Ai giornalisti che questa mattina hanno chiesto perché il Consiglio superiore della magistratura si sia mosso solo dopo l'apertura di un'inchiesta nonostante da mesi si parlasse di presunti illeciti sull'assegnazione degli incarichi agli amministratori giudiziari dei beni confiscati, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha risposto: «Il Consiglio si muove su atti di impulso precisi. E' difficile immaginare azioni che nascano da soli sospetti o senza elementi precisi»
Caso Saguto, delegazione Csm a Palermo Legnini: «Difficile avere mappa degli incarichi»
Si sono svolti in Corte d’appello, gli incontri tra una delegazione del Consiglio Superiore della Magistratura arrivata questa mattina a Palermo, il presidente della Corte, Gioacchino Natoli e il presidente del Tribunale, Salvatore Di Vitale, dopo l’avvio di un’inchiesta, aperta dalla Procura di Caltanissetta, sull’assegnazione degli incarichi degli amministratori giudiziari dei beni confiscati alla mafia da parte della sezione misure di prevenzione del Tribunale.
La delegazione guidata dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini è composta dalla presidente della prima commissione Paola Balducci, il segretario generale Paola Piraccini, il componente della prima commissione Pierantonio Zanettin, il presidente della sesta commissione Piergiorgio Morosini e il magistrato addetto alla segreteria Silvia Giorgi.
Prossima tappa è Caltanissetta e lì saranno ascoltati i pm che coordinano l’inchiesta che coinvolge il giudice Silvana Saguto ex presidente della sezione Misure di prevenzione, attualmente indagata per corruzione, insieme al collega Lorenzo Chiaramonte e all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Nell’inchiesta sono coinvolti anche il pm Dario Scaletta e il presidente di sezione Tommaso Virga, ex componente del Csm.
«Siamo qui per trasmettere un forte messaggio di forte attenzione, tempestività nelle decisioni che spettano all’organo di autogoverno della magistratura – ha detto Legnini – A noi interessano tre cose: fare in modo che la sezione misure di prevenzione di Palermo continui la sua attività, regolare, salvaguardando la parte buona del lavoro fatto fino a questo momento; che tutte le autorità competenti, a partire dalla magistratura inquirente, siano messe nelle condizioni di portare fino in fondo le attività di accertamento in modo che si sappia tutto di ciò che è accaduto in questi anni. Non posso anticipare – ha aggiunto – le proposte che formulerà la Prima commissione. Ciò che posso dire è che il presidente del Tribunale di Palermo ci ha trasmesso una preoccupazione derivante dal fatto che c‘è sconcerto per i fatti che sono emersi fino a questo momento. E c’e’ bisogno di riacquistare serenità»
Problema emerso secondo il vicepresidente Csm, è «la difficoltà nell’avere una una mappa completa degli incarichi conferiti. E questo – aggiunge – dimostra che occorre un’ organizzazione più precisa e trasparente».
La I Commissione del Csm, competente anche sui trasferimenti per incompatibilità ambientale dei magistrati, ha aperto una pratica dopo l’avvio dell’indagine a Caltanissetta. Del caso si occupa anche il pg della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare, che ha avviato accertamenti: «La prima commissione va avanti – conclude Legnini – se sopraggiunge un’istanza dei titolari dell’azione disciplinare ovviamente noi provvederemo di conseguenza. Siamo titolari di entrambe le funzioni».