Sul presunto tentativo di rapire una bambina a Catania, la Procura aveva cercato di acquisire le immagini della videosorveglianza. Ma la Polizia ha risposto che, nel giro di 24 ore, quelle immagini erano già state distrutte. Cambierà il capo d'accusa per i due rom?
Caso Auchan, troppa fretta nel cancellare il video
Sono stati distrutti dopo ventiquattr’ore i filmati della videosorveglianza del supermercato Auchan relativi al parcheggio in cui due rom avrebbero tentato – secondo l’accusa – di rapire una bimba. È quanto si evince da un documento trasmesso alla Procura dal commissariato di polizia che ha svolto le indagini. “C’è una delega apposita, con la risposta del dirigente del Commissariato di San Cristoforo, in cui si dice che non è più possibile visionare le immagini né acquisire documentazione”, ci conferma direttamente il Procuratore capo Vincenzo D’Agata, che abbiamo incontrato nel suo ufficio di piazza Verga.
Come Step1 ha raccontato nel servizio pubblicato martedì scorso, il parcheggio dell’ipermercato è dotato di telecamere per la sorveglianza. È dunque possibile che il fatto sia stato ripreso e registrato su di un nastro; una prova che forse aiuterebbe a capire meglio come sono andate le cose, a stabilire se sia più verosimile la versione della madre (“i rom volevano rapire la bambina”) o quella che circola insistentemente tra i dipendenti del supermercato (“i rom volevano la monetina del carrello, ma poi la discussione è degenerata”).
La Procura si è preoccupata di cercare questa prova? “È chiaramente un aspetto che è stato preso in considerazione immediatamente – ci conferma il dottor D’Agata – perchè si tratta di una prova oggettiva per verificare la dinamica dei fatti. La polizia ha risposto, tra l’altro allegando una nota dell’Auchan, che questo video non era più disponibile, in quanto le registrazioni vengono distrutte ogni 24 ore”.
Il procuratore D’Agata non si sbilancia. Fa osservare che, in questo tipo di registrazioni, contano molto «la qualità delle immagini e la posizione da cui sono state riprese». Spiega che dalle registrazioni potrebbero emergere elementi a carico dei due rom, perché anche chiedere l’elemosina in modo troppo brusco può essere un reato, anche piuttosto grave. Ma quale reato? «La questione è stata vissuta dalla signora con estrema drammaticità, nella sua proiezione personale ed interiore, su questo non ci sono dubbi». Ma «bisogna vedere se, in effetti, l’atto aveva quelle oggettive connotazioni per effetto delle quali è ragionevole concludere che la direzione dell’atto fosse quella del rapimento». Non è detto insomma che l’accusa di tentato sequestro sia destinata a restare in piedi. Ma secondo il dottor D’Agata bisogna vedere se ci sono stati «dei gesti minacciosi, per ottenere quello che era stato richiesto, il che sposterebbe l’ipotesi da quella del tentativo di sequestro a quella di estorsione». La difesa, come è noto, non nega che la reazione dei due rom sia stata eccessiva, ma sostiene che minacce non ce ne sono state e dunque contesterebbe sicuramente anche questa ipotesi di reato. Ma in ogni caso l’accusa di estorsione o tentata estorsione, al di là della gravità della pena prevista, sarebbe cosa sostanzialmente diversa dall’accusa di rapimento.
Fin qui, comunque, le parole del Procuratore. Affermazioni caute ma che autorizzano, almeno per logica, qualche domanda. Se la registrazione conteneva elementi a carico dei due rom, è pensabile che i poliziotti, subito intervenuti sul posto, non l’abbiano sequestrata subito per usarla come prova? Ed è pensabile che non ne abbiano reclamato l’acquisizione la stessa madre della piccola e il padre (che di mestiere fa proprio il poliziotto)? Una tale dimenticanza sembrerebbe alquanto inverosimile. Resta l’ipotesi che, nel filmato, potessero esserci elementi favorevoli alla difesa. Ma questo probabilmente non si saprà mai. Come ci spiega l’avvocatessa Marilisa Gaeta, la difesa, durante le prime fasi dell’indagine, può solo occuparsi della convalida dell’arresto. Insomma l’avvocato può raccogliere delle prove solamente in un secondo momento. Il filmato, quindi, è stato distrutto prima ancora che la difesa abbia avuto il diritto di conoscerlo.
Rimane da capire, a questo punto, se davvero le registrazioni della sicurezza di Auchan durino 24 ore (come riferito dalla polizia al Procuratore) o quindici giorni (come raccontato nei giorni scorsi a Step1 dal personale di Auchan). Sembrano due dati contraddittori, ma forse lo sono solo fino a un certo punto. Abbiamo provato ad avere notizie ufficiali dalla direzione di Auchan e dalla sorveglianza, ma senza successo. Da quanto siamo riusciti ad apprendere in via informale, però, sembra che le registrazioni vengano davvero conservate per 24 ore solo quando non documentano infrazioni o aggressioni. Qualora invece la vigilanza interna, nel controllare i nastri, trovasse elementi del genere, queste parti di video verrebbero conservate. Così non è stato. Forse perché questi elementi non sono stati trovati. E il processo, a questo punto, può basarsi solo sugli indizi.
Il Procuratore capo D’Agata, infine, ha qualcosa da dire sul modo in cui è stata trattata questa storia. “Dobbiamo evitare in Italia di lasciarci prendere dalle reazioni viscerali, poiché in questo Paese abbiamo sul piatto una giustizia che oscilla dal garantismo esasperato, che poi si traduce in un certo clima di disposizioni a favore di chi è indagato, ad un giustizialismo, che può essere anche fondato sulla semplice cultura del sospetto, senza mai trovare una via mediana nella quale si affermi con certezza e rigore l’autorità dello Stato”. Su questo punto, il capo dell’ufficio che sostiene l’accusa appare molto più prudente di quanto lo sia la stampa italiana.