneo catanese.

(Fonte: Università degli studi di Catania)


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